la crisi, i soliti furbetti e le immancabili auto blu

Quando il cielo si fa buio vuol dire che è tempo di aprire l’ombrello. In questo caso non mi sto riferendo alla situazione meteorologica ma a quella economica del dopo manovra. I luminari dell’economia (o presunti tali) ogni giorno ci parlano di restrizioni, di tagli, di stringere la cinghia, di ripresa e di ricadute nel giro di poche ore. La caccia alla previsione più o meno catastrofista, almeno per questi saggi al servizio del libero mercato imposto dagli anglo-americani, è cominciata. E la gara all'individuazione del Paese che replicherà le nefandezze economiche della Grecia diventa quasi una routine quotidiana, accompagnata dalla solita e sterile lezione su come risollevarsi dalla crisi, seguendo pedissequamente le indicazioni delle agenzie di rating. La declinazione dei tagli, impartita dai pescecani della finanza, dell’economia e del potere industriale, sta colpendo inesorabilmente come una clava tutti i settori lavorativi, da quello pubblico a quello privato. Ci si incolpa di aver vissuto in questi anni al di sopra delle nostre possibilità come se fosse un peccato desiderare un salario dignitoso, una casa, fare delle vacanze, avere una macchina e concedersi qualche sfizio. E così nel nome del libero mercato (che ha generato la crisi per una riconosciuta forma di speculazione) a pagare sono i soliti derelitti cittadini, sbattuti fuori dal posto di lavoro o costretti ad accettare riduzioni dei salari e contratti flessibili. Mentre per i giovani che premono per entrare nel mondo del lavoro la situazione è ancore peggiore: lavorare per quattro lire oppure stare a pancia all’aria tirando fino all’alba tra una canna e una bevuta, grazie ai soldi di papà. Al contrario certi nostri politici, alti paperoni della finanza e dell’economia, imprenditori, faccendieri e funzionari con carnet di escort e di trans pronti all’uso se la spassano dalla mattina alla sera, naturalmente con l’auto blu. Questo lungo cappello introduttivo l'ho volutamente evidenziato appunto per sottolineare questo abuso di auto blu, davvero sconcertante in tempo di crisi. L’inchiesta di questa settimana de L'espresso su questo status symbol dell’auto blu (http://espresso.repubblica.it/dettaglio/scandalo-auto-blu/2127969//0) è abbastanza scoraggiante sul modo di fare di queste classi di privilegiati che predicano tagli per gli altri ma mai per loro stessi. Nella denuncia del settimanale di via Po si fa riferimento ad un caso emblematico, quello del recente funerale dei due alpini morti in Afghanistan. Nell’occasione si sono viste una marea di macchine blu per politici, alti ufficiali, funzionari dello Stato, delle regioni e imprenditori istituzionali dalla lacrima facile. "Con polizia ed esercito impegnati ad allontanare la gente raccolta in piazza della Repubblica -così si legge nell’articolo- per l’ultimo saluto al sergente Massimiliano Ramadu e al caporal maggiore Luigi Pascazio, proprio per fare posto alle vetture di Stato che arrivavano dalle sedi istituzionali, spesso a poche centinaia di metri dalla chiesa di Santa Maria degli Angeli". Per fortuna di chi va al fronte per togliersi qualche soddisfazione in più o per sfortuna di chi ne subisce le conseguenze per le bombe intelligenti questo settore non è toccato dalla crisi. Anzi, recentemente il ministro della guerra Ignazio "Chestrazio" La Russa ha annunciato un aumento del contingente che opera in Afghanistan per portare la democrazia (ha detto proprio così). E grazie a lui (e a Berlusconi, ovviamente) altri mille militari potranno portare morte e distruzione nei Paesi indicati come Stati canaglia dagli anglo-americani e portare a casa il gruzzoletto per andare in vacanza, per dare l’acconto per il mutuo e per farsi la macchina nuova. Certo adesso la concorrenza degli immigrati potrebbe ridurre anche questa scappatoia per chi desidera uno stipendio dignitoso, perché pronti ad accettare salari più bassi per sganciare bombe intelligenti su vecchi, donne bambini e militari. Più o meno è quello che fanno gli immigrati d’America per ottenere la cittadinanza. Ma torniamo al privilegio delle auto blu, per le quali "sono stati spesi oltre 100 milioni solo per gli ultimi lotti, appaltati dalla Consip, la società che gestisce le gare per il ministero dell’Economia. E un’altra assegnazione è ancora in corso". Naturalmente senza rinunciare agli optional di lusso, dal satellitare ai sedili in pelle chiara. Entrando nella sostanza delle cose, il parco macchine blu ammonta ad oltre 600 mila unità che, confrontate con le 73 mila degli americani, con le 63 mila dei francesi e con le 56 mila degli inglesi fa gridare allo scandalo. E dovrebbe far inferocire (e di brutto) i cittadini. A meno che questo Paese non sia completamente addormentato da questo circo mediatico dove i papponi con l’auto blu se la spassano alla faccia dei lavoratori che debbono fare un altro buco nella cinghia dei pantaloni. E dal non proprio sommesso russare che giunge alla mie orecchie credo proprio sia così.