l'Antipatico

sabato 31 gennaio 2009

una Milano da sniffare, altro che da bere




Non credo faccia piacere a nessun sindaco di qualsivoglia città italiana essere ricordato come il primo cittadino a capo della comunità più "fatta" e più "sballata" dell'italico stivale. Avere certi primati non fa certo onore a chi vive e convive con cittadini additati come consumatori recordman nell'uso di sostanze psicotrope e stupefacenti, come la cocaina ad esempio. Agli inizi di questo anno (esattamente il 3 gennaio) avevo scritto un post sulla Milano da bere (http://l-antipatico.blogspot.com/2009/01/si-son-bevuti-la-milano-da-bere.html); ora sono costretto a parlare (per meglio dire, a scrivere) del capoluogo lombardo per un primato non certo invidiabile: quello appunto inerente il consumo pro capite di cocaina. E' arrivata la prova scientifica. E i numeri parlano chiaro. Quando le forze dell’ordine sequestravano droga a quintali nell’hinterland milanese o quando, come nei giorni scorsi, trenta spacciatori in un sol colpo finivano in carcere (e fra loro un assistente di polizia penitenziaria che in carcere la droga ce la portava), si avvertiva senza problemi che a Milano il consumo di droga si diffondeva come un contagio. In particolar modo con il consumo di cocaina, la micidiale polvere bianca. La prova è sulle pagine della Environmental Health Perspective degli Stati Uniti, che pubblica una ricerca internazionale, ideata da ricercatori italiani dell’Istituto Mario Negri di Milano. Analizzando le acque di scarico di grandi agglomerati urbani, dove finiscono con i liquidi organici anche le tracce residue delle droghe assunte, si riesce a stimare il consumo globale di droga di grandi comunità urbane. A confronto Londra, Lugano e Milano: per noi è un allarme da primato. Lugano è a quota 6,2 dosi al giorno per mille abitanti. Londra è anche più su: a 6,9. Ma Milano stacca tutti a quota 9,1. Più di nove dosi di cocaina ogni mille abitanti, ogni giorno, lunedì compreso. Fate il conto. No, non il conto di quanta droga, e quanto spaccio, e quanto denaro, e quanto crimine, e quanta legge e quanto carcere, e tutti gli altri quanti di questa infame ingiustizia gestita da mafie disumane. No, fate solo il conto della gente, di quanta gente. Il conto di noi, di quanti di noi. Il conto ci chiede di capire che cosa la cocaina promette nella sua seduzione, e che cosa la cocaina realizza nella sua ritorsione. Sembra (stando almeno a quanto afferma chi la conosce bene) che dia euforia, che amplifichi le capacità recettive, che riduca il senso di fatica, che annulli la fame e il bisogno di sonno, che trasmetta un senso di potenza, anzi di onnipotenza. È la magia, è la versione chimica della fiaba di Aladino. Dicono così, ma dicono anche che dura mezz’ora e poi si ripiomba nel baratro precedentemente frequentato. E gli effetti sono depressione, ansia, insonnia, disturbi psichici. E poi, tremendo e precoce, lo scivolo della dipendenza. E con la dipendenza, il circuito si avvita: viene distrutto il sistema immunitario, e paranoie e psicosi sono tragedie peggiori del buco al setto nasale che le accompagna. L’immagine di questa schiera di 'noi', che in Italia e in specie a Milano vi si incammina, ci dà grande sofferenza. Perché è un segnale di sconfitta. Si tratta anche, ormai, di giovani o giovanissimi (tre all’Ospedale San Carlo in fin di vita a Capodanno). Si tratta anche, ormai, di anziani over 60. Gli uni, forse, in fuga dalla realtà e dalla speranza, dentro la grande paura del futuro; gli altri, forse, in rivalsa illusoria ai disincanti della vita. Ma poi, costantemente, si tratta infine di gente (di "noi") senza differenza di età, senza distinzione di mestiere, di condizione sociale. Irriconoscibile, la polvere bianca contamina le relazioni umane senza preavviso, lacera la rete dei nostri vissuti, manipola i rapporti. Se un professionista si droga, chi si affida a lui si affida a un drogato. Che questo possa diventare casuale (o banale) è follia. Reagire è possibile, non per voglia di colpire, ma di costruire. La cocaina è il cancro della città. Di ogni città. La coca non aiuta a vivere, ma a morire. Se le frontiere della fatica di vivere, come quelle della speranza e della gioia, hanno territorio nello spirito e nell’amore, il cuore e la fede possono farcela a ricostruire le ragioni della vita. Basta liberarsi ricacciando le droghe (tutte le droghe) nel ricordo arcaico delle acque fognarie. L'importante è volerlo.

6 Commenti:

  • Guarda che strano, casualmente quando ho sentito la notizia in televisione nel mio notiziario del mattino mi è venuto in mente il tuo articolo Milano da bere e ho pensato la medesima cosa ora si può chiamare Milano da sniffare.
    Ho pensato inoltre se Milano fosse l'eccezione, oppure era la punta di un fenomeno più diffuso e casualmente era Milano la città di confronto e se fosse stata Roma? Oppure Genova? Non so forse Milano per davvero è una città stressante, disumanizzante colpa sicuramente dei ritmi delle ansie da "prestazione" (lavorativa s'intende, ma perchè non estendere a quella fisica?) che coinvolgono un pò tutti, eppure non è una città dove si fa di più oppure si fa meglio.
    La droga trova un terreno fertile nei luoghi dove la realtà non basta più, dove c'è bisogno di evadere, ma non penso che questo possa esseredi tutti e di tutte le città italiane. In effetti a parte un pò di pigrizia, dalla mia città non scapperei mai, anche se so di milanesi trasferiticisi che soffrono di ansia da lontananza dall'automobile, fobia dell'acqua, insonnia da silenzio.... beh quanto a vivere male, credo si siano cercati di dotare del massimo livello di malessere.
    Non conosco gli effetti della droga perchè non potrei mai farne uso (sarebbe lungo e poco interessante il mio rapporto con gli stupefacenti o altre droghe) certo che non posso pensare che la mia gioia e la mia partecipazione per la vita dipenda da uno sballo, lungo o corto che sia.
    Per questo sono stupita e non comprendo perchè invece di intervenire nelle abitudini e nel propria visione del mondo si debba ricorrere ad un eccitante chimico che ti distolga dalla realtà.
    Analisi puntuale e informazioni ineccepibili, ma non è che per casp sei di Milano? ;-)
    Ross

    Di Blogger rossaura, Alle 31 gennaio, 2009 23:18  

  • No, cara ROSS, no sono di Milano e lo sai. Però qualche tempo fa ho trascorso (per affetti e legami sentimentali in essere) tre anni nel capoluogo lombardo e ti dirò: la vita tipicamente stressante e iperlavorativa dei meneghini (e dei moltissimi stranieri che ci vivono) unitamente al modus niente affatto simpatico di interfacciarsi con chi viene da fuori, fanno dei milanesi una razza a parte, una sorta di uomini dalle frecce rosse dell'Amazzonia. E' difficile da spiegare, ma credo che il loro mondo (intendo dei milanesi, non dei drogati) sia così speciale e unico, per loro chiaramente, da presentarsi agli occhi altrui come una specie di fortino inespugnabile. Che sia anche per questo blando motivo che molti esclusi si "tirino" su nel modo che sappiamo? Bah, semplice considerazione di uno che anche quest volta è riuscito, nel commento almeno, ad andare fuori argomento. Uno sbadigliante saluto da nomadus.

    Di Blogger nomadus, Alle 01 febbraio, 2009 10:07  

  • Beh andar fuori tema è la mia specialità.... Veramente i tuoi post mi fanno sempre sforare perchè mi conducono a fare riflessioni sulla politica, sulla geografica o sul genere umano che travalicano l'argomento di cui si tratta. Ma è bene così, perchè devono essere stimolo ad una discussione ad un maggiore allargamento di visuale.
    Beh la tua esperienza all'interno della società meneghina io l'ho vissuta al contrario. Il mio ex compagno è "scappato" da Milano ed è venuto nella mia città, ci è rimasto per parecchi anni e all'inizio era sconvolto dalla differenza di modi di vita. Ha sofferto dei sintomi che ho sopra descritto, ma contemporaneamente ha ripreso a vivere, anche se per un appuntamento mi faceva arrivare come minimo una mezzora prima e cominciava ad agitarsi se chi doveva incontrare arrivava con un minuto di ritardo, per lui era già in ritardo dal momento che aveva cominciato ad attendere.
    Non comprendeva la nostra filosofia, se certe cose non si possono risolvere "sentite e speta" (siediti ed aspetta) e sopratutto se devi raggiungere una meta o un obiettivo preciso "no xe dito che no ti pol rivarghe andando in moto circolare" ossia in soldoni chi dice che per arrivare ad un punto bisogna andarci dritti?"
    Conoscendo la mentalità so di quali sofferenze era capace e da quali incongruenze e severità si faceva comandare.
    Probabilmente questo giudizio e solo parziale e personale, ma attraverso lui mi si è dischiuso un mondo "sconvolgente a tratti allucinante", Milano non accoglie, non ha più cuore da molto tempo, è spaventata, è egoista non è più la città da bere e se si beve è solo fiele. Non credo di essere cattiva o prevenuta, purtroppo per esperienza personale so quali siano le esagerazioni della mentalità di questa città che vagola tra egoismo e paura. >Mi spiace dirlo, non vivono bene e forse l'effetto droga toglie loro un pò del molto malessere che fa parte della loro vita.
    Magari molti si saranno offesi per quello che dico, so bene che non è per tutti così, ci sono persone riflessive, autocritiche, solidali, come ci sono in tutto il mondo, ma il malessere è proprie quello che anche quel genere di persone si sentono isolate e sole,
    Sì credo che anche stavolta prenderò un insufficiente perchè fuori tema
    Buona domenica
    Ross

    Di Blogger rossaura, Alle 01 febbraio, 2009 11:26  

  • Veramente l'andar "fuori tema" era riferito a me stesso nel precedente commento, non certo a te che sei sempre puntuale ed esaustiva nei tuoi interventi. Il mio andar "fuori tema" era quasi voluto, perchè quando si inizia un discorso inevitabilmente ci si aggancia a qualche altro spunto della riflessione e ne consegue un melange di idee e considerazioni che comunque alla fin fine sortiscono sempre un benefico effetto. In questo caso specifico le tue rimembranze sul tuo ex hanno fatto conoscere un'altra Rossaura la cui filosofia del "sentite e speta" o del "no xe dito che no ti pol rivarghe andando in moto circolare" mi porta a sospirare (senza il relativo e rinomato ponte) "ah, come mi piacerebbe abitare immerso nel silenzio della laguna veneziana" invece di squagliarmi tra i fumi dello smog metropolitano. Detto tra noi: non sei affatto cattiva e prevenuta nel giudizio espresso su Milano. Io la penso uguaglio (come direbbe Totò). Un domenicale saluto da nomadus. P.S.: una curiosità, per caso in questo week-end ti stai collegando da Roma?

    Di Blogger nomadus, Alle 01 febbraio, 2009 16:46  

  • No, da Roma, magari.... a me Roma piace ci verrei spesso se potessi. No ho usato il pc di mio figlio, ma ormai non esco più col suo ID perchè alla fin fine si era abituato a me ;-). Da stasera però sono ritornata al portatile che aveva avuto problemi di collegamento ora risolti. Quindi mi par strano che i miei collegamenti avessero delle caratteristiche diverse.... sappimi dire, (dovrebbe arrivarti anche l'odore del salmastro del mare no? ;-) )

    Di Blogger rossaura, Alle 01 febbraio, 2009 18:25  

  • Come non detto, scusa. Mi ha mandato fuori strada il geoposizionamento di ShinyStat (cui sono abbonato) che generalmente mi indica orario, browser, indirizzo IP e località di connessione (oltre ad altre informazioni "tecniche") di ogni lettore del blog TPI-BACK. Questa volta si sono sbagliati: invece di indicare MESTRE (come era solitamente) l'indicazione era ROMA. Scusami ancora.

    Di Blogger nomadus, Alle 01 febbraio, 2009 18:49  

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