l'Antipatico

lunedì 31 dicembre 2007

Auguri a tutti!


Come già scritto nel post prenatalizio, non siamo avvezzi agli auguri tanto per farli. Ma in questa seconda occasione, sentiamo veramente l'impulso e la necessità di fare gli auguri più sinceri a tutti. Sia a chi legge questo blog, sia a chi non lo legge. Sappiamo che sta per concludersi un anno particolarmente difficile e pieno di cattive notizie (vi invitiamo a dare un'occhiata al sito di un'associazione, così tanto per farvi un'idea su quello che vi aspetta per l'anno che verrà: http://www.federconsumatori.it/) ma, come sempre, ci viene in soccorso il solito, italianissimo e ottimistico "il 2008 sarà sicuramente migliore del 2007" e con questo abbiamo detto tutto...Allora auguri a tutti e buon anno (anche a quei poveri sfortunati viaggiatori dell'ultimo minuto che stamani dovevano partire per Cuba e causa ritardo faranno il brindisi in volo...). Divertitevi, se potete...

mele marce e albero putrefatto


Torniamo anche oggi a parlare delle mele marce bergamasche, grazie alla segnalazione di un lettore di questo blog che ci fornisce un ulteriore modo per farci un'idea su questa scandalosa storia dei carabinieri di Calcio (BG), e della polizia comunale di Cortenuova (BG), arrestati (alcuni già condannati) per i raid punitivi del venerdì sera contro gli immigrati della zona. Dando uno sguardo al documento del nostro lettore (http://ceru.altervista.org/) ci siamo resi conto della gravità delle azioni commesse dalla dozzina di appartenenti alle forze dell'ordine, e ci fa alquanto sorridere l'ufficialità dei comunicati stampa dell'Arma che mal si conciliano con l'evidenza dei fatti, scaturiti da indagini del GICO della Guardia di Finanza, addebitabili agli uomini della Benemerita. Come già dicevamo nel nostro precedente post, genera rabbia e preoccupazione il fatto che (ad eccezione di rarissime voci di controinformazione come http://www.osservatorioantigone.it/index.php?option=com_content&task=view&id=1641&Iternid=67 oltre alla già citata "retebassa.org") il silenzio più assoluto abbia accompagnato lo sviluppo di questa vergognosa storia di mala istituzione italiana. Fortunatamente ci sono le informazioni su altri media, come il blog appunto, che permettono ai cittadini di non trovarsi sempre e comunque all'oscuro di tutto o "illuminati" dalla fioca, e a volte poco trasparente, "luce" dei comunicati stampa dell'arma dei Carabinieri...

domenica 30 dicembre 2007

il ritorno delle mele marce




Ci risiamo. Ogni tanto dobbiamo occuparci di fatti di cronaca nera (con la riga rossa) che riguardano i Carabinieri. Ce ne siamo occupati qualche tempo fa (http://l-antipatico.blogspot.com/2006/01/le-mele-marce.html) ed ora ecco la notizia, passata un pò sotto silenzio, che una dozzina di appartenenti all'Arma sono stati arrestati a Calcio (in provincia di Bergamo) per aver effettuato "spedizioni punitive" nella bassa bergamasca contro extracomunitari, e di averli picchiati e rapinati, oltre ad averne mandato qualcuno all'ospedale senza denti. E nelle intercettazioni (grazie ad una cimice piazzata all'interno di una panda nera con targa rubata...) si possono ascoltare tutta una serie di insulti ed invettive contro i poveri marocchini al centro dei raid punitivi. Il capo del gruppetto di mele marce era l'ex comandante della locale stazione di Calcio, Massimo Deidda, chiamato dai colleghi con deferenza "herr kommandant" per le sue innate capacità di comando e di carisma (al negativo), il quale coordinava false operazioni antidroga e contro la criminalità, preferibilmente di venerdì notte, in modo tale da finire sui giornali della bergamasca (e magari su quelli nazionali) la domenica mattina, sintomo anche questo di megalomania e di folle narcisismo. Come ha scritto il giudice per le indagini preliminari Raffaella Mascarino (nella sua richiesta di rinvio a giudizio) "...gli indagati agivano in un clima di violenza, di esaltazione collettiva e di autocompiacimento..." rendendo così un quadro abbastanza squallido degli appartenenti alla Benemerita, alcuni dei quali sono già stati condannati con il rito abbreviato. Gli altri (compreso Deidda) saranno processati con il rito ordinario il prossimo 14 febbraio. Di questa ignobile vicenda ne parla oggi sul Corriere della Sera l'ex procuratore generale di Milano (oggi senatore dell'Ulivo) Gerardo D'Ambrosio, che nell'intervista pubblicata a pagina 21 dice a chiare lettere che "...sono episodi di razzismo terribili, chiaramente ancora più gravi se commessi da chi la sicurezza dovrebbe garantirla. In casi così gravi dovrebbe essere un esempio quello di sospendere immediatamente i militi dal servizio. Non c'è cosa peggiore di un abuso da parte delle forze dell'ordine, perchè è difficile che venga denunciato...". Noi ci asteniamo da qualsiasi ulteriore commento, non prima però di aver sottoscritto quello che ha dichiarato D'Ambrosio a margine di questo vergognoso episodio che ha riguardato (ancora una volta, purtroppo) l'arma dei Carabinieri.

giovedì 27 dicembre 2007

il cavaliere e i suoi pala...Dini


A quanto pare nemmeno l'atmosfera ovattata dei giorni di Natale ha permesso a Romano Prodi di mangiare in santa pace il panettone. Non ha fatto in tempo a rilasciare una breve intervista a SKYTG24 (http://www.skylife.it/application/html/591/singolo_politica_59196.html) che subito si sono scatenate le reazioni politiche del centrodestra. I paladini a difesa del cavaliere (Cicchitto, Bondi, Pionati e pure il colonnello Gasparri) hanno interrotto i loro pranzi natalizi per dare alle agenzie e alle tv le loro dichiarazioni (solite e sterotipate) infarcite delle classiche previsioni (finora mai avveratesi...) sui tempi e i modi della caduta del governo Prodi. Chi affermava che il Professore sarebbe caduto a novembre, ha ora posticipato la data ai primi di gennaio; chi diceva con sicurezza che il governo era "al capolinea" ha forse sbagliato nell'indicazione dell'autobus (o forse hanno spostato il capolinea e loro non se ne sono accorti...). Insomma, un vero e proprio totoscommesse, neppure tanto clandestine, sulla fine del governo. E non avevamo ancora fatto i conti con il rospo. Infatti, puntuale, ecco l'uscita mediatica di Lamberto Dini (uno che, bisogna ricordarlo, qualche mese fa era tra i famosi 45 saggi del nascente Partito Democratico) ultimo dei paladini di sua emittenza, che risponde all'intervista natalizia di Prodi affermando che ormai il Professore al Senato "...non ha più i numeri. Da lui vengono solo mosse disperate...pensa che solo lui possa guidare il Paese: è una pretesa che mi pare assurda. L'ooposizione fa il suo lavoro..." dando così tra le righe ragione al cavaliere e ai suoi accoliti, sempre pronti lancia in resta all'attacco di palazzo Chigi. Certo, uno come Dini (vogliamo ricordare che la moglie Donatella Zingone ha subìto più di un'inchiesta per operazioni finanziarie estere sospette quando lui era capo del Governo?), che qualche scheletruccio nell'armadio ce lo dovrebbe avere, se proprio non si riconosce più nello schieramento politico (l'Unione) in cui è stato eletto, dovrebbe lasciare coerentemente il suo posto al Senato. Invece no, piuttosto che dimettersi dignitosamente, per non tradire il mandato degli elettori, Dini attacca a testa bassa il capo dell'Esecutivo: critica aspramente le scelte, in tema di fisco e di economia, operate dal Governo e minaccia costantemente il suo voto contrario (e quello degli altri suoi due compagni liberaldemocratici) facendo chiaramente il gioco politico di Berlusconi ma, allo stesso tempo, cercando di aprirsi (a nostro modesto avviso) una ipotetica strada istituzionale per giungere ad un governo di larghe intese, in caso di caduta di Prodi. Forse Lamberto Dini non ha capito (o fa finta di non capire) che l'unica strada percorribile sarà quelle delle elezioni anticipate, che ci eviteranno anche di rivedere il suo brutto muso in una nuova foto istituzionale dell'eventuale prossimo governo...

lunedì 24 dicembre 2007

auguri!


Normalmente non siamo propensi alle smancerie e agli auguri di prammatica, ma in questa occasione (considerato anche il continuo incremento delle visite e delle pagine viste su questo blog) ci teniamo a fare i più sinceri auguri a voi tutti, perchè possiate trascorrere, insieme alle vostre famiglie, un sereno Natale e un bel Santo Stefano. Ci si rivede giovedì 27. Fate i bravi.

meritarsi la grazia




In questo pomeriggio prenatalizio, dove la "bontà" si taglia a fette, la notizia della probabile grazia, da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, all'ex superpoliziotto Bruno Contrada (attualmente detenuto nel carcere di S.Maria Capua Vetere per una condanna a 10 anni per concorso esterno in associazione mafiosa) ci ha fatto riflettere sull'opportunità (e sulla valenza umana ed istituzionale) della concessione della grazia a chi si trova in una situazione (personale, di salute o altro) chiaramente incompatibile con una prosecutio indeterminata dell'espiazione di una pena. Tempo fa ci fu una sottile polemica, quando l'ex ministro della Giustizia (all'epoca ancora di Grazia e Giustizia), Roberto Castelli, entrò in rotta di "collisione istituzionale" con l'allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi a proposito della concessione o meno della grazia all'ex leader di Lotta continua (ora apprezzato scrittore e giornalista) Adriano Sofri. Il quid è sempre lo stesso: chi si macchia di determinati reati (terrorismo, mafia, stragi) può essere ammesso all'iter burocratico per ottenere la grazia (anche quando non espressamente richiesta dall'interessato) oppure no? Quale linea di confine si deve tracciare tra i casi di Sofri e di Contrada (ambedue in gravi condizioni fisiche) per poter attenersi, più fedelmente possibile, alla dottrina costituzionale della grazia? Non vogliamo entrare nel merito del caso Contrada (al riguardo, per farsi un'idea, segnaliamo due siti: quello personale dell'ex poliziotto http://www.brunocontrada.info/ e quello di un giornalista http://casocontrada.blogspot.com/2007/06/introduzione-il-perche-di-questo-blog_03.html) e nemmeno in quello di Sofri. Vogliamo solo riflettere, insieme a voi, sui modi e sui tempi inerenti una spinosa e controversa questione, come quella della grazia e di chi se la merita.

domenica 23 dicembre 2007

Saccà e l'Incantesimo











Le trascrizioni delle intercettazioni tra Agostino Saccà (ex capo ormai di RAIfiction), Silvio Berlusconi (ancora capo, purtroppo, del centrodestra), Rosanna Mani (capo di Sorrisi e Canzoni TV) e Guido De Angelis (capo, insieme al fratello Maurizio, della DAP, società produttrice di cinema e fiction) pubblicate in questi giorni sui quotidiani di maggiore tiratura, ci hanno fatto tornare con la mente a quei film del passato, dove la commedia degli equivoci all'italiana la faceva da padrone. Il tenore delle telefonate intercettate è un miscuglio di ilarità involontaria, di pruriginosa velleità da tombeur de femme (ci riferiamo al cavaliere, ovviamente), di sottomissione e asservimento al potere (Saccà) e di partecipazione al potere mediatico (Mani e De Angelis) che ci tratteggiano la società imperiale delle telecomunicazioni, creata da sua emittenza negli anni Ottanta e che, ancora oggi, rappresenta la più alta espressione dell'idiozia e del pressapochismo (infarcita di sbavante sessualità alla Fantozzi) personificata nella figura di un imprenditore-politico. Quando un capo dell'opposizione, nell'ambito delle sue funzioni istituzionali, chiede a Saccà di intercedere con la produzione di "Incantesimo" (la nota fiction in odore di chiusura) per piazzare artisticamente una sconosciuta Camilla Vittoria Ferranti, affidandole un ruolo da co-protagonista nella serie televisiva, si avverte a pelle una sensazione di malcostume e di trasfigurazione di ruolo politico-mercenario che ci lascia abbastanza sconcertati. Ancor di più rimaniamo allibiti nel verificare la condiscendenza integrale e viscida di un "potente" della RAI che si prona e scodinzola pur di avere un tornaconto personale (e regionale, volendo costituire nella sua Calabria un polo televisivo e mediatico grazie agli appoggi del cavaliere) e che, nelle telefonate con la direttrice di Sorrisi, usa un linguaggio ("...ma lui è al corrente della situazione?...) che ci riporta tanto ai vecchi film di Totò, stile Sua Eccellenza si ferma a pranzo, delle posate d'oro che "lui" gradirebbe avere, del "non si preoccupi Eccellenza, stanno tutti bene, la salutano tutti, come va la salute?" e vedere la faccia di Raimondo Vianello è come vedere la faccia di Saccà oggi. Che dire. Forse hanno ragione il New York Times e il Times di Londra quando parlano di un'Italia triste e depressa, se i personaggi principali parlano e si comportano come questi che abbiamo oggi: non meritiamo certo tutto questo, ma è anche un pò colpa nostra se affidiamo le nostre speranze e le nostre aspettative a ex concertisti da crociera con il pallino della topa...

venerdì 21 dicembre 2007

Baffetto & il giudice




Era francamente da un pò di tempo che ci ripromettevamo di scrivere sul cosiddetto "caso Forleo", ampiamente trattato dai media nelle ultime settimane (anche a seguito del "ciclone De Magistris"...) e riproposto anche ieri sera su RAIDue nel corso di annozero (per chi se lo fosse perso: http://www.rai.tv/mppopupvideo/0,,RaiDue-Annozero-Puntate%5E0%5E47707,0.html) grazie ad una ricostruzione stile docu-fiction che ci ha fatto rivivere (con plausibile veridicità) le emozioni e lo stato d'animo del giudice Clementina Forleo, nella sua famosa audizione davanti al Consiglio Superiore della Magistratura. Dobbiamo dire francamente che, al termine della trasmissione di Michele Santoro, una certa inquietudine (mista a una latente preoccupazione) ha fatto capolino nel nostro io, facendoci anche un pò riflettere sulle modalità e sulle incongruenti casualità che si sono appalesate nel corso dell'intricata vicenda. Come si sa, il tutto è nato dalle famose intercettazioni di alcuni politici (tra i quali Massimo D'Alema) nel ginepraio Unipol-BNL dell'estate 2005. Noi non vogliamo entrare nel merito (ci mancherebbe altro, c'è la magistratura per questo, ci pare...) ma volevamo sottolineare la curiosa intersecazione tra la puntata di ieri sera e il "faccia a faccia" tra la stessa Forleo e il Procuratore Generale di Milano, Mario Blandini, avvenuto negli uffici della procura di Brescia. In quella sede, il PG ha smentito di aver mai riferito alla Forleo della telefonata di D'Alema, nella quale il politico manifestava le sue preoccupazioni circa l'eventuale deposito negli atti di telefonate "di carattere privato" fatte da lui stesso e finite nel calderone delle intercettazioni. Ora, ci sembra alquanto ingarbugliata la matassa fin qui elaborata per aggiungerci ulteriori elementi di riflessione, ma ci piacerebbe conoscere il pensiero (reale, scevro del paludamento istituzionale) del nostro beneamato presidente del Consiglio, Romano Prodi, il quale fino ad oggi non ci ha degnato di un apprezzamento (nel bene e nel male) circa l'eventuale "operato" del suo Vicepresidente, nonchè illustre ministro degli Affari Esteri, l'imperturbabile "Baffetto"...A pelle, diciamo la verità, ci fidiamo un pò di più delle qualità giurisprudenziali della Clementina, rispetto alle "qualità" di integerrima probità del Massimo...Staremo a vedere. La telenovela di "Baffetto e il giudice" non è certo terminata.

giovedì 20 dicembre 2007

pronto, presidente...quando ci vediamo?




Eravamo in ansia e in fibrillazione da quando il sito di Repubblica.it aveva nei giorni scorsi dato la notizia dell'intercettazione della telefonata tra Agostino Saccà e Silvio Berlusconi. Ne avevamo già parlato nel post di mercoledì 12 dicembre ("le consuetudini del cavaliere") e attendavamo fiduciosi la possibilità di ascoltare con le nostre orecchie il quantum. Ora il momento (grazie all'Espresso) è arrivato e, per la prima volta, possiamo sentire la voce gracchiante del cavaliere che si intrattiene con il suo suddito di mamma RAI Saccà disquisendo di politica, di affari, di donne e della sua propensione ad essere considerato degno del soglio pontificio (naturalmente il prono Agostino si spacca la schiena e si genuflette davanti alla cornetta pur di asservire sua emittenza). Abbiamo avuto la sensazione che il grido di dolore del cavaliere, oggi emesso a tutte le agenzie di stampa, più che per dolersi dell'intrusione nella sua privacy telefonica sia stato provocato dalla brutta figura che si evince ascoltando il tono e il contenuto della intercettazione. Un politico smaliziato come lui, e soprattutto un cultore della comunicazione come sua emittenza, non ci dà un'immagine così elegante e integerrima da potersi permettere di apostrofare con uno "stronzo" l'ex ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani. Il modus dialettico del cavaliere evidenzia una tale povertà di sintassi e cura della lingua italiana che, al confronto, il linguaggio mezzo demitiano e mezzo biscardiano del generale Speciale è cultura al cubo. Per chi ancora non l'ha sentita (stasera Blob l'ha mandata in onda) trastullatevi con la telefonata del cavaliere (http://espresso.repubblica.it/multimedia/1471644?flv=true) e poi fatevi una bella risata alla faccia sua e di quelli che ancora lo votano. E speriamo di sentirne magari altre di conversazioni. Così inizieremo con il sorriso sulla bocca il nuovo anno...

mercoledì 19 dicembre 2007

il nuovo sport dell'opposizione


Sappiamo benissimo che trattare sempre di politica, alla fine viene a noia (e avete ampiamente ragione) ma purtroppo anche oggi non possiamo esimerci dal trattare la cosa. Ogni giorno, i vari esponenti politici dell'opposizione (in prima fila Bondi e gli esponenti della defunta Forza Italia, a ruota Alemanno e altri colonnelli dell'ex Alleanza Nazionale) ci inondano delle loro dichiarazioni, delle loro esternazioni più o meno istituzionali, dei loro modi di vedere la res publica. Ogni giorno, nel contempo, perdono anche le migliori occasioni di questo mondo per tacere, per fare più bella figura nell'astenersi da commenti e da parole al vento. Ma quello che ultimamente sta diventando un vero e proprio sport di squadra (l'allenatore in pectore è naturalmente Berlusconi) è il "lancio" della richiesta di dimissioni. Se un ministro decide di rimuovere un consigliere RAI o un generale della Finanza, quel ministro ha sbagliato e deve rassegnare le dimissioni. Se a capo del dicastero dell'Interno vi è il politico che ha "toppato" sul pacchetto sicurezza, ebbene quel politico deve lasciare il ministero. Ora, a noi sembra francamente che questo strano sport sia un pochino fuori luogo (oltre a non essere classificato dal CIO, il Comitato Internazionale Olimpico) e che non aiuti più di tanto a far svolgere regolarmente la partita politica dei vari giocatori (ministri), già di loro impegnati a non farsi sgambetti e falli reciproci e quindi non bisognosi di suggerimenti e modalità di comportamento (basta vedere il pulpito da cui partono certe prediche...) da parte dell'opposizione. Secondo noi sarebbe opportuno un bel cartellino giallo esibito dall'arbitro (il presidente della Repubblica Napolitano) sotto il naso dei politici inclini alle proteste e alle richieste di dimissioni. Almeno, si spera, con due cartellini gialli consecutivi potremo finalmente mandarne negli spogliatoi (a casa) qualcuno di questi (poco) onorevoli rappresentanti dei cittadini, così solerti a sottolineare gli errori altrui, così refrattari a vedere gli sfaceli combinati in casa loro. Il solito discorso della pagliuzza e della trave...

venerdì 14 dicembre 2007

il regalo di Natale di Grillo




Avevamo nostalgia della presenza di Beppe Grillo (in piazza, in tv, in foto, ovunque) e di quello che diceva o faceva. Oggi,fortunatamente, è riapparso sulla pubblica piazza. Anzi, sulle piazze della politica (Senato e Camera dei Deputati) per portare un suo personalissimo "regalo di Natale" alle istituzioni e alla classe politica, tante volte vituperate dalle sue esternazioni pubbliche (e private), l'ultima, quella più eclatante, l'8 settembre scorso a piazza Maggiore, a Bologna. Oggi, tanto per non smentirsi, ha fatto un'uscita non proprio in punta di piedi: si è presentato in risciò con gli scatoloni pieni delle 350.000 firme raccolte (nei giorni del Vaffa-day) per ottenere la richiesta di una legge popolare che, tra le tante cose, ripulisca il Parlamento dagli onorevoli wanted, come li chiama lui, ovvero quelli inquisiti o condannati in via definitiva. Sappiamo che il comico genovese è leggermente inviso ai politici (e sarebbe curioso il contrario...) e da loro non avrà certamente pacche sulle spalle o strette di mano. Ma almeno, si spera, avrà quella giusta considerazione dovuta ad una persona che, in mancanza di altri, ha fatto sentire la sua voce (seppure attraverso lo strumento amplificato e democratico del blog) in merito ad una situazione paradossale e inusuale, quella di una politica unta dalla corruzione e dall'interesse partitico e personale, a scapito della collettività e del bene comune del Paese. Questo, comunque, lo dobbiamo a Grillo. E ringraziarlo ci sembra perlomeno il minimo.

mercoledì 12 dicembre 2007

le consuetudini del cavaliere


E ci risiamo. La notizia (in prima pagina su la Repubblica di oggi a firma di Giuseppe D'Avanzo) è sempre la solita. un pò stucchevole, un pò ripetitiva, un pò comunista: il cavaliere sarebbe (il condizionale viene usato per rispetto istituzionale) indagato dalla procura di Napoli per corruzione (nei confronti del direttore di RAI fiction Agostino Saccà) e per istigazione alla corruzione (nei confronti del senatore dell'Unione Nino Randazzo e di altri senatori della Repubblica non ancora identificati) nell'ambito di un'inchiesta su fatturazioni di comodo, che nasconderebbero fondi neri, all'interno di rapporti finanziari tra produttori televisivi e cinematografici. L'incauto cavaliere è incappato nelle maglie dell'inchiesta a sua insaputa, in quanto il telefono di Saccà era già sotto controllo e gli investigatori, ascoltando le conversazioni, hanno capito che sua emittenza non chiamava Saccà per farsi dare la ricetta della torta meneghina nè per quella della nonna, ma (più realisticamente, conoscendo le tendenze logorroiche dell'omino di Arcore) per dare vere e proprie istruzioni per l'uso su come muoversi per cercare di eliminare quei contrasti (all'interno della RAI) nati all'indomani della inopinata sostituzione del consigliere (in quota FI) Angelo Maria Petroni. Le confidenze espresse da Berlusconi a Saccà sfiorano anche i programmi televisivi (vuole sapere da Saccà quando andrà in onda la fiction su Federico Barbarossa, stante il pressante interessamento di Bossi...) e naturalmente si parla anche di politica. Ma se ne parla ancor di più in incontri, e telefonate, con il senatore Nino Randazzo, al quale viene espressamente offerta, dal cavaliere, la possibilità di diventare viceministro in caso di vittoria alle nuove elezioni, provocate proprio dall'eventuale voltafaccia del senatore all'Unione. Ma ciò non avviene: Randazzo resiste alle sirene berlusconiane e va a spifferare il tutto in procura, con dovizia di particolari, soprattutto sull'incontro avuto con il cavaliere a Palazzo Grazioli, propedeutico (visto dalla parte di Arcore) per far cadere il governo Prodi. O almeno provarci. Alle accuse ricevute, lo staff del leader di centrodestra ha reagito come al solito: attaccando e denigrando la solita "armata rossa" della magistratura (è lo stesso anche se è di Napoli, tanto ormai Nord e Sud pari sono, almeno giudiziariamente parlando per Forza Italia) che non perde occasione per ossessionare il povero cavaliere tanto buono e tanto bravo. Berlusconi detta, nel pomeriggio di oggi, queste poche righe alle agenzie di stampa: "Tutto quanto è stato fatto in maniera solare...Tutto quello che ho detto e proposto ai miei interlocutori è stato politicamente corretto, in linea con gli usi e le consuetudini della politica...". Come si può ben notare dal tenore delle dichiarazioni del cavaliere (che ammette implicitamente i "contatti" politici con Randazzo e altri senatori) le consuetudini e gli usi della politica italiana permettono a chiunque (e a lui in particolare) di fare e di disfare qualsivoglia archetipo di alleanza e di interesse, al fine di raggiungere l'obiettivo prefissato, in questo caso però malinconicamente naufragato, a causa della mancata spallata al governo Prodi. Siamo dell'idea, però, che il cavaliere non demorderà tanto facilmente e, a meno che non si avveri il sogno di molti italiani (vederlo dietro le sbarre), ce lo ritroveremo ancora al telefono intento a trafficare nei suoi melliflui inciuci istituzionali e personali.

martedì 11 dicembre 2007

chi la fa...l'aspetti!


La notizia è di quelle che ti riconciliano con il mondo. Nella recente Finanziaria, approvata al Senato, è stata inserita la disposizione riguardante l'utilizzo di 94,2 milioni di euro destinati alla costruzione di migliaia di strutture per l'infanzia. Ma la notizia non finisce qui. Abbiamo saputo, con immensa gioia, che i soldi provengono dal "patteggiamento" della Banca Popolare Italiana con lo Stato italiano per la condotta illecita di Giampiero Fiorani, quello del famoso bacio in fronte all'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio. Proprio dai soldi, illecitamente guadagnati, da uno dei cosiddetti furbetti del quartierino, si potranno costruire migliaia di asili nido per i bambini e, come dice il ministro per la Famiglia Rosy Bindi "...è significativo che un sequestro di denaro, frutto di speculazioni finanziarie illecite che hanno danneggiato tante persone, venga restituito attraverso uno dei servizi più essenziali per la famiglia...". Altra buona notizia è che una parte di questo tesoretto (circa 20 milioni di euro) sarà utilizzato dal Ministero della Giustizia per il buon funzionamento degli uffici giudiziari (almeno speriamo...). Un piccolo ma importante risarcimento per tutti i cittadini, quindi: a volte i vecchi adagi valgono anche per Fiorani...Chi la fa, l'aspetti!

lunedì 10 dicembre 2007

l'immigrato telematico


Abbiamo letto, ieri mattina, una notizia che ci ha fatto capire definitivamente, ove ce ne fosse bisogno, quanto il web, e il mondo dell'informatica in generale, sia ormai uno strumento indispensabile e universale. La notizia (pubblicata a pagina 8 del Corriere della Sera) è che dal 15 dicembre prossimo, esattamente alle ore 8 del mattino, gli immigrati (e i lavoratori di "nazionalità riservatarie") che desiderano essere regolarizzati tramite assunzione come badanti, cuochi e altro, dovranno "cliccare" sul sito del Ministero dell'Interno (http://www.interno.it/) e scaricare il programma (http://nullaostalavoro.interno.it/Ministero/download) e sperare (come in una vera e propria lotteria nazionale) di essere ammessi tra i 170.000 lavoratori immigrati regolarizzati. Immaginiamo la scena davanti a centinaia di migliaia di pc: tutti a riscaldare le dita delle mani, come fossimo a un concorso di dattilografia. Solo che stavolta il premio non è una medaglia o un bell'attestato da appendere orgogliosamente in camera ma, più realisticamente, la possibilità di lavorare e di vivere regolarmente e dignitosamente nel nostro Paese. Leggendo l'articolo però, abbiamo trovato una piccola incongruenza, chiamiamola così, di natura etica e sociale: dei 170.000 posti, in base ad un preaccordo bilaterale, 47.100 immigrati di alcune nazioni (Marocco, Moldavia, Albania, Sri Lanka, Pakistan e altri) avranno una sorta di "corsia preferenziale" che permetterà loro di essere assunti con più facilità dai datori di lavoro italiani. Un'altro aspetto curioso è che, tra le iscrizioni già presentate al Viminale, ci sono rappresentanti di nazioni leggermente desuete per l'Italia, in ambito di richieste di lavoro. Come, ad esempio, 1 di Trinidad e Tobago, 2 delle Isole Vergini, 3 del Kuwait e della Sierra Leone, 4 del Bahrein, 7 delle Isole Faer Oer (diventate famose per la loro squadra di calcio, che ha giocato due partite con l'Italia nelle qualificazioni agli Europei) e addirittura 13 della Città del Vaticano (praticamente giocano in casa...), tenendo presente che tutti questi richiedenti dovranno recarsi nel loro Paese d'origine e ritirare presso il consolato o ambasciata italiana il kit informativo e documentale per la regolarizzazione. Abbiamo il legittimo sospetto che, dopo questa ennesima rivoluzione telematica in atto nel mondo del lavoro, la prossima occasione di affidarsi a un click, per evitare perdite di tempo e interminabili file, sarà quella della prenotazione on line per avere un loculo in uno dei cimiteri delle grandi e piccole città italiane...Avremo così anche il caro estinto telematico, crisantemo virtuale incluso.

sabato 8 dicembre 2007

meditate, gente, meditate...


Con il capitolo 17 pubblicato stamattina, si conclude la lunga striscia, quasi quotidiana, che abbiamo voluto dedicare alla figura dell'ex presidente del Consiglio. La nostra è stata una scelta che avevamo intrapreso nel marzo del 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, che poi sancirono la sconfitta (bruciante) del cavaliere. Il primo capitolo porta la data infatti del 22 marzo 2006, poi siamo stati costretti a interrompere (non propriamente per nostra volontà) la striscia, ma nelle ultime due settimane e mezzo abbiamo ampiamente recuperato...Tutto quello che è stato scritto è vero e inconfutabile: ci siamo attenuti a quanto letto da giornali, settimanali e altre fonti d'informazione, ma soprattutto dalla lettura di questi libri: "Quando c'era Silvio" di Beppe Cremagnani ed Enrico Deaglio, edizioni Editoriale Diario S.p.A. 2006, "Mani pulite, la vera storia" di Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, Editori Riuniti 2002, "L'odore dei soldi. Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi" di Elio Veltri e Marco Travaglio, Editori Riuniti 2001. Riteniamo, con questa striscia dedicata al cavaliere, di aver contribuito (seppur in minima parte) alla sensibilizzazione di quelle persone che, magari per sufficienza o altro, avevano dato fiducia (elettoralmente parlando) ad un imprenditore, travestito da politico, che poco ha dato e molto ha preso...

la vita di Silvio B. (capitolo 17)

Dopo la sconfitta elettorale del 13 maggio 2001, il centrosinistra sembra un pugile suonato dopo un ko. Berlusconi inizia a far approvare una lunga serie di leggi da cui ricava benefici personali (abbattimento delle tasse sulla successione, depenalizzazione del falso in bilancio, legge contro le rogatorie giudiziarie, introduzione del legittimo sospetto, immunità penale per le alte cariche dello Stato, diminuzione dei tempi di prescrizione dei processi, legge Gasparri sulla tv, regolazione del conflitto d'interessi...). La reazione più significativa non viene dai partiti, ma da un nuovo movimento di cittadini (il "ceto medio riflessivo", secondo la definizione dello storico Paul Ginsborg) che prende il nome di Girotondi e che in una miriade di piccole iniziative, e poi in grandi manifestazioni di massa, mette in piazza l'indignazione contro un imprenditore, arrivato al governo del Paese, che si fa le leggi su misura: per aumentare la propria ricchezza (che effettivamente cresce, in controtendenza con la situazione economica del Paese) e per risolvere la sua intricata situazione giudiziaria. I Girotondi nascono anche da una dura critica nei confronti dei gruppi dirigenti dei partiti del centrosinistra, considerati troppo poco incisivi, incapaci di fare opposizione e di "dire qualcosa di sinistra", troppo inclini all'"inciucio" con Berlusconi. "Con questi dirigenti non vinceremo mai", dice Nanni Moretti a una manifestazione-titolo: "La legge è uguale per tutti"- convocata a piazza Navona il 2 febbraio 2002 da Nando Dalla Chiesa. Il movimento cresce spontaneamente, convocato dalle e-mail e dal passaparola. Così nascono i Girotondi attorno al palazzo di Giustizia di Milano (26 gennaio 2002) e di Roma (17 febbraio 2002), così hanno un successo inaspettato la "Giornata per la legalità" al Palavobis di Milano (23 febbraio 2002), con una folla che arriva da tutta Italia e non riesce a trovare posto al coperto, e l'immensa manifestazione di piazza San Giovanni a Roma, "Una festa di protesta" (14 settembre 2002). Anche il sindacato, la Cgil guidata da Sergio Cofferati, mobilita grandi folle di cittadini sui temi del lavoro e dei diritti e porta in piazza a Roma ben 3 milioni di persone (23 marzo 2002). Tutto ciò cambia il clima del Paese. Temi che i leader dei partiti di opposizione giudicavano non vincenti (il conflitto d'interessi di Silvio, le leggi su misura, i suoi problemi giudiziari, l'origine delle sue ricchezze, i rapporti con la mafia; insomma la "demonizzazione" di Berlusconi) penetrano profondamente tra la gente. In più, la situazione economica peggiora e si diffonde una profonda sfiducia nella capacità di Berlusconi di risolvere davvero i problemi dei cittadini. Dieci anni dopo la sua "discesa in campo", Silvio non è più un prodotto nuovo che vale la pena almeno di provare. Il suo sogno non si è realizzato. Non convince più. In questo clima, migliorato per il centrosinistra ma pur sempre incerto, l'Italia entra nella lunga campagna elettorale per il cruciale voto dell'aprile 2006, che porterà alla vittoria la coalizione di Romano Prodi.

venerdì 7 dicembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 16)

Intanto proseguono le indagini già avviate dalla magistratura. Il nome di Silvio Berlusconi è per la prima volta iscritto nel registro degli indagati della procura di Milano nel 1994, quando è già presidente del Consiglio. Nel novembre riceve il suo primo "invito a comparire" davanti ai magistrati di Milano. Eppure nessun giudice era andato a caccia del suo nome, che era anzi entrato a sorpresa nelle inchieste di Mani pulite. Indagando sulle tangenti incassate da ufficiali della Guardia di Finanza per "ammorbidire" le verifiche fiscali, i magistrati milanesi avevano scoperto che era prassi comune, per gli imprenditori sotto verifica, passare la mazzetta ai finanzieri. Una dopo l'altra, sono coinvolte nelle indagini centinaia d'aziende grandi e piccole, con circa 600 indagati. Tra le tante aziende, anche quattro che appartengono a Berlusconi: Mondadori, Mediolanum, Videotime e Telepiù. E' il primo atto di una complessa e lunghissima vicenda giudiziaria. Per quanto riguarda le tangenti alla Guardia di Finanza, alla fine i giudici arriveranno alla conclusione che le mazzette sono state pagate, ma che non ci sono le prove che Berlusconi lo sapesse. Anche per tutte le altre vicende processuali in cui sarà coinvolto, Berlusconi riuscirà a cavarsela senza condanne, grazie ad assoluzioni (a volte per insufficienza di prove) e a prescrizioni. Malgrado un decollo politico perfetto, il viaggio del governo Berlusconi è però breve. La coalizione non regge. Nel dicembre 1994 la Lega Nord provoca la crisi e la caduta del governo, subito sostituito da un dicastero retto da Lamberto Dini. E nel 1996, quando si tengono le nuove elezioni politiche, viene sconfitto dal centrosinistra di Romano Prodi, a capo della coalizione dell'Ulivo. A questo punto si ripresenta la situazione del 1993, in forma perfino più grave: Berlusconi politicamente è ricacciato all'opposizione e attaccato dagli ex alleati della Lega che lo descrivono come "il mafioso di Arcore"; giudiziariamente è impantanato in un'interminabile serie di processi; finanziariamente la sua Fininvest, nel giugno 1996, ha una posizione finanziaria netta negativa di oltre 2 mila miliardi. Sembra finito, economicamente e politicamente. Invece comincia una lunga "traversata del deserto" che lo porterà alla risurrezione: assume la guida dell'opposizione al centrosinistra, ritesse le alleanze, quota Mediaset in Borsa con grande successo. Massimo D'Alema gli offre il ruolo di interlocutore politico e addirittura di "padre costituente" nella Commissione Bicamerale da lui guidata con l'obiettivo di riscrivere la Costituzione. Poi la Bicamerale fallisce e il governo di centrosinistra non vara alcuna riforma del sistema televisivo nè del conflitto d'interessi. In questo clima Berlusconi cresce, raccoglie successi alle elezioni europee e regionali, ricostruisce l'alleanza con Bossi e Fini e si avvia a sconfiggere Francesco Rutelli alle elezioni politiche del 13 maggio 2001, in seguito alle quali diventa per la seconda volta presidente del Consiglio...

giovedì 6 dicembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 15)

Berlusconi ha difficoltà su almeno tre fronti. Uno, il fronte economico: finita la fase espansiva degli anni Ottanta, il mercato della pubblicità televisiva entra per la prima volta in affanno e, più in generale, per la prima volta diventa pubblica la gravissima situazione in cui versano le sue aziende: hanno debiti per oltre 7 mila miliardi di lire. Un commentatore come Giuseppe Turani prende atto che le banche creditrici gli hanno imposto un manager risanatore al vertice delle sue aziende, Franco Tatò, e scrive che la Fininvest è addirittura in una situazione prefallimentare. Due, il fronte giudiziario: cresce attorno a lui, ai suoi uomini e alle sue aziende il pressing dei magistrati, con decine di inchieste aperte dalle procure di diverse parti d'Italia. Tre, il fronte politico: dopo Mani pulite, i suoi protettori e sostenitori (Craxi, ma anche una parte della Dc e i "miglioristi" del Pci) perdono consenso ed escono dal gioco del potere. Implode il sistema dei partiti che gli aveva consentito di diventare il padrone della tv in Italia. A queste tre crisi, Berlusconi reagisce nel più imprevedibile dei modi. Dal punto di vista economico avvia il "progetto Wawe" per la quotazione in Borsa delle sue attività televisive. Quel progetto sarà completato nel 1996, con il debutto sul mercato di Mediaset. Quanto al resto, Berlusconi sfodera una decisione inaspettata: rimasto orfano dei suoi padrini politici, si fa egli stesso politica. Il 26 gennaio 1994 annuncia con una videocassetta autoprodotta e poi distribuita alle tv ("L'Italia è il paese che amo...") la sua "discesa in campo". Inventa un partito nuovo di zecca, Forza Italia. Lo inserisce in uno schieramento che unisce due partiti che continuano a dichiarare di non voler stare insieme: la Lega di Bossi, al Nord, e l'Msi di Fini, al Sud. Così, il 27 marzo 1994, il "Polo delle libertà e del buon governo" vince le elezioni politiche e Forza Italia, partito creato in pochi mesi a suon di spot televisivi, diventa la prima forza politica italiana. Silvio Berlusconi l'11 maggio 1994 diventa presidente del Consiglio e un mese dopo, alle elezioni europee del giugno 1994, Forza Italia migliora addirittura i suoi risultati, raggiungendo il 30,6% dei voti. Nella nascita di Forza Italia ha un ruolo determinante Marcello Dell'Utri. Non solo perchè è lui a costruire, con la rete dei venditori di pubblicità della sua Publitalia, la prima ossatura organizzativa del nuovo partito. Ma soprattutto perchè è lui che, a sorpresa, spinge fino allo spasimo affinchè Berlusconi "scenda in campo", mentre quelli che fino a quel momento erano stato i più ascoltati consiglieri di Silvio in materia politica (da Gianni Letta a Fedele Confalonieri, fino a Maurizio Costanzo) lo sconsigliano decisamente dall'avventurarsi sul terreno elettorale. La procura di Palermo mette in connessione le pressioni di Dell'Utri a Milano con i suoi rapporti a Palermo: anche Cosa Nostra era alla ricerca di nuovi referenti politici. L'ala corleonese di Totò Riina aveva rotto i rapporti con i vecchi sostegni democristiani e andreottiani e aveva dichiarato guerra allo Stato, scatenando la stagione delle stragi del 1992 (Giovanni Falcone, Paolo Borsellino) e 1993 (le strane bombe contro il patrimonio artistico a Firenze, Milano e Roma). Aveva addirittura provato a costruire un partito in proprio, Sicilia libera. Poi, dal Nord, erano arrivate nuove rassicurazioni. Cosa Nostra, che dopo l'arresto di Riina era ormai guidata da Bernardo Provenzano, aveva sospeso l'attacco armato e aveva garantito il suo appoggio alla nuova formazione politica sponsorizzata da Marcello Dell'Utri...

mercoledì 5 dicembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 14)

Imprenditore di successo prima nel settore immobiliare e poi in quello televisivo, in entrambi i campi Berlusconi aveva dovuto fare i conti con la politica e con il settore pubblico. Con la tv commerciale, senza Craxi non sarebbe andato lontano. Ma anche prima, negli anni della crisi immobiliare, si era salvato dal fallimento soltanto vendendo i suoi palazzi agli enti pubblici. E le licenze edilizie le aveva conquistate stringendo intensi rapporti con le amministrazioni pubbliche. Lo confessa il 9 maggio 2003, durante un intervento a braccio al Forum sulla pubblica amministrazione: "Giravo gli uffici comunali con l'assegno in bocca", gli scappa di bocca davanti a una platea di imprenditori a cui, evidentemente, voleva piacere tanto da mostrarsi simile a loro. Silvio sembra voler dire: sono stato anch'io come voi, quando per ottenere un appalto o una commessa siete costretti a girare gli uffici pubblici "con l'assegno in bocca". Con l'esplosione delle indagini di Mani pulite, nel 1992, anche le sue aziende, come mille altre, finiscono per essere oggetto d'indagini. Il primo a essere coinvolto è il fratello Paolo, che nel corso dell'inchiesta sulle discariche lombarde (appartiene alla famiglia Berlusconi la più grande discarica della regione, quella di Cerro Maggiore) è costretto ad ammettere di aver versato una tangente di 150 milioni di lire a un dirigente della Democrazia cristiana. Poi maturano altre indagini su attività del gruppo Fininvest: per le tangenti pagate (a un'amministrazione di sinistra) per aprire il centro commerciale Le Gru a Grugliasco, alla periferia di Torino; per le mazzette distribuite al fine di ottenere il budget per la campagna pubblicitaria tv anti-Aids promossa dal ministero della Sanità; per il piano delle frequenze televisive assegnate alle reti di Berlusconi; per i finanziamenti irregolari concessi dalla Fininvest ai festival e ai congressi di partito; per le false fatture e i fondi neri della società Publitalia, la concessionaria di pubblicità del gruppo Fininvest gestita da Marcello Dell'Utri...Uomini del gruppo di Berlusconi sono dunque oggetto di molteplici inchieste giudiziare da parte di tre procure: Milano, Roma e Torino. Insomma, ha ben poca credibilità l'affermazione che le inchieste su Berlusconi siano nate dopo il suo ingresso in politica, come reazione di magistrati politicizzati contrari alla sua "discesa in campo". Semmai sembra più verosimile l'inverso. In effetti, Berlusconi nel biennio 1992-1993 precipita nella crisi più grave della sua storia imprenditoriale. Sono gli anni più duri della sua vita...

martedì 4 dicembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 13)

Con il procedere degli anni, è inevitabile che la legislazione smantelli progressivamente il monopolio della tv pubblica. Ma la Fininvest, grazie al suo rapporto con Craxi e con la politica, riesce a proteggere così efficacemente i propri interessi da imporre di fatto la propria posizione dominante nel settore della tv commerciale e da impedire la nascita di un mercato televisivo libero e pluralista. Già nel 1984 Publitalia è leader di mercato, con il 30% della raccolta pubblicitaria. La Sipra, un tempo potentissima concessionaria pubblicitaria della RAI, è ridotta al 20%. Per un decennio la Fininvest continua a crescere a tassi altissimi in audience e raccolta pubblicitaria, in una situazione che viene chiamata di "Far West dell'etere", cioè senza alcuna regolamentazione: vale soltanto la legge del più forte. Craxi, allora presidente del Consiglio, nell'ottobre 1984 interviene personalmente, con il cosiddetto "decreto Berlusconi", per riaccendere le antenne tv spente per ordine dei pretori di Torino, Roma e Pescara: avevano accertato che Fininvest violava le leggi trasmettendo su tutto il territorio nazionale. Craxi varerà poi un secondo "decreto Berlusconi" che, tra proroghe, minacce di crisi di governo e alleanze trasversali, permetterà a Berlusconi di continuare a trasmettere, al di fuori di ogni regola certa e uguale per tutti. Quando, nell'agosto 1990, finalmente arriva una legge di sistema (la legge Mammì), questa si limita a fotografare e santificare la situazione di fatto: cioè sancisce il duopolio RAI-Fininvest, permettendo a Berlusconi di possedere ben tre reti (caso unico in Europa) e quindi impedendo la nascita di altri forti poli tv. Anche perchè la Mammì non impone significativi tetti antitrust alla raccolta pubblicitaria e all'affollamento degli spot sulle reti private. Con la legge Mammì finisce il "Far West" televisivo italiano e la posizione dominante di Berlusconi viene sancita da una legge. Tredici anni dopo, nel 2003, una nuova legge di sistema, la legge Gasparri, in nome di una futuristica moltiplicazione dei canali grazie alla tecnologia digitale, confermerà la posizione dominante di Berlusconi ed eliminerà gran parte della già blanda barriera antitrust. Permetterà, anzi, a Berlusconi di possedere anche quotidiani, di espandersi ancor di più nel mercato dei media e della raccolta pubblicitaria e bloccherà gli effetti di alcune sentenze della Corte Costituzionale che avevano stabilito la riduzione a due delle reti controllabili da un operatore e quindi la fine delle trasmissioni via etere, entro il 31 dicembre 2003, di una delle reti di Berlusconi...

lunedì 3 dicembre 2007

la vita di Silvio B. (capitolo 12)

Nel 1979 era nata Publitalia 80, la concessionaria che raccoglie, sotto la guida di Marcello Dell'Utri, la pubblicità per alimentare le tv. Questa è la vera trovata geniale di Berlusconi, che inventa un nuovo mercato e cambia la mappa del business in Italia: offre alle aziende spazi pubblicitari a basso costo (rispetto al monopolista RAI) e apre un mercato bloccato, quello televisivo, in cui era permesso entrare soltanto a grandi aziende disposte a fare investimenti pubblicitari miliardari. Berlusconi fa saltare il blocco: nel Paese di Carosello (spazi pubblicitari tv scarsi e cari) moltiplica incredibilmente gli spazi (realizzando affollamenti pubblicitari mai visti prima) e offre passaggi a prezzi stracciati. Nasce quello che gli addetti ai lavori chiamano "il suk televisivo", con sconti rispetto al listino "da mercato dei tappeti". Per "inventare" in Italia il nuovo mercato della tv commerciale, Berlusconi deve però affrontare due problemi: raggiungere alti ascolti, da offrire agli investitori pubblicitari, e superare i vincoli di una legislazione monopolista che permetteva l'esistenza alla sola tv pubblica. Il primo problema viene risolto, da una parte comprando frequenze televisive in tutta Italia, per coprire gran parte del territorio nazionale, dall'altro acquistando programmi e film sul mercato americano, capaci di erodere audience alle reti RAI. Per acquistare frequenze e programmi sono però necessari investimenti considerevoli: e la Fininvest compra, compra, come se avesse risorse inesauribili. Il secondo problema viene risolto con un'azione di lobbying che struttura la Fininvest, fin dai primi anni Ottanta, come una macchina sempre più attrezzata per influire sulla politica, sul Parlamento e nei confronti dei governi. L'uomo che arriva a curare gli interessi Fininvest nei confronti della politica è Gianni Letta, che ben conosce soprattutto il mondo democristiano. Letta diventa il principe dei lobbisti di Berlusconi, il grande tessitore di alleanze, il costruttore di rapporti, il risolvitore di problemi. Tanto che nel 2001 Berlusconi lo premierà con la poltrona di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, da cui Letta farà la regia dell'attività di governo. Quanto ai socialisti, negli anni Ottanta alleati-concorrenti della Dc nei governi di centrosinistra, Berlusconi ha un saldissimo rapporto con il segretario e padre-padrone del Psi, Bettino Craxi...

sabato 1 dicembre 2007

prove tecniche di inciucio



E' stata dura ma, alla fine, ce l'ha fatta. Il leader del Partito Democratico (e Presidente del consiglio in pectore) Walter Veltroni ha terminato ieri pomeriggio le sue personali consultazioni. Non che Napoletano l'avesse incaricato di questo, ci mancherebbe, ma il primo cittadino di Roma ha voluto sperimentare come si agisce e come ci si sente quando si viene investiti della più alta carica governativa e politica, appunto. Prove tecniche di Palazzo Chigi. O, per meglio dire, prove tecniche di inciucio. La stretta di mano con il cavaliere ha, infatti, sancito una sorta di pax pre elettorale, un casareccio volemose bbene, un semo tutti figli della lupa. E chi l'avrebbe mai detto: sua emittenza costretto, dalle circostanze sfavorevoli, a rinunciare al suo risottone per abdicare di fronte all'amatriciana! Ma, a giudicare almeno dalla foto, non ci sembra che abbia molto gradito...E men che meno gli altri commensali politici (da Fini a Casini, passando ovviamente per Prodi) hanno dato l'impressione di sprizzare gioia da tutti i pori, di gustare questo menù veltroniano di riforme indigeste e referendum-dessert. Ma a volte, come si dice, bisogna pur mandar giù l'amaro calice della sconfitta, magari addolcendolo con una punta di pseudo novità a favore dell'elettorato, sbandierando ai quattro venti la costruzione di una nuova casa (rossa, bianca o gialla che sia) pur di ottenere una captio benevolentia. Facendo intendere che, nonostante le apparenze, tutto va bene madama la marchesa...