l'Antipatico

giovedì 31 dicembre 2009

Buon Anno a tutti!


I migliori auguri a tutti i lettori di questo blog affinchè il 2010 possa trasformarsi nell'anno che riempirà di felicità i vostri cuori. Divertitevi! AUGURI!

mercoledì 30 dicembre 2009

il beneficio (e l'elogio) del dubbio


Alla vigilia dell'ultimo giorno del primo decennio del terzo millennio mi viene da scrivere circa un sostantivo che personalmente ho sempre espresso (tra me e me) ogni qualvolta si è verificato un fatto, un avvenimento che ha fatto da contorno a un personaggio politico, qualunque esso sia. Il dubbio. Il dubbio è la parola di questo 2009. Il dubbio è lo strumento del futuribile, è la preferenza dell’uomo libero che, posto di fronte alla scelta tra una risposta e una domanda, sta dalla parte della domanda. Del punto interrogativo, del diritto di non sentirsi ancora arrivati ma in cammino. In un costante, perenne, indefinito cammino, che è poi l’unico destino dell’umanità, il senso stesso del viaggio dell’uomo. Per dirla come Fabrizio De Andrè, infatti: «Il senso del viaggio è viaggiare».
È attraverso il dubbio che l’uomo introduce nella storia il valore mai deterministico del cuore. È con il dubbio come speranza e come motore immobile che l’uomo, ogni uomo, può sentire vibrare le parole di Erasmo da Rotterdam: «Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia. Infuse nell'uomo più passione che ragione perchè fosse tutto meno triste. Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure esisterebbe. La vita umana non è altro che un gioco della follia. Il cuore ha sempre ragione».
Ma il dubbio, in verità, non è solo passione e sentimento.
Il dubbio è, in chiave cartesiana, l’unico modo ragionevole di porsi di fronte ai fenomeni della vita e, quindi, della politica. Ponendosi le domande non solo è possibile intraprendere il cammino fantastico della vita e della passione, ma è possibile anche capire meglio il mondo, superare il passato, fare dei passi avanti. Come quello sulla luna: magari piccolo per un uomo ma assolutamente fondamentale per l’umanità. Ogni slancio, ogni conquista è frutto del dubbio, di una domanda, della curiosità. Il saggio, infatti, è la persona che invita a dubitare, a non accontentarsi. E' colui che sa di non sapere, ed è anche colui, per dirla con le parole di Ortega y Gasset, che se insegna «insegna anche a dubitare di ciò che insegna». Perché il saggio sa che non basta salire sulle spalle dei giganti, bisogna poi guardare in ogni direzione possibile, senza troppe regole, senza limitazioni alla vista e allo sguardo.
Il dubbio è il motore delle scoperte. È la chiave attraverso la quale gli scrittori immaginano mondi diversi, con regole diverse, e inventano così storie fantastiche e sogni adatti per le notti di ciascuno.
È anche lo strumento attraverso il quale lo scienziato scopre un modo nuovo di curare e assistere, di lenire le ferite e rendere tutto più facile. È, il dubbio, il mezzo con cui un politico può affrontare i problemi in maniera inedita. Arrivando così a prospettare soluzioni innovative, inusuali, magari rivoluzionarie. Sicuramente portatrici di futuro, l’unica direzione verso la quale la politica può andare per avere un senso.
O il politico ha il coraggio di portare il fuoco di Prometeo e di sfidare le regole del gioco (lo status quo) e di assumersi un rischio, oppure la politica non ha alcun senso, non è responsabilità, non è cambiamento ma solo becera assunzione di poteri personali. Ma per diventare Prometeo il politico deve porsi il dubbio, non accontentarsi, non trincerarsi dietro il racconto di stantie identità, non accettare il mondo per così come è, i problemi per così come sono. Il politico deve essere come il Corto Maltese descritto da Hugo Pratt: un eroe sempre in cerca di una nuova ballata del mare. Un uomo che guarda sempre più in là, sempre pronto a partire per un viaggio ulteriore sapendo che la varietà e le possibilità del mondo e dell’intelletto umano non finiscono qui, non sono solo lasciti del passato, normalità piatte e senza avventura. Il dubbio è quindi sempre un metodo per la ricerca della verità, intesa come comprensione, come interpretazione convincente della realtà. «La fede nella verità comincia con il dubbio in tutte le verità credute sino a quel momento», affermava Nietzsche. Per arrivare nei lontani territori del vero bisogna, in reraltà, sempre mettere tutto in discussione e mettersi personalmente in discussione. Perché solo smarrendo il senso originario è possibile riuscire a dare un senso alle cose. Anche a questa storia, come sostiene non tanto Pierluigi Bersani, quanto Vasco Rossi. Certo, questa storia, la vita, forse, un senso non ce l’ha. Ma l’importante è comunque cercarlo, inventarlo, andare avanti. Avere l’entusiasmo per creare e la fiducia per farlo insieme, oltre all'energia per cambiare le carte in tavola. E soprattutto la curiosità per dubitare sempre. Ed essere così un Paese destinato a fare futuro, non ad accontentarsi di un passato che tarda a finire. Ecco un augurio che mi sento di fare all’Italia per il 2010.
L'augurio di diventare un Paese che sa accogliere, perché il dubbio non è paura.
L'augurio di diventare un Paese che richiama i suoi giovani, perché il dubbio non è se restare, ma avere un motivo per tornare.
L'augurio di diventare un Paese che investe nelle nuove tecnologie, perché il dubbio è la ricerca del progresso.
L'augurio di riformare un Paese bloccato, perché il dubbio è dinamica e movimento.
L'augurio di diventare un Paese wired, perché il dubbio non è mai preclusione ma costante connessione. «Abbi dubbi» cantava Edoardo Bennato: perché la curiosità, insieme all’amore, sono le uniche forze che danno un senso alla storia dell’uomo. AUGURI.

giovedì 24 dicembre 2009

AUGURI


Un sincero augurio di Buon Natale a tutti i lettori di questo blog e alle loro famiglie.

segnali di beatificazione


Saranno le luminarie tipiche del Natale, sarà l'aria buonista (o finta tale) che pervade e ammanta il nostro Paese in questo momento, sarà l'effetto shock del dopo statuina made in Tartaglia, fatto sta che anche il nostro presidente del Consiglio ha sentito il dovere cristiano di scrivere qualche parolina al Santo Padre (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200912articoli/50651girata.asp) forse per l'inconscia speranza di avere una buona raccomandazione per un posto in Paradiso, seppur non in prima fila. Ma sia come sia, aria natalizia a parte, oggi non servono letterine di sorta per far capire che fatalmente la politica italiana esprime in modo univoco un doppio piano che risponde a una tradizione antica e consolidata, fatta soprattutto di attacchi scellerati e continui (da parte di Feltri con l'ausilio immancabile di Belpietro) nei confronti degli avversari di turno (leggi Fini e Casini, oltre al solito e scontato Di Pietro). Per non parlare degli insulti di Cicchitto e delle conseguenti liste di proscrizioni degli oppositori che non piacciono al Cavaliere. Come se al Pifferaio di Arcore spettasse non solo governare ma anche scegliere chi gli si oppone. Che in fondo rappresenta veramente il senso del regime populistico e autoritario che tenta di sostituire la democrazia parlamentare ancora presente nella costituzione del 1948. Ed è qui lo scontro che si svolgerà nelle prossime settimane tra chi rinuncia al dettato costituzionale e chi vuole mantenerlo ad ogni costo. I primi saranno accettati da Berlusconi e ammessi al cosiddetto dialogo, i secondi saranno scacciati e considerati pazzi o estremisti. Per capire questo dilemma che percorre oggi la politica italiana bisogna rileggere per bene l'articolo che ha scritto venerdì scorso il luogotenente in carica del PDL Denis Verdini su il Giornale: "...adeguare la Costituzione scritta a quella materiale, cambiare il sistema di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura e della Corte Costituzionale, riformare la giustizia separando le carriere dei magistrati inquirenti da quelli giudicanti; concentrare nella figura del premier tutti i poteri dell'Esecutivo e sancire che tutti gli altri poteri sono tenuti a collaborare lealmente con lui perchè lui solo è l'eletto dal popolo e quindi investito della sovranità che dal popolo emana...". A parte che questa dichiarazione di Verdini sembra più una rivisitazione moderna del Pater Noster con tanto di genuflessione incorporata, mi sembra chiaro che quanto asserito dal fido pitbull berlusconiano sia un progetto lucido, chiaro e radicalmente contrario alla lettera e allo spirito della Costituzione repubblicana giacchè la Carta fondamentale afferma, senza possibilità di equivoci, che la sovranità emana dal popolo ma si esercita da parte degli eletti "nelle forme e nei limiti espressi dalla Costituzione e dalle leggi". Forme e limiti volutamente calpestati e derisi dal fido Denis. E' evidente che se si elimina questa indicazione, si esce dalla democrazia rappresentativa e si va al populismo nella versione adottata da Berlusconi in Italia. Chi nell'opposizione non si rende conto di questa realtà commette un grave errore di cui tutti saremmo chiamati a pagare il prezzo. Ma pochi sembrano rendersene conto e il piano va avanti, anche se manca ancora oggi quella maggioranza dei due terzi di voti in Parlamento che sono in grado di far la legge costituzionale ed evitare il successivo referendum popolare.

Ed è questa l'unica vera speranza che resta a chi non accetta il populismo autoritario e continua ad aver fiducia negli italiani almeno quando dovranno affrontare il referendum sul progetto costituzionale Verdini-Berlusconi. Staremo a vedere ma l'atmosfera è sempre più cupa. Si va dal furto della scritta nazista all'ingresso del campo di Auschwitz che hanno fatto risorgenti gruppi delinquenziali all'annuncio della beatificazione di Pio XII da parte dell'attuale pontefice Benedetto XVI, passando per le letterine del premier e i suoi inviti a regalare tessere del PdL per le feste di Natale. Attendiamoci anche una richiesta preventiva (ad opera magari di Bonaiuti) di beatificazione per l'amato Silvio, rappresentato con le stigmate post statuina coperte da cerotti. Un modo come un altro per far sentire all'umanità tutta l'anelito di bontà e di sentore miracolistico che il Pifferaio di Arcore emana perfino da sotto le ascelle, accompagnato da un gesto con la mano destra a disegnare nell'aria una piccola croce. Andiamo in pace. Amen.

martedì 15 dicembre 2009

effetto Duomo


Il day after dell'attacco a Berlusconi (la CNN ha addirittura usato questo titolo per informare i telespettatori d'oltre Oceano) mi sembra esageratamente permeato di quella inusuale carica di panico e di allarme sociale quasi paragonabile (almeno per i vari Bonaiuti e soci) al day after dell'11 settembre del 2001. L'immagine raffigurante il volto insanguinato del premier (da associare finanche alla Pietà michelangiolesca per l'effetto carico di dolore) ha fatto praticamente il giro del mondo; in Italia si sono fatti speciali ed edizioni straordinarie dei tg, il parossismo mediatico ha raggiunto livelli francamente desolanti e raccapriccianti. Il tutto per innescare una sensazione di anticamera del prossimo attacco a sua maestà, di un possibile kamikaze made in Italy pronto ad immolarsi per la causa antiberlusconiana. Ridicolo. E preoccupante. Massimo Tartaglia è una persona disturbata psichicamente e questo tutti l'hanno sottolineato. Il fatto grave però è che quasi tutti i pennivendoli ed i mezzobusti italiani si sono scagliati a scorticare dal vivo questa figura, a violarne il diritto alla privacy. Anche la famiglia non è stata risparmiata ed i vicini di casa sono stati lungamente interrogati alla ricerca di uno scoop, di qualcosa che in qualche modo collegasse l'attentatore di Berlusconi magari alla Sezione di Rifondazione Comunista o addirittura agli anarchici
insurrezionalisti famosi nelle veline delle Questure. Credo che la vittima di Tartaglia, il Presidente del Consiglio Berlusconi, dovrebbe chiedere la tutela del suo attentatore dicendo alla ciurma di esagitati, che da l'altra sera è in stato di isterica esaltazione, di darsi come si suol dire una "calmata".
Il ministro Maroni riunisce il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica a Milano e fomenta ancor di più quel senso di isterica preoccupazione e di caccia all'untore da social network, da terrorista on line. Proprio Maroni che dovrebbe cominciare a rassenerarsi e a fare una seria autocritica: non ha saputo difendere la sicurezza e la vita del Presidente del Consiglio nonostante le soffiate e gli spifferi dei servizi segreti che da settimane lanciavano messaggi di tal genere. Non si capisce come i venti gorilla personali di Berlusconi e le forze di polizia presenti in piazza Duomo l'altra sera non siano riusciti ad evitare l'avvicinamento di una persona che a guardarla adesso sembra visibilmente disturbata e che ha tirato un oggetto certamente da poca distanza. Un oggetto che non ha incontrato alcuna barriera prima di giungere a devastare la faccia di Berlusconi. In quanto al clima di odio e di violenza evidenziato dai soliti mistificatori (in primis Fede e Feltri), ai reiterati appelli a tutte le parti di abbassare i toni (ai quali si uniscono esponenti della opposizione) osservo che la violenza è di una sola parte e che non si può non reagire alzando la voce quando si attaccano i magistrati come pazzi, si annunzia all'estero la fine della Costituzione, si dà dispregiativamente del comunista al Capo dello Stato ed alla Corte Costituzionale.
La faccia insanguinata di Berlusconi viene esposta con insistenza isterica in tutte le televisioni. Viene fatta vedere e rivedere come le Torri Gemelle dopo l'attentato dell'11 settembre. Lo scopo è lo stesso: suscitare ribrezzo ed odio per l'attentatore che non potendo dargli del comunisti si dice che è stato plagiato, influenzato ed indotto al male dalla propaganda della sinistra. Mi vengono in mente, in queste ore, le figure di alcuni presidenti del Consiglio del passato (Fanfani, Moro, Andreotti, Rumor, Piccoli, Colombo, etc...): li rimpiango tutti. Si sforzavano di esercitare il loro alto magistero superpartes e lasciavano al loro Partito il compito di polemizzare con l'opposizione. Al contrario di oggi, del presidente del Consiglio autonominatosi il migliore degli ultimi 150 anni: non c'è un discorso di Berlusconi, in questi ultimi quindici anni, che sia superpartes. E' sempre stato (esplicitamente o meno) un continuo e ossessivo incitamento all'odio.
Ha recuperato la categoria dei "comunisti" come se vivessimo dietro la cortina di ferro ed occupa il potere come un'arroganza e una spocchia tipica di chi non rispetta niente e nessuno. Non vorrei che, di conseguenza, il ministro Maroni (tanto caro e apprezzato dal premier) rimetta in discussione il diritto di manifestare. Spero che non decida di chiudere (oltre ai social network e ai blog ostili) anche Milano in un reticolato. La risposta alla tensione suscitata dal ferimento del Primo Ministro è nella politica e nella cessazione degli attacchi alla Costituzione. Ma, da quanto si sente e si vede in giro, non sarà così. La destra utilizzerà l'episodio di Milano per costringere l'opposizione al silenzio e per andare avanti nella sua linea di sfascio delle regole comuni di convivenza. I massmedia italiani si stanno già prestando a quest'uso strumentale del fatto dell'altra sera. L'operazione forse più sporca l'ha compiuta ieri mattina su RaiNews24 il direttore Corradino Mineo intervistando la figlia di Tobagi. E di conseguenza si è parlato di terrorismo, di brigate rosse, di sinistra violenta. L'assassinio di Tobagi non c'entra per niente con l'insano gesto di Tartaglia. Ma l'evocazione del terrorismo fa comodo a chi vorrebbe subito leggi liberticide. E da questo punto di vista il lancio della statuina di Tartaglia è stato e resterà un magnifico assist per il Pifferaio di Arcore e per i suoi accoliti.

giovedì 10 dicembre 2009

insostenibilità di un premier da rottamare


In genere quando ci si avvicina alla fine dell'anno, oltre ai consuntivi e ai propositi per l'anno a venire, ci si appresta a rottamare quello che non è più sostenibile (in senso ecologico ma anche in senso pratico e umano) e che non è più utile. In questo caso il mio primo pensiero va verso l'attuale presidente del Consiglio e il suo imbarazzante modello governativo che, per dirla ecologicamente, non è proprio più sostenibile. E il motivo di fondo è semplicemente lapalissiano: mister B. non è sostenibile perchè rappresenta l'Italia più vecchia, logora e impresentabile non più rispondente alle aspettative e alle reali esigenze della parte buona e sana del Paese. Mister B. è la parte vecchia e logora della cultura economica: parla di cemento, autostrade, ponti sullo Stretto e di nucleare mentre il mondo trova il suo futuro nelle energie rinnovabili, nella difesa del territorio, nella riqualificazione del costruito, nella mobilità sostenibile. Mentre il mondo punta sulla scienza mister B. taglia i fondi alla già esangue ricerca italiana. Mentre il mondo cerca di affrontare i cambiamenti climatici mister B. a Palazzo Chigi alza il volume della musica nella sala da ballo di questo Titanic chiamato Italia. Mister B. rappresenta (ahinoi) la cultura delle mille logore teste: liberista quando si tratta di beni comuni, interventista (e assolutista) quando si tratta di spartirsi il patrimonio nazionale. E poi mister B. rappresenta il vecchio sul tema dei diritti e delle relazioni umane: il ricco signore dei festini a luci rosse con veline e prostitute, con la (ex) moglie e i figli a casa e la domenica in chiesa, ma non certamente per confessare i suoi peccati. Tutto questo rappresenta un modello antropologicamente insostenibile. Fortunatamente l'Italia ha trovato nuovi modi di fare famiglia, di convivere, di amare, di gestire la propria vita. Modi che nulla hanno a che fare con tacchi, cerone, ricrescita pilifera e crocifisso. E come se non bastasse è anche vecchio e inadeguato l'atteggiamento di mister B. verso i grandi temi del nostro tempo: primo fra tutti le migrazioni che la sua maggioranza parlamentare (per non dire i leghisti) affronta con il pragmatismo dei conduttori di navi negriere e con la sensibilità del Ku Klux Klan. In buona sostanza le mille facce con cui si manifesta mister B. sono sempre ripugnanti e per la proprietà transitiva basta pensare ai due capigruppo del PdL in Parlamento, Gasparri e Quagliariello, epifenomi di una malattia grave, infezioni di una ferita profonda presente nel corpo del nostro Paese, riflesso condizionato di imprenditori più o meno loschi, di padri padroni più che puttanieri, di incalliti evasori fiscali prontamente scudati e di cittadini consumatori di irreale mondo televisivo riproiettato nelle loro case per contaminarli fin nell'anima. Tanti esempi alquanto stomachevoli per decidere finalmente di rottamare questo premier, voltare pagina e tornare finalmente a vivere. Non vi sembra un buon proposito per l'anno che verrà?

sabato 5 dicembre 2009

un dovere morale ineludibile


Le giuste e significative parole le ha scritte nel suo editoriale di stamani Ezio Mauro su la Repubblica a proposito di quello che dovrebbe essere il comportamento del Capo del governo all'indomani delle dichiarazioni di Gaspare Spatuzza nel corso del processo di appello nei confronti di Marcello Dell'Utri: "...Berlusconi deve mostrare la responsabilità che finora non ha avuto. Deve certamente difendersi con ogni mezzo lecito, ma attraverso il rispetto delle regole di uno Stato di diritto, non contro. Perchè solo quelle regole garantiscono lui e i cittadini dell'accertamento della verità, nell'interesse generale". Appunto, quelle regole che una democrazia suggerisce di osservare per l'interesse comune di un Paese non certamente bulgaro; quel rigore morale che ogni cittadino dovrebbe osservare e che a maggior ragione un presidente del Consiglio dovrebbe far suo; quel senso di giustizia e di equidistanza e di responsabilità per la cosa pubblica, nonchè per l'onere e l'onore di rappresentare uno Stato di diritto agli occhi del mondo. Ecco, tutto ciò dovrebbe indurre Silvio Berlusconi a comportarsi come un vero statista, come un vero uomo d'onore (non certamente nell'accezione mafiosa), conscio dei doveri e delle molteplici incombenze che un eletto dal popolo (come è solito magnificare lui) deve assumersi di fronte a Dio e agli uomini per portare a termine il compito a lui affidato. Ma purtroppo, almeno a mio avviso, le ultime risultanze e i ripetuti atteggiamenti del presidente del Consiglio al riguardo non fanno che confermare un'impressione ben lontana dalle legittime aspettative di chi chiede la verità: Silvio Berlusconi non ha la benchè minima voglia di rispondere del suo operato di fronte a un tribunale di questo Paese. Anzi, a sentire il suo consigliori (l'avvocato e parlamentare Niccolò Mavalà Ghedini) intervenuto l'altra sera nel dibattito televisivo di Annozero (http://www.annozero.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-219d051d-d515-4c52-8790-fc2dc81d8a53-annozero.html?p=0) di eventuale processo se ne parlerà se e quando un tribunale (e i relativi giudici) avrà le caratteristiche di totale gradimento da parte del Pifferaio di Arcore. Il caso Mills, trattato magistralmente nella trasmissione di Michele Santoro di giovedì scorso (e con un Marco Travaglio in gran spolvero nel ruolo inconsueto di narratore e filo conduttore dell'ottima ricostruzione dei fatti), è un esempio lampante e purtroppo significativo dell'arroganza e della supponenza viscerale che connotano la figura berlusconiana. Un uomo così potente che manipola la legge a suo esclusivo privilegio, che continua a sfuggire con artifici impauriti al calendario delle udienze, che reiteratamente si sottrae ai suoi naturali doveri di cittadino fregandosene altamente della giustizia e dell'Italia tutta. E ancor di più ieri, giornata nervosa e a rischio d'immagine per le dichiarazioni di Spatuzza (ampiamente ribadite), abbiamo avuto la riprova della vigliaccheria politica e personale del Capo del governo: la data del 4 dicembre era stata fissata per la ripresa del processo Mills, dopo il no della Consulta al Lodo Alfano, ma mister G (l'avvocato Mavalà) si era aggrappato al legittimo impedimento in quanto il suo prezioso cliente, proprio in quel giorno, avrebbe dovuto presenziare all'inaugurazione di una galleria sulla Salerno-Reggio Calabria (evento di risonanza mondiale con diretta della CNN e blocco totale delle attività produttive in tutto il globo...). Il tutto poi, con grande costernazione dell'umanità intera, non è avvenuto. Mister B si è dovuto accontentare di un misero Consiglio dei ministri arricchito però dalla spontanea e veritiera solidarietà dei suoi uomini di fiducia (da Bonaiuti a Scaloja, da Capezzone a Cicchitto), tutti presi a far quadrato intorno all'uomo che oltre ad essere il miglior presidente del Consiglio degli ultimi 150 anni è anche il miglior cacciatore di latitanti (mafiosi e non) dell'era moderna. Un record di cui andar fieri. In secula seculorum.