Napolitano e le speranze del Paese
Questi primi giorni di consultazioni e di intendimenti, di belle parole e di buoni auspici per il bene del Paese, ci hanno fatto riflettere sull'enorme carico di responsabilità e di attese che si concentrano sulla figura, al tempo stesso altera e paterna, del nostro presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il quale è chiamato ad un non facile compito. Quello di mediare le varie posizioni (antitetiche e politiche) degli schieramenti di destra, di centro e di sinistra che cercano di far pesare più degli altri i loro orientamenti di risoluzione della crisi. C'è chi suggerisce di andare a votare subito (con questa porcata di legge elettorale), chi chiede un governo "transitorio" ed istituzionale per varare le riforme e poi andare a votare con una nuova legge elettorale. Chi infine attende le decisioni del capo dello Stato. Martedì prossimo sapremo le sue decisioni. Qualunque essa sia, il Paese si augura che possa essere quella che permette di rimettere in moto le nostre Istituzioni, di rinvigorire una nuova azione di Governo, di spazzare via le liti e le sceneggiate napoletane che si sono viste l'altra sera a palazzo Madama e che ci hanno fatto vergognare di fronte al mondo intero. Come scrive giustamente stamani Eugenio Scalfari sulla prima pagina de la Repubblica ("La rotta per salvare il paese dei naufragi"), il dettato della Carta Costituzionale permette al presidente della Repubblica l'onere (e l'onore) di scegliere personalmente, dopo aver ascoltato le opinioni dei presidenti delle Camere, il presidente del Consiglio dei ministri, e su sua proposta i ministri. Il Governo, dopo aver prestato giuramento, si presenta entro quindici giorni alle Camere per ottenerne la fiducia. Questo prevede la Costituzione e questo dovrebbe fare Napolitano. La teoria scalfariana ci trova d'accordo, perchè così facendo il capo dello Stato "sfilerebbe" dai guantoni elettorali del centrodestra quel bersaglio fisso (e inerme) rappresentato dall'appena decaduto governo Prodi, facile obbiettivo della contraerea berlusconiana, già in azione in questi giorni come e più di una campagna elettorale in atto. In buona sostanza Napolitano, nominando una personalità forte e rispettata da tutti (come potrebbe essere un presidente di Camera o Senato), permetterebbe la costituzione di un nuovo governo che poi il voto delle Camere validerebbe (oppure no) con la conseguenza che in caso negativo si andrebbe alle urne non accompagnati dalla onda lunga del governo Prodi appena sciolto. Un modo equilibrato ed istituzionale per dare, agli elettori chiamati al voto, il tempo e la calma necessari per valutare bene e con ponderatezza le promesse elettorali dei vari schieramenti politici, che in questo frangente non avrebbero nessun "sacco" inerme da prendere a pugni, ma solo il loro programma di governo da sottoporre al giudizio imparziale del popolo italiano. Staremo a vedere nei prossimi giorni.
2 Commenti:
Pur avendo poco tempo libero,l'editoriale di Scalfari non me lo faccio mai mancare.Trovo ottima l'idea del Governo del Presidente,anche perchè toglierebbe alla destra la possibilità di dettare l'agenda della crisi.Quello che mi auguro è che veramente le forze politiche seguano gli interessi del Paese e non la loro bramosia di potere.Mauro.
Di Anonimo, Alle 27 gennaio, 2008 17:21
Condivido il tuo augurio, sottolineando che il cosiddetto "Governo del Presidente" rappresenterebbe per le truppe sgangherate berlusconiane un impedimento più che a dettarne l'agenda parlamentare e politica, un vero e proprio argine per impedire un rapido (e funesto) ritorno al potere dell'omino di Arcore (e della sua accozzaglia), che non aspetta altro...
Di nomadus, Alle 27 gennaio, 2008 18:40
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