l'Antipatico

mercoledì 12 dicembre 2007

le consuetudini del cavaliere


E ci risiamo. La notizia (in prima pagina su la Repubblica di oggi a firma di Giuseppe D'Avanzo) è sempre la solita. un pò stucchevole, un pò ripetitiva, un pò comunista: il cavaliere sarebbe (il condizionale viene usato per rispetto istituzionale) indagato dalla procura di Napoli per corruzione (nei confronti del direttore di RAI fiction Agostino Saccà) e per istigazione alla corruzione (nei confronti del senatore dell'Unione Nino Randazzo e di altri senatori della Repubblica non ancora identificati) nell'ambito di un'inchiesta su fatturazioni di comodo, che nasconderebbero fondi neri, all'interno di rapporti finanziari tra produttori televisivi e cinematografici. L'incauto cavaliere è incappato nelle maglie dell'inchiesta a sua insaputa, in quanto il telefono di Saccà era già sotto controllo e gli investigatori, ascoltando le conversazioni, hanno capito che sua emittenza non chiamava Saccà per farsi dare la ricetta della torta meneghina nè per quella della nonna, ma (più realisticamente, conoscendo le tendenze logorroiche dell'omino di Arcore) per dare vere e proprie istruzioni per l'uso su come muoversi per cercare di eliminare quei contrasti (all'interno della RAI) nati all'indomani della inopinata sostituzione del consigliere (in quota FI) Angelo Maria Petroni. Le confidenze espresse da Berlusconi a Saccà sfiorano anche i programmi televisivi (vuole sapere da Saccà quando andrà in onda la fiction su Federico Barbarossa, stante il pressante interessamento di Bossi...) e naturalmente si parla anche di politica. Ma se ne parla ancor di più in incontri, e telefonate, con il senatore Nino Randazzo, al quale viene espressamente offerta, dal cavaliere, la possibilità di diventare viceministro in caso di vittoria alle nuove elezioni, provocate proprio dall'eventuale voltafaccia del senatore all'Unione. Ma ciò non avviene: Randazzo resiste alle sirene berlusconiane e va a spifferare il tutto in procura, con dovizia di particolari, soprattutto sull'incontro avuto con il cavaliere a Palazzo Grazioli, propedeutico (visto dalla parte di Arcore) per far cadere il governo Prodi. O almeno provarci. Alle accuse ricevute, lo staff del leader di centrodestra ha reagito come al solito: attaccando e denigrando la solita "armata rossa" della magistratura (è lo stesso anche se è di Napoli, tanto ormai Nord e Sud pari sono, almeno giudiziariamente parlando per Forza Italia) che non perde occasione per ossessionare il povero cavaliere tanto buono e tanto bravo. Berlusconi detta, nel pomeriggio di oggi, queste poche righe alle agenzie di stampa: "Tutto quanto è stato fatto in maniera solare...Tutto quello che ho detto e proposto ai miei interlocutori è stato politicamente corretto, in linea con gli usi e le consuetudini della politica...". Come si può ben notare dal tenore delle dichiarazioni del cavaliere (che ammette implicitamente i "contatti" politici con Randazzo e altri senatori) le consuetudini e gli usi della politica italiana permettono a chiunque (e a lui in particolare) di fare e di disfare qualsivoglia archetipo di alleanza e di interesse, al fine di raggiungere l'obiettivo prefissato, in questo caso però malinconicamente naufragato, a causa della mancata spallata al governo Prodi. Siamo dell'idea, però, che il cavaliere non demorderà tanto facilmente e, a meno che non si avveri il sogno di molti italiani (vederlo dietro le sbarre), ce lo ritroveremo ancora al telefono intento a trafficare nei suoi melliflui inciuci istituzionali e personali.

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