l'Antipatico

lunedì 19 gennaio 2009

buon lavoro, presidente Obama!




La data di martedì 20 gennaio 2009 resterà negli annali della Storia per l'investitura del primo Presidente degli Stati Uniti di colore, afroamericano, che incarna la speranza del mondo intero. Barack Obama avrà gli occhi del pianeta tutti per lui. Ma quello che attenderà il nuovo inquilino della Casa Bianca non sarà di certo una passeggiata di salute. Soprattutto i primi, fatidici cento giorni saranno gli indicatori inappellabili delle promesse e dei programmi dell'ex senatore dell'Illinois. Obama voleva concentrarsi sul rilancio dell'economia per evitare la depressione. Proprio come Franklin Delano Roosevelt, l'inventore della formula dei "primi cento giorni". E invece, malauguratamente, si è aggiunta in queste ultime settimane l'emergenza di Gaza, giusto per ricordare che la madre di tutte le questioni mediorientali resta sempre il conflitto tra israeliani e palestinesi, accantonato dal suo predecessore cow-boy e guerrafondaio. Tra l'altro, la crisi di Gaza ha anche sottolineato che la lunga transizione tra la data dell'elezione del Presidente degli USA (il primo martedì di novembre), e la sua entrata in funzione effettiva (la terza settimana di gennaio) è una tradizione che andrebbe abolita: questa vacatio aveva un senso al tempo delle diligenze, non certamente in quello di Internet. La maggiore potenza planetaria non può permettersi il lusso di restare per oltre due mesi con un Presidente di fatto delegittimato dal voto e non più in grado di intervenire efficacemente in una crisi domestica o internazionale. E con un Presidente benedetto dal consenso popolare, ma privo degli strumenti di decisione e di azione. E dunque Barack Obama non avrà molto tempo per il riscaldamento (per usare un'analogìa calcistica); dovrà invece entrare subito in partita e cercare rapidamente di segnare qualche gol importante, per vincere la partita. Ma per quanto la squadra di Obama sia di prim'ordine, non credo che la vittoria sia assicurata, anzi. La crisi economica non si risolve a colpi di bacchetta magica (per queste cose c'è già il Pifferaio di Arcore), nè tantomeno quella tra israeliani e palestinesi. Per non parlare dell'Afghanistan e dell'Iraq, che richiedono tempo, ritiro delle truppe e molta pazienza. Io credo che il nuovo Presidente degli Stati Uniti debba concentrarsi subito sulla chiusura (annunciata) di Guantanamo e su una giustizia equa e rapida circa i 250 reclusi rimasti. Non credo sia una lettura così stravagante la mia, come sembrerebbe di fronte alle problematiche citate. Anzi, a mio modo di vedere è l'optimum praticabile attualmente per ripulire l'immagine degli USA nel mondo. E per ripartire da lì per affrontare con prestigio le crisi che non possono essere risolte senza un ruolo attivo, dinamico e irrinunciabile da parte della superpotenza americana. Buon lavoro, Presidente Obama!

4 Commenti:

  • Mi unisco all'augurio, per una speranza di un mondo migliore.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 19 gennaio, 2009 22:19  

  • Grazie di cuore per la tua adesione, sincera e beneaugurante, al nuovo modo di vedere il futuro del mondo, del nostro pianeta, di noi tutti. Spero vivamente che ci sia un mondo migliore, per ognuno di noi. Un caro saluto, Virtualblog.

    Di Blogger nomadus, Alle 19 gennaio, 2009 23:09  

  • Non posso fare altro che unirmi nel vostro augurio,anche se ritengo che il compito sia molto difficile.La questione mediorientale è troppo ingarbugliata e il partito della guerra e del terrorismo è troppo forte per una pace stabile e duratura.MAURO.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 20 gennaio, 2009 13:51  

  • Grazie anche a te, carissimo MAURO, per il tuo intervento e per il tuo graditissimo augurio. Il nostro anelito di pace, forse, sarà superiore a tutte le maledette speranze guerrafondaie di esseri spregevoli che ancora oggi, purtroppo, sopravvivono.

    Di Blogger nomadus, Alle 20 gennaio, 2009 14:43  

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