l'Antipatico

domenica 28 agosto 2011

sette giorni di vero relax




Sono tornato a Roma, immerso in una canicola da incubo. Non credo che questa notizia sia stata ripresa dalla CNN o dalla REUTERS (nemmeno dal TG1 a quanto mi risulta...) ma la cosa l'avevo messa in conto. Battute a parte sto scrivendo questo mio post di fine agosto per far sapere ai miei (pochi) lettori che la mia vacanza a Pineto, presso la struttura alberghiera gestita da GIACOMO, da GIULIANA e dai loro 5 figli (in rigoroso ordine alfabetico: CRISTIANO, FABIANO, GIULIANO, GRAZIANO e ROSSANO), è stata indimenticabile. Il merito lo debbo attribuire (oltre che alla presenza della mia giovane fidanzata, molto apprezzata dagli sguardi dei villeggianti ) alla professionalità e all'accurata competenza alberghiera di Giacomino & Co. oltre che alla sapiente mano culinaria dello chef che vedete nella foto. Menu da leccarsi i baffi, servizio impeccabile in sala da pranzo (con la simpatia e la cordialità dei giovanissimi camerieri), spiaggia curatissima con lettini e ombrelloni tenuti a debita distanza, proprio per favorire una sorta di naturale privacy dei vacanzieri provenienti da nord e da sud (con netta maggioranza dei romani). Insomma l'hotel a tre stelle SAINT TROPEZ di Pineto, sulla costa teramana, è da me fortemente consigliato anche per l'ottimo rapporto qualità-prezzo, ma soprattutto perchè ci si sente come a casa propria, senza quell'antipatica sensazione di essere trattati come numeri e non come persone: al contrario, ci si sente considerati come amici di famiglia. E poi, ma questo è un dettaglio strettamente personale, le idee politiche di Giacomino & figli collimano perfettamente con le mie (notare le due vignette che accompagnano questo mio post). Il che, mi sembra, non guasta mai...

sabato 20 agosto 2011

un dito medio per questa manovra



Ci volevano le vacanze e l'aria salubre di Pineto (oltre alla magnifica ospitalità della famiglia che gestisce l'hotel in cui sto soggiornando) per farmi ritornare la voglia di scrivere su questo blog a distanza di quasi 4 mesi dall'ultimo post dedicato, tanto per cambiare, al Puttaniere di Arcore. Questa volta, mi sono detto appena giunto in questa splendida località di villeggiatura della costa teramana, debbo scrivere qualcosa sull'argomento che in questo momento è sulla bocca della stragrande maggioranza degli italiani. Ovvero la bislacca e al contempo vergognosa manovra economica partorita dai cervelli oramai spappolati del Gatto & la Volpe, al secolo Berlusconi e Tremonti. Francamente mi immaginavo che in questa occasione, ossia nella stesura e nell'applicazione della forzosa manovra economica di correzione, il salato conto e la politica delle lacrime e sangue l'avessero fatto propri quelli della maggioranza, il Governo in primis. Per pagare la cuenta Berlusconi e soci avevano tutte le carte in regola e gli strumenti idonei per la bisogna: un grande piano di cessione ai privati del patrimonio mobiliare ed immobiliare dello Stato e degli Enti locali, oltre che a un drastico intervento moratorio sulle maxi pensioni dei boiardi di Stato e di quella infinita pletora di loschi figuri che da anni bivaccano nelle ovattate sale di Montecitorio e di Palazzo Madama. Invece, manco a dirlo, grazie al famoso dito medio di Bossi il conto lo pagherà (con il deferente ringraziamento degli evasori fiscali e degli scudati amici del Premier) quell'uno per cento dei contribuenti onesti che vive del proprio reddito e che già paga il 50% di tasse. Quegli stessi contribuenti, immagino, a cui nel 2001 un sorridente e paraculo Berlusconi promise (in una famosa puntata di Porta a porta) un'aliquota al 33%. Debbo confessare che per un attimo, tempo fa, anch'io mi ero illuso che questa maggioranza di governo, in un momento di goliardica e lucida follia, potesse (magari sotto dettatura della BCE) iniziare a fare le riforme necessarie per uscire da questo pantano in cui è piombato il nostro Paese, sforbiciando sugli sprechi della spesa pubblica, riducendo il numero e gli emolumenti dei maiali che siedono in Parlamento, sburocratizzando la pubblica amministrazione, liberalizzando e via discorrendo. Invece nulla di tutto ciò: la Casta si sente intoccabile e i sacrifici non li può di certo chiedere a se stessa. Meglio mettere le mani nelle tasche dei poveri contribuenti onesti. E così si continua ad ammazzare di tasse il ceto medio, si persevera a non toccare il patrimonio pubblico (naturale culla di rendite e di corruzione), si affossa in tutti i modi la crescita del nostro Paese (strombazzando inutili annunci di liberalizzazioni e privatizzazioni), si sfiora appena appena la spesa pubblica e si lasciano alla fame gli Enti locali, lasciando però a loro mano libera per introdurre nuovi balzelli e consistenti aumenti di tariffe. Mi viene naturale sottolineare come questa manovra (stante la conclamata e imbarazzante assenza di alternative credibili nella sinistra) seppellisca senza possibilità di appello la credibilità politica e personale del trio monnezza composto da Berlusconi Bossi e Tremonti, rei confessi di una dilettantesca inerzia di fronte a questa crisi globale aggravata dal fatto di aver dolosamente indotto milioni di italiani a credere che in fondo in fondo "la barca andava", quando invece stava paurosamente affondando mentre occorreva portarla urgentemente al riparo dalle turbolenze dei mercati finanziari. Questa volta il dito medio tanto pubblicizzato da Bossi non è servito a mò di parafulmine per salvarsi dalle intemperie economiche. Bastava solo riflettere un attimo e fare la scelta più giusta e più naturale per decidere dove infilarsi quel dito. Sì, avete capito bene. Proprio lì!