l'Antipatico

venerdì 21 settembre 2012

dopo il letargo si torna a scrivere

Non vorrei sembrare supponente nè tantomeno sfacciato nel dire che voci di corridoio mi riportano di una certa insofferenza di alcuni lettori (di ambo i sessi) nel non vedere più pubblicati miei post in questi ultimi sette mesi (per non parlare del desaparecido DAVIDE che non scrive da due anni). Per quanto mi riguarda credo faccia sempre piacere sapere che i lettori di questo blog (come dell'altro tpi-back) continuano a entrare aspettando un nuovo scritto da parte mia (almeno queste sono le indicazioni rilevate da SHINYSTAT) e proprio per questo, quasi a volervi fare un piccolo cadeau, ho deciso di uscire dal letargo. Dopo sette anni avevo quasi voglia di chiudere (mi sembra di averlo precedentemente fatto capire in qualche mio post) i miei blog (ne ho anche un terzo sulla piattaforma di LEONARDO), sia perchè il fil rouge berlusconiano era venuto, fortunatamente, a mancare sia perchè recentemente ero rimasto troppo preso dagli impegni lavorativi (e anche amorosi, of course, vero amore mio?). Gli avvenimenti di quest'ultimo periodo, siano essi politici o economici o di cronaca, stanno solleticando la mia voglia di dire un qualcosa a proposito di questo o di quello. Tralasciando gli argomenti triti e ritriti della (mala)politica che alla fine stancano, glissando sugli aspetti di cronaca nera o sulla situazione critica internazionale, mi viene spontaneo focalizzare la mia attenzione su un cancro sociale (oltreche economico) che dai tempi di Tangentopoli non si è riusciti a debellare (e credo che mai ci si riuscirà), ovvero la famelica e immarcescibile voglia di rubare, di fottere (in tutti i sensi) e di detenere il potere più a lungo possibile da parte di loschi figuri che popolano le sedi istituzionali, dalla Camera ai Consigli Regionali passando per municipalizzate e comitati organizzatori, e che nulla hanno a che vedere con quelle poche e dimesse anime pie che si erano dati come missione quella di servire il cittadino nonchè l'elettore dal quale ricevono il mandato (evento oramai rubricato sotto il termine calzante di utopia). A ben vedere questa inevitabile metastasi della corruzione e della ruberia sistematica, che ha tanto devastato negli ultimi decenni il tessuto non certo integro del nostro Paese, è lo specchio fedele (concavo e convesso) dei protagonisti via via assurti a personaggi ora comici e ora indegni saliti sul traballante palcoscenico della politica italiana. Senza scomodare la buonanima di Bettino degli anni 80 e 90, senza dover ricordare le figure oramai consunte degli anni di Mani Pulite, oggi basta dare un'occhiata veloce veloce alle figurine di quest'album della mondezza del terzo millennio per scorgere le facce non certo da Oscar dei vari Bossi, Lusi e Fiorito (passando per quella faccia da culo di Formigoni) e per capire che rubare, ricattare e fottersene del cittadino è diventato il primo sport praticato, senza tanto allenamento, dai vari Arsenio Lupin alla vaccinara o alla milanese, uniti non già dalle ideologie o dalla verve politica, quanto dalla bramosia di arricchire a dismisura il proprio conto corrente o inannellare come in un pallottoliere quante più case e gioielli sia possibile per prendersi il titolo di Campione, dei ladroni ovviamente. Che poi il popolo italiano, nell'immediatezza dell'evento, si spertichi in ondate di disgusto e di riprovazione ci può e ci deve stare. Che invece di seguito la nebbia della memoria ottunda e faccia quasi sparire tutto quanto in una sorta di raccolta differenziata destinato al macero della Storia, beh questo, se mi si consente, forse è ancora peggiore della ruberia stessa. Ma così va il mondo. Anzi, l'Italia.