l'Antipatico

domenica 20 gennaio 2008

lottizzazione & antipolitica




Siamo completamente d'accordo con il senso e la teoria giornalistica espressi oggi da Pierluigi Battista, in prima pagina sul Corriere della Sera, in un articolo molto ben fatto e difficilmente male interpretabile. Già dal titolo ("Reati e disgusto") si capisce subito dove l'editorialista andrà a parare. Prendendo spunto dall'ultima, clamorosa inchiesta sul malaffare beneventano, con arresti eccellenti ordinati dalla procura di Santa Maria Capua Vetere che hanno "decapitato" lo stato maggiore dell'UDEUR campano e provocato le dimissioni del Guardasigilli e gli arresti domiciliari per sua moglie, il vicedirettore del Corriere analizza con grande attenzione e oggettiva preoccupazione, quella che è diventata oramai una situazione di saturazione e di indignato disgusto dei cittadini nei confronti dello sfascio cultural-politico-istituzionale provocato dall'ennesimo fenomeno di lottizzazione e di malcostume, radicato in quelle strutture (sanità, enti locali, istituzioni provinciali e regionali) oggetto dell'indagine dei giudici casertani. Leggendo l'articolo ci siamo ritrovati con le critiche legittimamente feroci e costruttive di Battista, il quale accosta la situazione attuale di antipolitica, insoddisfazione generale e di quasi totale rifiuto di tutto quello che riguarda la res publica, con quella esistente all'inizio di Mani pulite dei primi mesi del 1992. Anche allora il disgusto per le tangenti, le corruzioni, le concussioni degli uomini politici della Prima Repubblica (rasa al suolo, giudiziariamente parlando, dal pool investigativo della Procura milanese dell'epoca) e di tutto il "sistema" connaturato e radicato fino a quel tempo, fecero da detonatore sociale all'esplosione di ribellione e di generale avversione (nei confronti della politica e dei suoi "interpreti") da parte degli italiani che salutarono i vari Di Pietro, Colombo, Ghitti, Davigo, Borrelli come degli "angeli vendicatori" che grazie ad una gigantesca "ghigliottina" giudiziaria, tagliarono moltissime teste incancrenite dalle mazzette e dalle bustarelle, dalle corruzioni e dalle concussioni reiterate, fino a placare una "sete" di giustizialismo generalizzato che il popolo italiano invocava. Questo parallelelismo storico e sociale messo in atto da Pierluigi Battista nel suo odierno articolo, ci ha fatto ancor di più riflettere sui risvolti dell'operazione Mastella, che non può essere catalogata sommariamente come escrescenza di malaffare e di malcostume politico, ma deve essere inquadrata come pericolosa e non sottovalutabile "spia" dell'attuale stato d'animo degli italiani, impregnato fino al limite dal disgusto e dal rigetto verso tutto quello che ha a che fare con il teatrino della politica. E con i suoi poco raccomandabili attori.

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