l'Antipatico

giovedì 31 gennaio 2008

le grandi manovre di Tremonti & Berlusconi




Abbiamo ricevuto ultimamente, nella nostra casella di posta elettronica, delle e-mail (da parte di alcuni "addetti ai lavori") contenenti informazioni molto interessanti sui propositi del cavaliere e del suo fido scudiero Giulio Tremonti, i quali ultimamente (e clandestinamente) si sono incontrati per mettere a punto una strategia in vista delle probabili prossime elezioni. In buona sostanza i due stanno preparando la bozza di una "grande coalizione" che prevede la non contrapposizione (quella classica "muro contro muro") con i cosiddetti poteri forti (come ad esempio la Confindustria) e con lo schieramento politico avverso (il Partito Democratico), ma anzi l'auspicio è quello di coinvolgerli e circuirli nella nuova stagione politica che si aprirà con il dopo-elezioni (che la CDL già dà per scontato avvengano il 6 o il 13 aprile) e che prevede una sorta di "pacificazione" a 360 gradi con tutti, in modo da garantirsi una governabilità stabile per i prossimi cinque anni. Le previsioni berlusconiane di una vittoria elettorale netta e tranquilla, inducono il duo Tremonti-Berlusconi a preparare il sentiero per una grande coalizione, sottoponendo agli alleati (che si prevedono numerosi, calcolando i "piccoli") un programma di governo che preveda condizioni precise su economia e riforme, a partire dal modello della legge elettorale (che dovrà essere "chiaro e non pasticciato") che potrebbe connotarsi in senso presidenziale o semipresidenziale. Il tutto per non sottoporre al voto degli elettori una riproposizione "stanca e ripetitiva" del passato, puntando tutto su una larga vittoria al Senato, dove le previsioni dei soliti sondaggisti berlusconiani danno alla CDL dai 15 ai 30 seggi in più rispetto allo schieramento del centrosinistra (anche nel caso Veltroni corra da solo con il suo PD). Noi ci auguriamo, naturalmente, che tutto ciò non avvenga e che queste "manovre" pre elettorali lascino il tempo che trovano. Ce lo auguriamo soprattutto per il bene del Paese. Un'altra vittoria del cavaliere, una nuova stagione di leggi ad personam, potrebbero nuocere gravemente a tutti noi, peggio del fumo passivo...

mercoledì 30 gennaio 2008

Berlusconi e le assoluzioni "pilotate"...




Le famose leggi "ad personam" che il cavaliere si costruì su misura (come un abito sartoriale di Caraceni, il suo preferito) appena prese il potere nel 2001, tornano oggi alla ribalta con la sentenza della prima sezione penale del Tribunale di Milano (presidente Antonella Bertoja) che dichiara "non colpevole" sua emittenza perchè "il fatto non è più previsto dalla legge come reato" grazie alla depenalizzazione che il falso in bilancio ebbe nel gennaio 2002, con la meritoria e rapidissima "opera" del decreto lampo dell'allora ministro di Grazia e Giustizia (si chiamava ancora così) Roberto Castelli, proprio lo stesso che, con la sua faccia da pirla, oggi pontifica nelle trasmissioni tv sulle ragioni della caduta del governo Prodi, le ambiguità della sinistra e amenità del genere, ricordando anche che la magistratura attuale è schierata, liberticida, toghe rosse, bla bla bla...Sua emittenza, ovviamente, dall'alto (si fa per dire...) della sua magnanimità saprà ricompensare l'ex ministro leghista con un bel regalino, se si dovesse verificare la sciagurata ipotesi (stiamo facendo le corna e ci stiamo toccando...) di un ritorno al potere delle truppe berlusconiane. Castelli è sempre prono e genuflesso, incline alla lucidatura delle scarpe di coccodrillo del cavaliere con la sua lingua verde (i leghisti hanno tutto verde...) e non disdegna nemmeno lavori di bassa manovalanza (pulitura della moquette di villa San Martino, ripristino degli sciacquoni dei w.c. di Villa Certosa, etc...) pur di poter restare al fianco di sua emittenza, pronto ad occupare qualsivoglia poltrona di potere appena possibile. Tornando alla sentenza "già scritta" di oggi, la Corte ha impiegato cinque minuti di camera di consiglio per deliberare. Era più opportuno rimanere in aula a questo punto: si evitava anche la fatica di alzarsi dalla sedia, di andare e tornare. Il pubblico ministero Ilda Boccassini aveva chiesto l'assoluzione per intervenuta prescrizione, ma il Tribunale ha deciso di accogliere la tesi difensiva di Niccolò Ghedini (avvocato di fiducia del cavaliere insieme a Gaetano Pecorella) che invocava appunto la depenalizzazione del falso in bilancio e il proscioglimento totale del suo assistito. Così è stato. Così era scritto. Morbida lex, sed lex...

martedì 29 gennaio 2008

la gratifica di Della Valle non piace al sindacato




Certe volte si rimane spiazzati e senza parole di fronte a notizie che assomigliano tanto a quelle che generalmente si pubblicano il primo di aprile (per il famoso "pesce d'aprile"). Infatti oggi abbiamo letto a pagina 35 del Corriere della Sera un articolo, a firma di Gabriele Dossena, dal titolo "Contratti, la gratifica Tod's spiazza il sindacato" che non lascia dubbi alle interpretazioni, non è un paradosso, nè tantomeno una dichiarazione goliardica del sindacato. No, per niente. Anzi, i sindacati Femca-Cisl, Filtea-Cgil e Uilta-Uil hanno convocato ieri ad Ancona una conferenza stampa provocatoriamente intitolata "Per un Tod's di pane. L'altra faccia di Diego Della Valle", nella quale polemizzano duramente con l'imprenditore marchigiano per la sua decisione di aver elargito una "gratifica" di 1.400 euro ai suoi dipendenti. A noi sembra un controsenso, una boutade, una gigantesca toppata da parte degli organismi sindacali. Ma come, invece di plaudire l'iniziativa più che meritoria di Diego Della Valle (che già avevamo sottolineato nel nostro precedente post di sabato scorso, "Della Valle e la bella gratifica") di aiutare economicamente i propri dipendenti, in un periodo congiunturale non troppo felice, addirittura si inalberano e danno addosso all'imprenditore? Francamente ci sembrano un pò fuori di testa questi sindacalisti. Proprio loro che ogni qual volta c'è da far casino per un aumento in occasione di un rinnovo contrattuale sono i primi, e adesso che hanno trovato questo ben di Dio sul piatto, ci sputano sopra? Ma allora fanno bene certi operai a non volerne sapere di rappresentanze sindacali e di tessere varie. A volte il sindacato rappresenta un pericoloso boomerang socialmente e industrialmente negativo, da evitare accuratamente. Meno male che i 1.700 lavoratori della Tod's non li hanno ascoltati. Almeno si metteranno in tasca questa gratifica (a proposito, Della Valle ha precisato che non sarà elargita una tantum, ma che sarà versata in busta paga, per tutto il 2008, la somma di 116 euro mensili) e potranno sopportare meglio il livello preoccupante del potere d'acquisto perduto in questi anni. Alla faccia del sindacato.

la strage di Erba e il processo-spettacolo







Ci siamo. Questa mattina è iniziato il processo a Como contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, i coniugi di Erba accusati della strage dell'11 dicembre 2006, giorno in cui vennero massacrati i loro vicini di casa Raffaella Castagna, il figlioletto di due anni e mezzo Youssef, la mamma di Raffaella Paola Galli e una vicina accorsa in aiuto, Valeria Cherubini, moglie dell'unico sopravvissuto (e principale testimone d'accusa) Mario Frigerio. Una strage che all'epoca i giornali (http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/12_Dicembre/11/erba.shtml), con il solito pressapochismo e scandalismo da prima pagina, addossarono sulle spalle del povero Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna, solo perchè era tunisino e appena uscito dalla galera con l'indulto. E ci ricordiamo di quel periodo in cui si dava la colpa di quanto accadeva agli extracomunitari, marocchini romeni o tunisini che fossero. Una sorta di caccia alle streghe che si usa sempre come una sorta di "schermo sociale" per ripararsi da brutture e situazioni tragiche di cronaca nera e da avvenimenti truculenti. Oggi, iniziato il processo, ci ritroviamo in un altro specchio deformato dell'Italia del ventunesimo secolo. quello di cui abbiamo già avuto un'anteprima con il processo di Cogne ad Annamaria Franzoni. Il cosiddetto processo-spettacolo, con le file chilometriche come ai botteghini del cinema o dello stadio, con l'ansia da parte del pubblico di accaparrarsi il posto in prima fila, come in una ipotetica gradinata da Colosseo dei giorni nostri, con la voglia smaniosa di esserci, di assistere all'"evento mediatico", allo show fatto da toghe e manette, piuttosto che da lustrini e minigonne e paillettes. Noi non riusciamo a capire cosa spinga certe persone a non andare al lavoro, o a scuola o all'Università, per recarsi nell'aula del Tribunale di Como. Quale sia la motivazione primaria di assistere con tanta bramosìa alle udienze, essere presenti per ascoltare i dettagli di una carneficina, di uno squartamento di un bambino come fosse un capretto, immergersi in un grandguignol moderno fatto di raccapriccio e di sangue. Non lo capiamo e non lo assecondiamo questo nuovo trend giudiziario spettacolare, questo ammassarsi di microfoni e telecamere alla ricerca di volti e di voci che certamente non sentiamo il bisogno di accogliere nelle nostre case. Preferiremmo che si spegnessero i riflettori su questo circo mediatico artefatto e senza anima, proprio per rispetto cristiano a quelle anime che ora non ci sono più.

domenica 27 gennaio 2008

Napolitano e le speranze del Paese


Questi primi giorni di consultazioni e di intendimenti, di belle parole e di buoni auspici per il bene del Paese, ci hanno fatto riflettere sull'enorme carico di responsabilità e di attese che si concentrano sulla figura, al tempo stesso altera e paterna, del nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale è chiamato ad un non facile compito. Quello di mediare le varie posizioni (antitetiche e politiche) degli schieramenti di destra, di centro e di sinistra che cercano di far pesare più degli altri i loro orientamenti di risoluzione della crisi. C'è chi suggerisce di andare a votare subito (con questa porcata di legge elettorale), chi chiede un governo "transitorio" ed istituzionale per varare le riforme e poi andare a votare con una nuova legge elettorale. Chi infine attende le decisioni del capo dello Stato. Martedì prossimo sapremo le sue decisioni. Qualunque essa sia, il Paese si augura che possa essere quella che permette di rimettere in moto le nostre Istituzioni, di rinvigorire una nuova azione di Governo, di spazzare via le liti e le sceneggiate napoletane che si sono viste l'altra sera a palazzo Madama e che ci hanno fatto vergognare di fronte al mondo intero. Come scrive giustamente stamani Eugenio Scalfari sulla prima pagina de la Repubblica ("La rotta per salvare il paese dei naufragi"), il dettato della Carta Costituzionale permette al presidente della Repubblica l'onere (e l'onore) di scegliere personalmente, dopo aver ascoltato le opinioni dei presidenti delle Camere, il presidente del Consiglio dei ministri, e su sua proposta i ministri. Il Governo, dopo aver prestato giuramento, si presenta entro quindici giorni alle Camere per ottenerne la fiducia. Questo prevede la Costituzione e questo dovrebbe fare Napolitano. La teoria scalfariana ci trova d'accordo, perchè così facendo il capo dello Stato "sfilerebbe" dai guantoni elettorali del centrodestra quel bersaglio fisso (e inerme) rappresentato dall'appena decaduto governo Prodi, facile obbiettivo della contraerea berlusconiana, già in azione in questi giorni come e più di una campagna elettorale in atto. In buona sostanza Napolitano, nominando una personalità forte e rispettata da tutti (come potrebbe essere un presidente di Camera o Senato), permetterebbe la costituzione di un nuovo governo che poi il voto delle Camere validerebbe (oppure no) con la conseguenza che in caso negativo si andrebbe alle urne non accompagnati dalla onda lunga del governo Prodi appena sciolto. Un modo equilibrato ed istituzionale per dare, agli elettori chiamati al voto, il tempo e la calma necessari per valutare bene e con ponderatezza le promesse elettorali dei vari schieramenti politici, che in questo frangente non avrebbero nessun "sacco" inerme da prendere a pugni, ma solo il loro programma di governo da sottoporre al giudizio imparziale del popolo italiano. Staremo a vedere nei prossimi giorni.

sabato 26 gennaio 2008

Della Valle e la bella gratifica


Siamo rimasti piacevolmente sorpresi oggi nel leggere la notizia sul Corriere della Sera (pagina 39 a firma di Giovanni Stringa) che l'imprenditore Diego Della Valle ha deciso di elargire, una tantum per il 2008, una gratifica di 1.400 euro ai suoi 1.700 dipendenti del gruppo Tod's (per un totale di quasi due milioni e quattrocentomila euro, mica bruscolini!) con la più che ottima motivazione: "...in considerazione dell'oggettiva difficoltà nella quale versano i lavoratori per la reale perdita di potere d'acquisto del loro salario..." suscitando, com'è comprensibile, una reazione di giubilo e di riconoscenza da parte delle maestranze. Non ci sembra cosa da poco un gesto di questa levatura (e portata socio-economica) da parte del cinquantaquattrenne imprenditore marchigiano. Soprattutto in un periodo di congiuntura economica e politica come l'attuale, dove le famiglie (secondo una recente indagine) non riescono ad "arrivare" alla terza settimana e si indebitano sempre di più con le banche e con le finanziarie, ricorrendo a prestiti, carte revolving e sconfinamenti per poter fare addirittura gli acquisti al supermercato, non certo in gioielleria. Questo trend dei bonus aziendali (sotto forma di aumenti mensili in busta paga o di elargizioni una tantum) era stato favorito qualche tempo fa dalla FIAT di Sergio Marchionne, con 30 euro a dipendente al mese, seguita dalla BREMBO di Curno (BG) con 43 euro, dalle acciaierie VALBRUNA di Vicenza con 50 euro e più recentemente dalla HAUSBRANDT di Nervesa della Battaglia (TV) con 200 euro. Non abbiamo notizie di elargizioni (nè mensili nè una tantum) da parte di MEDIASET e aziende collegate. Crediamo (e ce ne dispiace molto per i dipendenti) che il titolare abbia deciso di tirare un pochino la cinghia dopo le sue recenti spese folli per "ungere" le ruote del suo lussuoso carro politico su cui sono saliti (profumatamente strapagati) i vari Mastella, Dini, De Gregorio e compagnia cantando. Ci permettiamo di suggerire ai lavoratori di Mediaset di autotassarsi per permettere al loro datore di lavoro di non dover ricorrere a prestiti (onerosi) da parte delle banche...

venerdì 25 gennaio 2008

lo sfogo di un magistrato deluso


Pubblichiamo senza alcun commento lo sfogo del magistrato Luigi De Magistris, dimessosi dall'Associazione Nazionale Magistrati dopo la decisione del CSM di trasferimento da Catanzaro e assegnazione ad altra funzione. Siamo in un regime di merda…:
All’Associazione Nazionale MagistratiROMA
Già da alcuni mesi avevo deciso – seppur con grande rammarico – di dimettermi dall’Associazione Nazionale Magistrati.
I successivi eventi che mi hanno riguardato, le priorità dettate dai tempi di un processo disciplinare tanto rapido quanto sommario, ingiusto ed iniquo, mi hanno imposto di soprassedere.
Adesso è il tempo che “tutti i nodi vengano al pettine”.
Vado via da un’associazione che non solo non è più in grado di rappresentare adeguatamente i magistrati che quotidianamente esercitano le funzioni, spesso in condizioni proibitive, ma sta – con le condotte ed i comportamenti di questi anni – portando, addirittura, all’affievolimento ed all’indebolimento di quei valori costituzionali che dovrebbero essere il punto di riferimento principale della sua azione.
L’A.N.M. – che storicamente aveva avuto il ruolo di contribuire a concretizzare i valori di indipendenza interna ed esterna della magistratura – negli ultimi anni, con prassi e condotte censurabili ormai sotto gli occhi di tutti, ha contribuito al consolidamento di una magistratura “normalizzata” non sapendo e non volendo “stare vicino” ai tanti colleghi (sicuramente i più “bisognosi”) che dovevano essere sostenuti nelle loro difficili azioni quotidiane spesso in contesti di forte isolamento; ha fatto proprie tendenze e pratiche di lottizzazione attraverso il sistema delle cosiddette correnti; ha contribuito – di fatto – a rendere sempre più arduo l’esercizio di una giurisdizione indipendente che abbia come principale baluardo il principio costituzionale che impone che tutti i cittadini siano uguali di fronte alla legge.
L’A.N.M. è divenuta, con il tempo, un luogo di esercizio del potere, con scambi di ruoli tra magistrati che oggi ricoprono incarichi associativi, domani siedono al C.S.M., dopodomani ai vertici del ministero e poi, magari, finito il “giro”, si trovano a ricoprire posti apicali ai vertici degli uffici giudiziari.
È uno spettacolo che per quanto mi riguarda è divenuto riprovevole.
Anche io, per un periodo, ho pensato, lottando non poco come tutti i miei colleghi sanno, di poter contribuire a cambiare, dall’interno, l’associazionismo giudiziario, ma non è possibile non essendoci più alcun margine.
Lascio, pertanto, l’A.N.M., donando il contributo ad associazioni che, nell’impegno quotidiano antimafia, cercano di garantire l’indipendenza concreta della magistratura molto meglio dell’associazionismo giudiziario.
Non vi è dubbio che anche il Consiglio Superiore della Magistratura, composto da membri laici, espressione dei partiti, e membri togati, espressione delle correnti, non può, quindi, non risentire dello stato attuale della politica e della magistratura associata.
I magistrati debbono avere nel cuore e nella mente e praticare nelle loro azioni i principi costituzionali ed essere soggetti solo alla legge.
So bene che all’interno di tutte le correnti dell’A.N.M. vi sono colleghi di prim’ordine, ma questo sistema di funzionamento dell’autogoverno della magistratura lo considero non più tollerabile.
Il C.S.M. deve essere il luogo in cui tutti i magistrati si sentano, effettivamente, garantiti e tutelati dalle costanti minacce alla loro indipendenza.
Non è possibile assistere ad indegne omissioni o interventi inaccettabili dell’A.N.M., come ad esempio negli ultimi mesi, su vicende gravissime che hanno coinvolto magistrati che, in prima linea, cercano di adempiere solo alle loro funzioni: da ultimo, quello che è accaduto ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere.
Non parlo delle azioni ed omissioni riprovevoli – da parte anche di magistrati, non solo operanti in Calabria – sulla mia vicenda perché di quello ho riferito alla magistratura ordinaria competente e sono fiducioso che, prima o poi, tutto sarà più chiaro.
Certo, lo spettacolo che mi ha visto in questi giorni protagonista, in un processo disciplinare che mi ha lasciato senza parole, ha contribuito a radicare in me la convinzione che questo sistema ormai è divenuto inaccettabile per tutti quei magistrati che ancora sentono e amano profondamente questo mestiere e che siamo ormai al capolinea.
Io sono orgoglioso – sembrerà paradossale – che questo C.S.M. mi abbia inflitto la censura con trasferimento d’ufficio. Era proprio quello che mi aspettavo. Ed anche scritto, in tempi non sospetti.
Ho già detto, ad un mio amico antiquario, di farmi una bella cornice: dovrò mettere il dispositivo della sentenza dietro la scrivania del mio ufficio ed indicare a tutti quelli che me lo chiederanno le vere ragioni del mio trasferimento.
La mia condanna disciplinare è grave e infondata, nei confronti della stessa farò ricorso alle sezioni unite civili della Suprema Corte di Cassazione confidando in giudici sereni, onesti, imparziali, in poche parole giusti.
La condanna è, poi, talmente priva di fondamento, da ogni punto di vista, che la considero anche inaccettabile.
Mi viene inflitta la censura, devo lasciare Catanzaro ed abbandonare le funzioni di pubblico ministero in sostanza perché non ho informato i miei superiori in alcune circostanze e perché ho secretato un atto solo ed esclusivamente per salvaguardare le indagini ed evitare che vi fossero propalazioni esterne che danneggiassero le inchieste; senza, peraltro, tenere conto delle gravissime ragioni che hanno necessariamente ispirato alcune mie condotte.
Troppo zelo, troppi scrupoli, troppo amore per questo mestiere.
Del resto il procuratore generale che rappresentava l’accusa in giudizio, nel rimproverarmi, definendomi anche birichino, ha detto che concepisco le mie funzioni come una missione.
Ebbene, questa decisione, a mio umile avviso, contribuisce ad affievolire l’indipendenza della magistratura, conduce ad indebolire i valori ed i principi costituzionali, ci trascina verso una magistratura burocratizzata ed impaurita sotto il maglio e la clava del processo disciplinare.
Il rappresentante della Procura generale della Cassazione in udienza, il dr Vito D’Ambrosio, ex politico, il quale per circa dieci anni è stato anche presidente della Giunta della Regione Marche, ha sostenuto, durante il processo, sostanzialmente, che non rappresento, in modo adeguato, il modello di magistrato.
Ed invero, il modello di magistrato al quale mi sono ispirato è quello rappresentato da mio nonno magistrato (che ha subito anche due attentati durante l’espletamento delle funzioni), da mio padre (che ha condotto processi penali di estrema importanza in materia di terrorismo, criminalità organizzata e corruzione), dai miei magistrati affidatari durante il tirocinio, dai tanti colleghi bravi e onesti conosciuti in questi anni, da quello che ho potuto apprendere ed imparare, sulla mia pelle in contesti ambientali anche molto difficili, dall’esperienza professionale nell’esercizio di un mestiere al quale ho dedicato, praticamente, gran parte della mia vita.
Il mio modello è la Costituzione repubblicana, nata dalla resistenza.
Il modello “castale” e del magistrato “burocrate” non mi interessa e non mi apparterrà mai, nessuna “quarantena” in altri uffici, nessun “trattamento di recupero” nelle pur nobili funzioni giudicanti, potrà mutare i miei valori, né potrà far flettere, nemmeno di un centimetro, la mia schiena.
Sarò sempre lo stesso, forse, debbo a questo appunto ammetterlo, un magistrato che per il “sistema” è “deviato ed eversivo”.
Pertanto, questa sentenza è, per me, la conferma di quello che ho visto in questi anni ed un importante riscontro professionale alla bontà del mio lavoro.
Certo è una sentenza che nella sua profonda ingiustizia è anche intrinsecamente mortificante.
Imporre ad un pubblico ministero, che si sa che ha sempre professato e praticato l’amore immenso per quel mestiere, di non poterlo più fare – sol perché ha “osato”, in pratica, indagare un sistema devastante di corruzione e cercato di evitare che una “rete collusiva” ostacolasse il proprio lavoro e, quindi, condannandolo per avere, in definitiva, rispettato la legge – è un po’ come dire ad un chirurgo che non può più operare, ad un giornalista di inchiesta che deve occuparsi di fiere in campagna, ad un investigatore di polizia giudiziaria che deve pensare ai servizi amministrativi.
Farò di tutto, con passione ed entusiasmo intatti, nei prossimi mesi, per dimostrare quanto ingiusta e grave sia stata questa sentenza e che danno immane abbia prodotto per l’indipendenza e l’autonomia dei magistrati, ed anche e soprattutto per la Calabria, una terra (che continuerò sempre ad amare comunque finisca questa “storia”) che aveva bisogno di ben altri “segnali” istituzionali.
Lavorerò ancor più alacremente nei prossimi mesi – prima del mio probabile allontanamento “coatto” dalla Calabria – presso la Procura della Repubblica di Catanzaro per condurre a termine le indagini più delicate pendenti.
Non mi sottrarrò ad eventuali dibattiti pubblici anche tra i lavoratori, tra gli operai, tra gli studenti, nei luoghi in cui vi è sofferenza di diritti, per contribuire – da cittadino e da magistrato, con la mia forza interiore – al consolidamento di una coscienza civile e per la realizzazione di un tessuto connettivo sinceramente democratico.
Il Paese deve, comunque, sapere che vi sono ancora magistrati che con onore e dignità offrono una garanzia per la tutela dei diritti di tutti (dei forti e dei deboli allo stesso modo) e che non si faranno né intimidire, né condizionare, da alcun tipo di potere, da nessuna casta, esercitando le funzioni con piena indipendenza ed autonomia, in una tensione ideale e morale costituzionalmente orientata, in ossequio, in primo luogo, all’art. 3 della Costituzione repubblicana.
La lotta per i diritti è dura e forse lo sarà sempre di più nei prossimi mesi: nelle istituzioni e nel Paese vi sono ancora, però, energie e valori, anche importanti.
Si deve costruire una rete di rapporti – fondata sui valori di libertà, uguaglianza e fratellanza – che impedisca all’Italia di crollare definitivamente proprio sul terreno fondamentale dei diritti e della giustizia.
È il momento che ognuno faccia qualcosa – in questa devastante deriva etica e pericoloso decadimento dei valori – divenendo protagonista per contribuire al bene della collettività e del prossimo, non lasciando l’Italia nelle mani di manigoldi, affaristi e faccendieri.
23 gennaio 2008
Luigi De Magistris

uno spettacolo disgustoso




Quello a cui abbiamo assistito ieri sera, durante le dichiarazioni di voto al Senato per la questione della fiducia posta dal governo Prodi e dopo la votazione stessa, è stato uno spettacolo talmente disgustoso e nauseabondo che abbiamo pensato per un attimo di trovarci in un Paese diverso dal nostro, tipo Corea del Sud o Congo. La gazzarra seguita al risultato della votazione, le urla, gli schiamazzi, gli insulti, le bottiglie di spumante stappate e le fette di mortadella trangugiate da quel rappresentante indegno del popolo italiano (in alto a sinistra nella foto) di nome Nino STRANO (nato a Catania il 29 luglio 1950 ed eletto, purtroppo, il 9 aprile 2006), ci hanno fatto vergognare di essere connazionali di tali espressioni di feccia umana, insediatesi proditoriamente in un'aula istituzionale com'è il Senato della Repubblica. Lo stesso presidente Franco Marini, uomo moderato e dotato di self control, è sbottato in un "non siamo mica in un'osteria!" che la dice lunga sul clima da alcolisti anonimi e cocainomani che c'era ieri sera in aula a palazzo Madama. L'aggressione verbale (con sputi, corna e parolacce varie) dell'altro bell'esempio di senatore che è Tommaso Barbato nei confronti del suo collega di partito (UDEUR) Stefano Cusumano ("reo" di aver detto "sì" alla fiducia al governo), ci ha fatto rimanere basiti ed esterrefatti di fronte ad una scena degna di un ring di una palestra di periferia, piuttosto che di un luogo istituzionalmente sacro. Immaginiamo i commenti di tutti gli organi di stampa (e delle televisioni internazionali) a proposito di questo sconcertante spettacolo offerto da alcuni politici italiani, nell'esercizio delle loro funzioni, intenti a "festeggiare" in questo modo così greve e così sguaiato la caduta del governo Prodi, come se ci trovassimo al campetto parrocchiale dopo una partita tra scapoli e ammogliati. Noi speriamo vivamente che i prossimi (degni) rappresentanti del popolo italiano, che siederanno a palazzo Madama, siano veramente l'espressione migliore e più pulita di un Paese sano, che ieri sera è stato profondamente "violentato" nella propria dignità e nell'amor proprio.

giovedì 24 gennaio 2008

un autogoal per il centrosinistra


Abbiamo trascorso gli ultimi tre giorni, dall'apertura ufficiale della crisi con le dimissioni di Mastella, a rimuginare e a cercare di capire (se e dove è possibile) le ragioni più o meno recondite e sfuggenti di questa crisi di governo. Dobbiamo sottolineare, con onestà, che alcuni sinistri scricchiolii nella compagine governativa li avevamo avvertiti anche nel periodo delle votazioni al Senato, quando si dovevano votare gli emendamenti alla Legge Finanziaria, ma la vittoria finale di Prodi e la conseguente sconfitta (bruciante) del cavaliere, che aveva cercato in tutti i modi più o meno leciti di far cadere il governo, ci avevano rincuorati e risollevati nell'umore. Avevamo la netta sensazione che lo scampato pericolo avesse potuto rinsaldare e cementare di nuovo la maggioranza del centrosinistra. A nostro modesto avviso, bisognava fiutare il pericolo, costante e subdolo, rappresentato dalle "sirene" ammaliatrici della combriccola del caimano, sempre pronte ad offrire (ad alcuni rappresentanti del centrosinistra un pò incerti e un pò propensi al "peccato") qualche "spogliarello" provocante e ammiccante (magari della Carfagna...) per indurre in tentazione e far scavalcare lo steccato ai più deboli (di cuore) e permettere così al centrodestra di poter contare sulla maggioranza dei numeri a Palazzo Madama. Quando sembrava che il canto delle "sirene" rimanesse inascoltato, ecco a sorpresa materializzarsi la nuova Maga Circe del 2008, nelle abbondanti e un pò flaccide fattezze di Clemente Mastella, da Ceppaloni. Il quale, con una deviazione alla Comunardo Niccolai (eroico difensore del Cagliari dello scudetto, 1970), metteva di testa (un pò matta), nella rete sguarnita del centrosinistra, il pallone del più classico degli autogoal, facendo esultare così a squarciagola (oltre che Galliani) anche l'omino di Arcore, che certo non si aspettava un regalo di questo genere, soprattutto in un periodo in cui nel suo spogliatoio (politico) regnavano malumori, nervosismi e attacchi di protagonismo. Ecco, con questa autorete, tutto il cammino calcistico-politico della squadra del centrosinistra era stato vanificato. Le vittorie in trasferta sui campi del risanamento dei conti pubblici, della ridistribuzione del reddito, del deficit, dell'avanzo primario sono state annullate, azzerate, cancellate definitivamente da questa improvvida "testata" del ras di Ceppaloni, il quale non vedeva l'ora di cambiare casacca per poter giocare (profumatamente pagato) nella squadra del centrodestra, nell'ormai prossimo campionato della politica italiana.

martedì 22 gennaio 2008

Prodi e i soliti (deprecabili) fischi




Abbiamo seguito questa mattina l'intervento del presidente del Consiglio Romano Prodi in diretta tv sul canale SKY della Camera dei Deputati e ancora una volta (ma non avevamo dubbi) abbiamo assistito alla solita, indegna, gazzarra. Appena il primo ministro ha incominciato a rivendicare i successi dell'operato del suo governo e dei risultati raggiunti in questi 20 mesi, dai banchi del centrodestra sono partiti i soliti insulti e i deprecabili fischi per cercare di coprire (e intimorire) gli applausi (in verità non da spellarsi le mani) dello schieramento del centrosinistra. Il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, con il solito piglio e legittimamente, ha più volte fatto tintinnare la campanella per cercare di riportare l'ordine in aula, ma la solita arroganza politica e la becera mancanza di educazione da parte dei soliti noti, hanno continuato a creare non poche difficoltà sia a Prodi che a Bertinotti. Noi non riusciamo a capire, nè tantomeno a giustificare, il modo (obiettivamente inqualificabile) di comportarsi di molti rappresentanti del popolo italiano che, forse dimenticandosi di trovarsi in una Aula parlamentare (piuttosto che allo stadio, scambiando per un arbitro, con relative ramificazioni, il presidente del Consiglio), si lasciano andare ad uno spettacolo oltremodo squallido e dequalificante della loro funzione politica (oltre che umana e personale) e per di più in diretta televisiva, salvaguardando così il loro personalissimo "indice di gradimento" (ovviamente da "coatti") che ha raggiunto oramai il picco massimo, difficilmente eguagliabile. Complimenti vivissimi...

lunedì 21 gennaio 2008

un'altra bella notizia


Oramai ci conoscete. Avete capito come la pensiamo dal tenore dei nostri post. E già dal titolo che abbiamo scelto per questo nuovo pezzo avrete senz'altro intuito che ci accingiamo a dare una bella notizia. Silvio Berlusconi entro il 2012 sarà probabilmente condannato per frode fiscale. Voi sapete che noi siamo come quello che si sedeva sulla riva del fiume e aspettava che passasse il cadavere del suo nemico. Noi siamo anche pazienti, e attendere fino al 2012 per vedere finalmente premiata la nostra voglia di giustizia non ci pare un'impresa faticosa o disperata. Anzi, ci mette di buon umore. Non crediamo che il discepolo di sua emittenza (al secolo Emilio FEDE) abbia dato la notizia stasera nella sua caricatura di telegiornale, ma certo sarà stato informato dal corposo entourage di sua emittenza e questo gli avrà bloccato lo stomaco, facendogli passare l'appetito. Quindi la notizia che la prima sezione Penale del Tribunale di Milano abbia accolto la contestazione suppletiva di frode fiscale, a carico del cavaliere, presentata tempo fa dal pubblico ministero Fabio De Pasquale nell'ambito del processo sulla compravendita dei diritti cinematografici e tv di Mediaset, ci ha veramente riconciliati con la Giustizia e con i suoi rappresentanti (in questo specifico caso nella persona del giudice dott. Edoardo D'Avossa, presidente di sezione), facendoci ritornare la speranza (quasi la certezza) che anche i potenti e i protervi (come il caimano, appunto) possano rendere conto delle loro malefatte e delle loro meschine azioni davanti ad un Tribunale, e se colpevoli (come in questo caso) possano essere legittimamente condannati.

domenica 20 gennaio 2008

lottizzazione & antipolitica




Siamo completamente d'accordo con il senso e la teoria giornalistica espressi oggi da Pierluigi Battista, in prima pagina sul Corriere della Sera, in un articolo molto ben fatto e difficilmente male interpretabile. Già dal titolo ("Reati e disgusto") si capisce subito dove l'editorialista andrà a parare. Prendendo spunto dall'ultima, clamorosa inchiesta sul malaffare beneventano, con arresti eccellenti ordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno "decapitato" lo stato maggiore dell'UDEUR campano e provocato le dimissioni del Guardasigilli e gli arresti domiciliari per sua moglie, il vicedirettore del Corriere analizza con grande attenzione e oggettiva preoccupazione, quella che è diventata oramai una situazione di saturazione e di indignato disgusto dei cittadini nei confronti dello sfascio cultural-politico-istituzionale provocato dall'ennesimo fenomeno di lottizzazione e di malcostume, radicato in quelle strutture (sanità, enti locali, istituzioni provinciali e regionali) oggetto dell'indagine dei giudici casertani. Leggendo l'articolo ci siamo ritrovati con le critiche legittimamente feroci e costruttive di Battista, il quale accosta la situazione attuale di antipolitica, insoddisfazione generale e di quasi totale rifiuto di tutto quello che riguarda la res publica, con quella esistente all'inizio di Mani pulite dei primi mesi del 1992. Anche allora il disgusto per le tangenti, le corruzioni, le concussioni degli uomini politici della Prima Repubblica (rasa al suolo, giudiziariamente parlando, dal pool investigativo della Procura milanese dell'epoca) e di tutto il "sistema" connaturato e radicato fino a quel tempo, fecero da detonatore sociale all'esplosione di ribellione e di generale avversione (nei confronti della politica e dei suoi "interpreti") da parte degli italiani che salutarono i vari Di Pietro, Colombo, Ghitti, Davigo, Borrelli come degli "angeli vendicatori" che grazie ad una gigantesca "ghigliottina" giudiziaria, tagliarono moltissime teste incancrenite dalle mazzette e dalle bustarelle, dalle corruzioni e dalle concussioni reiterate, fino a placare una "sete" di giustizialismo generalizzato che il popolo italiano invocava. Questo parallelelismo storico e sociale messo in atto da Pierluigi Battista nel suo odierno articolo, ci ha fatto ancor di più riflettere sui risvolti dell'operazione Mastella, che non può essere catalogata sommariamente come escrescenza di malaffare e di malcostume politico, ma deve essere inquadrata come pericolosa e non sottovalutabile "spia" dell'attuale stato d'animo degli italiani, impregnato fino al limite dal disgusto e dal rigetto verso tutto quello che ha a che fare con il teatrino della politica. E con i suoi poco raccomandabili attori.

sabato 19 gennaio 2008

De Magistris, chi tocca i fili muore...


Come si era ampiamente intuito, Luigi De Magistris (sostituto procuratore presso il Tribunale di Catanzaro) è stato trasferito d'ufficio e destinato ad altro incarico. In altre parole, non potrà più esercitare la sua funzione di pubblico ministero e, soprattutto, non potrà più operare in Calabria. Questa è stata la decisione (dopo quattro ore di camera di consiglio) della sezione disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura, comunicata ieri sera verso le ore 20 e che ha fatto dire al quarantenne giudice napoletano: "...il Csm ha scritto una pagina profondamente ingiusta e inaccettabile su un magistrato che non ha fatto altro che esercitare il proprio dovere per cui i cittadini sono uguali davanti alla legge...Userò ogni strumento previsto dall'ordinamento democratico per dimostrare la correttezza del mio operato..." paventando così una lunga querelle tra lui e i giudici che l'hanno "cassato" che si trascinerà nei prossimi mesi, fino alla decisione finale che sarà presa dalla Cassazione a sezioni unite. Francamente, a nostro giudizio, questa di De Magistris (e delle ispezioni ordinate dall'ex Guardasigilli) non è stata proprio una bella pagina di giurisprudenza e di idilliaci rapporti tra il potere politico e quello giudiziario. E' stata, anzi, una sorta di guerra fredda tra poteri dello Stato, una prova muscolare (di cui non se ne sentiva il bisogno) tra chi vorrebbe far rispettare le leggi, indistintamente senza preferenze di sorta, e chi invece amerebbe sottrarvisi, sia per questioni personali, sia per motivi di "deontologia politica"...In ambedue i casi, comunque, le ragioni dell'una o dell'altra parte sono state stritolate dalla macchina infernale della spettacolarizzazione mediatica, dell'apparire ad ogni costo e a qualsiasi titolo, delle marce di protesta e degli insulti parlamentari, degli schieramenti precostituiti e delle solite frasi ad effetto. Il tutto condito dall'accanimento (non certamente terapeutico) di una parte della stampa (e di qualche tv...) nei confronti di un magistrato che forse non è il prototipo della simpatia, ma che indubbiamente ha avuto l'ardire e il coraggio professionale di andare avanti per la sua strada, senza guardare in faccia a niente e a nessuno, con la consapevole probabilità che, toccando quei "fili" ad altissima tensione, sarebbe andato incontro ad una "morte" professionale praticamente certa ed inevitabile. Ma, crediamo, che una buona parte dell'Italia onesta e non inquinata (intellettualmente e socialmente) abbia apprezzato il sacrificio di De Magistris, che con il suo operato ha scritto una pagina pulita, decorosa ed esemplare di uomo e di magistrato. Come molti dovrebbero fare.

venerdì 18 gennaio 2008

le segnalazioni (vietate) di Berlusconi


La notizia non ci è dispiaciuta, non ci ha fatto lacrimare nè tantomeno aumentare la pressione arteriosa. No, il flash d'agenzia di oggi pomeriggio, poco dopo le ore 16, che annunciava la richiesta di rinvio a giudizio di Silvio Berlusconi, da parte della Procura della Repubblica di Napoli nell'ambito dell'inchiesta nata dal fallimento della HDC di Luigi Crespi (ma più nota come "telefonata Saccà-Berlusconi" che è diventata una sorta di icona su Internet), ci ha fatto molto piacere e spieghiamo subito perchè (soprattutto a beneficio di quei lettori che hanno sempre votato Forza Italia...). A prescindere dalla questione relativa alla corruzione (questo è il capo d'accusa della procura napoletana) di Berlusconi e Saccà per le "segnalazioni" del cavaliere all'ex dirigente RAI di alcune attricette e signorine ,di dubbi costumi, da inserire in fiction e presenzialismi televisivi vari, la nostra malcelata soddisfazione è inerente al fatto che questa volta (probabilmente) una Procura della Repubblica riuscirà a far processare (come la Giustizia impone) un individuo che per decenni (basta andare a rileggersi la lunga serie di post che abbiamo scritto nello scorso mese di novembre) è riuscito, grazie alla sua protervia e al suo disprezzo per le istituzioni di natura giuridica, a non farsi mai processare per gli innumerevoli reati di cui le procure di mezza Italia lo hanno accusato e perseguito, senza mai riuscire a completare l'opera vuoi per una legge ad personam (prontamente promulgata durante il suo "regno" politico dal 2001 al 2006) che riusciva ad evitargli l'ingresso nelle patrie galere, vuoi per le continue dazioni di danaro (l'esempio lampante del "caso Mills" con 600.000 dollari elargiti all'avvocato inglese per non farlo testimoniare) e per le corruttele ampiamente conosciute (ma mai giudiziariamente comminate) sempre finalizzate all'"oscuramento" perpetuo delle sue malefatte e di quelle dei suoi "accoliti" (da Dell'Utri a Foscale, dal fratello Paolo al defunto Vittorio Mangano) in un modo così disgustosamente sfacciato da rasentare l'impunità e l'illecito fatti persona, cioè Berlusconi. Questa dovrebbe essere la volta buona per ottenere qualcosa (una condanna esemplare) che significhi anche una sorta di risarcimento (morale e materiale) per tutti quei cittadini che, negli anni addietro, hanno dovuto sopportare, passivamente e silenziosamente, lo strapotere e la violenza politica del comando e dell'usurpazione di titolo (presidente del Consiglio dei Ministri) compiute da un uomo politico (?) che mai avrebbe potuto conseguire questo titolo se solo avesse deciso, per una volta soltanto, di compiere un elementare dovere: rimettersi al giudizio di una Corte di Assise!

giovedì 17 gennaio 2008

Clemente VIII abdica per amore











Questa storia delle dimissioni di Clemente Mastella (Ceppaloni, Benevento, 5 febbraio 1947) ci ha un pò turbati, oltre che sorpresi. Non ci aspettavamo certamente una pirotecnica giornata come quella di ieri, un tipico "mercoledì da leoni" (feriti, considerando anche la signora Sandra), con la mattinata segnata e scandita da due eventi in successione: prima la notizia (a mezzo stampa) degli arresti domiciliari per Sandra Lonardo in Mastella (Ceppaloni, Benevento, 9 marzo 1953) accusata di concussione nei confronti di Luigi Annunziata, direttore generale dell'ospedale di Caserta, poi la notizia shock (in diretta alla Camera dei Deputati) delle dimissioni di Clemente (VIII) Mastella che "per amore della famiglia" rinuncia al "trono" di Guardasigilli e abdica per stare vicino all'unico amore della sua vita, la signora Alessandrina (come è registrata all'anagrafe) Lonardo. Non vi ricorda qualcosa o qualcuno questo eroico gesto? A noi sì. Ci ricorda Edoardo VIII (al secolo Edward Windsor, Richmond (Inghilterra), 23 giugno 1894 - Parigi (Francia), 28 maggio 1972), passato alla storia per aver rinunciato al trono d'Inghilterra pur di poter sposare Wallis Simpson (Baltimora, U.S.A., 19 giugno 1895 - Parigi, Francia, 24 aprile 1986), già divorziata e quindi non idonea per diventare la consorte del Re d'Inghilterra. Ecco, questa similitudine tra Edoardo e Clemente (mentre c'è una somiglianza d'immagine tra Wallis e Sandra, come le foto che pubblichiamo testimoniano) ci ha fatto, alla fine, apprezzare ancora di più la figura (politicamente non troppo simpatica...) di Mastella, che sì, sarà un trafficone, un "ras" del Beneventano (un novello Gava dell'Irpinia?), un padre padrone dell'UDEUR, ma che in fondo è uno attaccato ai valori tradizionali, quelli dell'amore per la moglie e per la famiglia (a questo proposito vi segnaliamo una bella intervista della signora Mastella: http://www.lamescolanza.com/INTERVISTE0205/2005/sandra_lonardo_mastella=752005.htm). Quei valori troppe volte calpestati da alcuni colleghi di Mastella, pronti a non abdicare per niente e per nessuno, pur di tenersi il "trono", vale a dire la poltrona ministeriale o di partito. Viva Clemente (VIII), re di Ceppaloni!

martedì 15 gennaio 2008

politici, nani e ballerine







La notizia che abbiamo letto stamani, sul Corriere della Sera a pagina 13, dal titolo "Silvio e l'acquisto di senatori. L'inchiesta spostata a Roma" a firma di Giovanni Bianconi, ci ha fatto iniziare bene la giornata. Ogni volta che vediamo il nome di sua emittenza "associato" ad una qualsiasi iniziativa giudiziaria (a prescindere dalla sua conclusione) ci fa star bene, ci induce all'ottimismo e alla gioia di vivere. Certo, siamo coscienti e preparati che non si tratta dell'elisir di lunga vita, ma come si dice a Roma, noi ci "accontentamo co' l'aglietto", come dire, ci vuol poco per farci felici. Ma se quel poco vuol dire, anche, avere la minima possibilità che il cavaliere un giorno possa far "visita" alle patrie galere, beh, signori, altro che "aglietto"! Anche perchè oramai siamo un pò stufi di sentir parlare (al telefono intercettato) di ballerine, attricette, compravendite di senatori, passaggi da uno schieramento politico all'altro, con la stessa disinvoltura con cui si beve un caffè al bar, o con cui ci si lava i denti prima di andare a dormire. Siamo stufi e sconcertati che ex presidenti del Consiglio abbiano questa sufficienza di pensiero e questa stupidità dell'agire (o del pensare di agire), infischiandosene dei propri elettori, dei propri "mandatari" al seggio elettorale, di tutti quei cittadini, in buona sostanza, che hanno dato credito (illimitato) ad un personaggio talmente "basso" (in tutti i sensi) e talmente infingardo e strafottente delle necessità e aspettative altrui, che il minimo che possiamo augurarci è che qualcuno (la Giustizia) gli presenti presto un salatissimo conto da pagare! E senza sconti!

domenica 13 gennaio 2008

da Antigua a Roccaraso




Eravamo in astinenza mediatica per la prolungata assenza del cavaliere dalle scene politiche. Ci sentivamo un pochino "orfani" degli interventi (per fax, per telefono, per videoconferenza, etc...) di sua emittenza e non vedevamo l'ora del suo ritorno dalle vacanze caraibiche (ne avevamo parlato nel post del 3 gennaio scorso dal titolo "ristrutturazioni caraibiche") per testare il suo livello logorroico, per sapere se il sole di Antigua gli avesse conciliato un nuovo modo di "vedere" la politica e l'interesse degli elettori, oppure se il disco incorporato nel suo interno fosse sempre fermo sullo stesso solco, ormai consumato. Infatti è proprio così. Siamo andati a scovare su un sito azzurro il suo intervento (audio) fatto in videoconferenza ai suoi "discepoli" impegnati a coniugare sci, sole, mangiate pantagrueliche con dibattiti (o pseudo tali) sull'attuale situazione politica, sui prossimi referendum della legge elettorale e sui soliti "comunisti". Ascoltatevi il lungo intervento del caimano in terra d'Abruzzo (http://www.neveazzurra.net/interventi-audio.asp) e notate come il disco sia sempre lo stesso: magari cambia la copertina, la grafica, ma i solchi sono sempre quelli. Inascoltabili.

sabato 12 gennaio 2008

le perle di Berlusconi


Oggi abbiamo dato uno sguardo ad alcuni video presenti sul cliccatissimo YouTube e siamo rimasti sorpresi dalla quantità (quasi industriale) di clip dedicate all'ex presidente del consiglio. Ne abbiamo viste così tante che ci è venuto il mal di testa ( e di occhi), ma alla fine abbiamo pensato di metterne qualcuno sul nostro blog, anche per dare la possibilità a qualcuno dei nostri lettori, particolarmente pigro, di non andare a cercarsele e di ritrovarle comodamente qui. Il primo video riguarda una telefonata intercettata tra lui e Marcello Dell'Utri (http://it.youtube.com/watch?v=ZqjAuF-eyxU&feature=related) nella quale se la ride a quattro ganasce (altri tempi...). Il secondo è una sorta di "bignami" delle apparizioni televisive di sua emittenza (http://it.youtube.com/watch?v=gIS7SF5SGa4) comprese le "brutte figure" tipo quella al Parlamento Europeo ed infine la famosa telefonata intercettata con Agostino Saccà (http://it.youtube.com/watch?v=KanMKr1-BbQ&feature=related) con la quale mettiamo la ciliegina a questa sorta di "berlusconeide". Buona visione. E buon divertimento.

giovedì 10 gennaio 2008

Saccà, Bordon e il fallito "Incantesimo"











Lo sapevamo. Ce l'aspettavamo. Le aspiranti attrici per partecipare alla fiction Incantesimo non sono solo quelle "raccomandate" da Berlusconi a Saccà nella famigerata telefonata (http://espresso.repubblica.it/multimedia/1471644?flv=true) della scorsa estate. No, alla lista bisogna aggiungere anche la moglie di (Tex) Willer Bordon, senatore della Repubblica ed esponente (anche se sono solo in due, lui e Roberto Manzione) dell'Unione Democratica. La notizia è trapelata tramite il carteggio, depositato in Procura a Napoli, relativo alla richiesta di rinvio a giudizio (per corruzione) di Agostino Saccà, ex direttore di RAIFiction e "spalla" comica di sua emittenza in un estratto audio degno di Totò, Peppino e i giovani d'oggi. La signora Bordon (al secolo Rosa Ferraiolo, nella foto in alto al centro) aveva sostenuto, secondo un articolo pubblicato su l'Espresso da domani in edicola, un provino per la parte di coprotagonista nella fiction di RAIUno ed era stata "caldeggiata" proprio dal produttore, Guido De Angelis, ed aveva avuto l'approvazione "tecnica" del capostruttura RAI Claudia Aloisi e dello story editor Mirko Da Lio. Ma, in modo inopinato, la signora Bordon ha dato forfait e ha rinunciato all'allettante occasione professionale, adducendo non meglio precisati "motivi di famiglia" non conciliabili con l'attività di attrice. Ironia della sorte, la parte prevista per la signora Bordon è stata poi affidata ad Elena Russo, una delle "protette" berlusconiane che, immaginiamo, avrà mandato un cortese e opportuno bigliettino di ringraziamento alla signora Ferraiolo in Bordon. Attendiamo altre appassionanti puntate della saga "Incantesimo" della premiata ditta Saccà-Berlusconi, possibilmente con altre attrici (mancate o meno) tipo Binetti, Bindi, Turco...

mercoledì 9 gennaio 2008

Grillo cavalca la monnezza




Questa volta non ce l'aspettavamo da Beppe Grillo. Il suo nuovo e pesante attacco ai politici e agli operatori dell'informazione, a proposito della situazione in Campania dei rifiuti, è stato (secondo noi) immotivato e fuori luogo. Immotivato perchè equiparare i politici (bravi o inetti che siano) a dei cassonetti per l'immondizia non ci sembra elegante, oltre che privo di contenuto polemico giustificativo dell'attacco gratuito e offensivo. Fuori luogo, perchè non ci pare il momento giusto per soffiare sul fuoco (già abbastanza alimentato) delle polemiche e delle invettive, proprio adesso che la situazione sembra leggermente migliorata, dopo la nomina di De Gennaro a Commissario. E comunque non troviamo opportuno il leit motiv della protesta grilliana nell'attaccare a testa bassa, come al solito, i politici in maniera indiscriminata e disomogenea. In seconda analisi, affermare (tra le righe) che si sta facendo un uso "criminoso" dell'informazione, a proposito di quello che sta accadendo nel napoletano, ci sembra un'asserzione gratuita, populista e volgare, senza riscontri e senza senso. No caro Grillo, questa volta hai toppato. Hai usato un linguaggio molto simile al tuo caro "nemico" di Arcore, accompagnando il tutto dalla solita virulenza dialettica che ostenti nelle occasioni da "vetrina mediatica" quando, cioè, gli stessi operatori dell'informazione che tu denigri e offendi, ti offrono lo spazio mediatico che questa volta non avresti meritato. E comunque ne hai già a sufficienza di spazi informativi e di vetrina multimediale (il tuo blog è uno dei più letti al mondo, o no?) per "cavalcare" come vuoi, e quando vuoi, il cumulo di "munnezza" e tutto il relativo corollario di protesta, legittima e inevitabile. Ma solo quando si fa con intelligenza e civiltà. Non come nel tuo caso...

lunedì 7 gennaio 2008

porgi l'altra guancia


Una delle prime cose che ci hanno insegnato da piccoli è il perdono, ossia la possibilità evangelica di offrire l'altra guancia a chi ci ha già schiaffeggiato, provare il cristiano sentimento del perdonare piuttosto che covare rancore e vendetta. Francamente noi ce ne eravamo un pò dimenticati di questa teologica virtù, presi come siamo dalle nefandezze e dalle continue violenze (psicologiche e morali prima di tutto) che la vita ci ha srotolato sul tappeto degli anni che abbiamo trascorso fino ad oggi. Ma adesso, inaspettatamente, un nuovo "guru" della scienza del perdono, l'eminente psicologo Robert D. Enright, dell'Università del Wisconsin, ci fa sapere tramite il Los Angeles Times (http://www.latimes.com/features/health/la-he-forgiveness31dec31,1,6384911.story?ctrack=1&cset=true) che perdonare, arrivando addirittura ad augurarsi il bene di chi ci ha fatto soffrire, ci permette di avere un calo della pressione, minori sintomi depressivi, un senso di benessere generale. Questo è il risultato di un decennio di ricerche scientifiche, serie e ponderate, che hanno un pò rivoluzionato l'antico culto della vendetta, anche servita fredda, del rancore, del livore, dell'augurio di qualche morte violenta per il nostro nemico. No. Adesso la musica cambia. Avete subìto uno stupro da un marocchino? Regalategli un abbonamento a Le Ore o a Supersex. Vi hanno scippato della borsa con pochi spiccioli? Fate avere al vostro ladruncolo una borsa di Gucci (anche taroccata va bene). Se poi siete stati investiti col furgone dal solito rumeno ubriaco, allora ci sembra corretto che voi gli regaliate una bella iscrizione (tutto compreso) presso la più vicina (al rumeno) scuola guida. Così, oltre ad aver porto l'altra guancia, vi sarete assicurati un posto in Paradiso, sicuramente nelle prime file. Ed in più, avrete guadagnato in salute. Meno visite dal vostro medico di fiducia, meno file allo sportello della ASL per pagare il ticket, meno stress negli ambulatori per i prelievi. E non dimenticatevi di far aver un presente anche al dottor Enright, che vi ha fatto riscoprire l'arte del perdono e dell'ego te absolvo, con buona pace dei litiganti nostrani, i politici naturalmente. Quelli che non porgono l'altra guancia per paura di ricevere qualcosa di appiccicaticcio in faccia, tipo ricordino del lama...

domenica 6 gennaio 2008

70 anni e non sentirli...


Un bell'articolo di Maria Volpe, a pagina 45 del Corriere della Sera di oggi, è lo spunto per dedicare questo nostro post domenicale ai 70 anni di Adriano Celentano, voce e corpo del rock italiano, il Molleggiato per antonomasia. Noi siamo dell'avviso che l'artista Celentano, e l'uomo Adriano Celentano, non sempre sono stati capiti e accettati nella giusta misura e con la giusta considerazione che si devono, normalmente, a chi per più di 40 anni ha rappresentato qualcosa per il Paese, non solo per le canzoni. Le sue idee, i suoi voluti silenzi televisivi, i suoi "tempi" sempre anacronisticamente in competizione con quelli della società moderna, sono un chiaro e incancellabile segno di "diversità" morale, artistica e spirituale. Le tematiche delle sue canzoni, i messaggi delle sue incursioni televisive e cinematografiche, i suoi interventi a volte ascetici, danno un'impronta indelebile e facilmente riconoscibile al genio (e alla naturale sregolatezza) incontrollabile e multiforme di Adriano, al suo classico modo di vivere e di pensare. A volte ( e questo è anche un segno di distinzione) affida alla mimica, facciale e corporea, e alla canzone quello che lui non riesce ad esprimere con le parole. Sceglie e veste le canzoni come abiti su misura, e sa cogliere dai giovani autori nuova linfa per il suo repertorio. Proclama da tempo la superiorità dei valori spirituali, sfidando così i preconcetti e l'anacronismo di una società molto secolarizzata. Ma alla fine, pur a volte lasciando aperto il quesito "c'è o ci fa?", lascia sul tappeto della popolarità il suo naturale dilettantismo. Pur essendo il più grande dei professionisti. Auguri Adriano.

sabato 5 gennaio 2008

giustizia lenta ma inesorabile




Uno dei mali endemici della nostra società, del nostro Paese, è senza ombra di dubbio quello relativo alla censurabile lentezza dei processi e dei relativi risarcimenti previsti per chi si costituisce "parte civile", o comunque per i famigliari delle vittime. Tutti noi ci meravigliamo quando apprendiamo che dopo decenni, questo o quel Tribunale ha deciso che tot euro debbono andare a quella vedova piuttosto che a quell'associazione. Ci meravigliamo perchè ci sembra assurdo, e fuori luogo, che debbano trascorrere tanti anni per una sentenza che invece dovrebbe essere molto più immediata. Ma poi ci complimentiamo con i giudici quando emettono sentenze di risarcimento così GIUSTE e così inevitabili da farci ancora credere, e sperare, nella macchina della giustizia, nella bontà e nella obiettività di uomini e donne che, in nome del popolo italiano, decidono e giudicano su persone e fatti, oggetto di rilevanza penale. E la notizia che abbiamo letto stamani ci riempie di gioia e di soddisfazione, ci fa sentire cittadini a tutti gli effetti di uno Stato di diritto. Il Tribunale di Palermo ha emesso, pochi giorni fa, una sentenza nei confronti di Totò Riina e Salvatore Biondino, condannati per la strage di via D'Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, che dovranno risarcire (attraverso il Fondo di rotazione e solidarietà per le vittime della mafia che attinge dai beni confiscati ai boss) la vedova di Borsellino, Agnese Piraino Leto, e i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta con la cifra significativa di 3.360.000 euro. Questa la decisione, esemplare, del giudice unico della prima sezione civile del tribunale palermitano, Luigi Petrucci, che speriamo, sia di illuminante esempio anche per tutti gli altri giudici chiamati a decidere su tanti altri fatti, meno noti dell'eccidio Borsellino, ma comunque meritori di sentenze e risarcimenti ineccepibili. Perchè la Giustizia sarà anche lenta e paludata, ma inesorabilmente arriva alla sua naturale conclusione. Sempre.

venerdì 4 gennaio 2008

manichini & immondizia




Quello che sta accadendo in Campania in questi giorni è a dir poco vergognoso. Una vergogna che dovrebbe indurre tutti noi a riflettere sugli endemici mali di questa parte dello Stivale. Una malattia ormai cronica e senza possibilità di guarigione che attanaglia la Campania e il popolo partenopeo, già saccheggiato nella speranza e nell'amor proprio dal cancro della camorra e dalle mille situazioni di invivibilità in alcuni quartieri napoletani. Questa storia dei rifiuti abbandonati a tonnellate nelle strade dei comuni campani, queste discariche a cielo aperto che tutto il mondo può vedere e censurare, questa situazione realmente asfissiante per il buon nome e per la credibilità di tanti cittadini incolpevoli dei disastri altrui, sta sfinendo anche le istituzioni (Provincia e Regione in primo luogo) deputate alla soluzione dei mille problemi di vita comune, e ancor di più oberate da questa incivile forma di protesta, attuata da un pò di giorni e oggi anche attizzata e fomentata da alcuni esponenti di Alleanza Nazionale, che hanno appeso ad alcuni alberi di Corso Umberto dei manichini e che addirittura hanno riscosso il plauso di alcuni negozianti della zona. Da non credere. E chissà come mai, ogni qualvolta c'è da soffiare sul fuoco per alimentarlo ancora di più, ci sono sempre questi irriducibili nostalgici delle camicie nere che non perdono occasione per mettere in bella mostra la loro totale, assoluta idiozia!

giovedì 3 gennaio 2008

ristrutturazioni caraibiche







La notizia che oggi vogliamo prendere in prestito, per alleggerire il nostro blog, è quella della partenza da Olbia, oggi pomeriggio, del cavaliere, della sua scorta (a pieno regime anche sotto le feste...ma quando si riposano questi?), del suo maggiordomo e del suo architetto personale (tutti noi abbiamo un architetto e un maggiordomo personali, giusto?), tale Gianni Gamondi, che da anni collabora con il cavaliere (supponiamo non gratuitamente...) e che ha contribuito a realizzare molti dei "sogni" estetici di sua emittenza, a cominciare dalla faraonica residenza estiva sarda di Villa Certosa. Ora, vi chiederete, il gruppetto dove si è diretto? Anche se non ve lo chiedete, ve lo diciamo lo stesso. Sono partiti alla volta di Antigua, isola delle Piccole Antille, meta di squattrinati e questuanti di mezzo mondo, come si sa. E in quel remoto angolo di pianeta, sua eccellenza lombarda si è concesso il "lusso" di acquistare, tre anni fa, una piccola, piccolissima magione di 800 metri quadrati, e quest'anno ha deciso che era venuto il tempo per una umile ristrutturazione, proprio confidando nella ispirazione creativa del suo architetto di fiducia. Il quale, ovviamente, non si è fatto pregare più di tanto, e a costo di rinunciare alla calza della Befana da regalare ai suoi figlioli, ha preferito mettere la sua opera e il suo ingegno a disposizione di chi gli fa fare pure una esotica vacanza, addirittura strapagata. A chi interessa, il ritorno in Italia del cavaliere e del suo codazzo è previsto per lunedì prossimo, 7 gennaio, all'aeroporto di Malpensa. Chi volesse andare a salutarlo...

mercoledì 2 gennaio 2008

il disco rotto del cavaliere




Abbiamo la ragionevole certezza che parenti e amici (vicini e lontani) dell'ex presidente del Consiglio (e aspirante titolare della poltronissima al Quirinale), onorevole Silvio Berlusconi, abbiano sprecato l'occasione dei regali natalizi e di fine anno per far contento sua emittenza, regalandogli una bella puntina nuova per il suo personalissimo giradischi anteguerra. Abbiamo questa sensazione, all'indomani del suo intervento sul TG4 del fidatissimo (anche se oramai più che pensionabile) scudiero Emilio Fede, perchè le dichiarazioni e le solite invettive, scagliate contro l'attuale governo Prodi, ci pare di averle già ascoltate nel corso dell'intero 2007, senza soluzione di continuità. Il disco rotto del cavaliere non è più proponibile, nè tantomeno passibile di ascolto in mp3 o in altra forma tecnologica moderna, proprio per le sue caratteristiche demodè, da età jurassica e da contenuti più da discorso "idi di marzo" che da politico del ventunesimo secolo. Il Caligola dei giorni nostri (oltre a voler ottusamente proclamare il suo "cavallo pazzo" Bondi degno di designazione presidenziale invece di conservarlo, ahilui, coordinatore nazionale del fu partito) si ostina pervicacemente a contestare (con numeri e giustificazioni addotte alle sue farneticanti considerazioni più da "legge Basaglia" che altro) l'operato e la naturale carismatica presenza alla guida del Paese di Romano Prodi, che non sarà un taumaturgo prodigioso o un simpatico Aladino, ma perlomeno combina meno danni (e cura meno i suoi interessi personali) rispetto a quelli fatti negli anni passati dal cavaliere. E già ci sembra sufficiente per confermare la nostra fiducia al Professore bolognese, piuttosto che cedere alle lusinghe da cantico delle sirene di Ulisse dell'imprenditore di Arcore. Noi, in questo momento, sfrutteremmo volentieri la prossima (e ultima) festa che il calendario ci concede: regalare una bella calza al leader del centrodestra, con l'intima (ma crediamo vana) speranza che possa utilizzarne il contenuto (puntina di giradischi compresa) per farsi un bel giro sulla scopa della Befana. Magari proprio insieme alla Brambilla, che non si discosta molto dalla figura evocata (seppur in autoreggenti...) la quale potrebbe fare un bel servizio alla collettività. Levarcelo dalle scatole.