la disumanità della guerra
Sono stato incerto se scrivere o meno questo post dedicando qualche riflessione a quanto sta accadendo nella striscia di Gaza. L'incertezza è stata direttamente proporzionale all'inadeguatezza, culturale ed internazionale, del sottoscritto sull'argomento specifico, visto e considerato che, non avendo titolo (nè come giornalista nè come osservatore) nello scrivere di crisi internazionale e di guerre, mal si conciliava la voglia e l'esigenza di scrivere l'attuale pezzo. Voglio comunque segnalare (tanto per iniziare) il blog di Vittorio Arrigoni (http://guerrillaradio.iobloggo.com/), volontario a Gaza che, nonostante un periodo di detenzione e un foglio di via delle autorità israeliane, conclude i suoi articoli quotidiani, pubblicati anche su il manifesto, con la stessa frase: "Restate Umani". Che cosa vuol dire restare "umani"? Vuol dire, innanzitutto, non abituarsi al dolore degli altri, non bruciare tutta la propria pietà sulle fotografie dei primi bambini insanguinati, ma continuare a soffrire e a protestare, anche dopo tre settimane di guerra, anche dopo più di 1.000 morti. Vuol dire non prendere partito ciecamente, consolando se stessi con la convinzione che il torto, il male, l'odio sia tutto dall'altra parte. È difficile restare umani, di fronte alla politica delle bombe. Non tutti lo sanno compiere, questo esercizio. Non è "restare umani" palleggiarsi le vittime, usare un lutto per giustificare altri lutti. Non lo è nascondere un arsenale sotto un ospedale, ma neppure bombardare l'ospedale perché è un obbiettivo militare e chi se ne frega se è pieno di feriti. Non è "restare umani" invitare al boicottaggio "dei negozi appartenenti a membri della comunità israeliana" come, secondo Bernard Henry-Levy, è accaduto in Italia (e speriamo che non sia vero). E non è "restare umani" brandire, come un'arma di distruzione psicologica di massa, il ricordo della Shoah, con tutto il suo irripetibile orrore, per chiudere la bocca a chiunque esprima le sue critiche nei confronti della politica d'Israele, della spietatezza con cui sta trasformando in genocidio una, pur lecita, operazione di polizia contro frange terroriste di Hamas. Quello degli ebrei è un popolo ferito, martoriato. Ha diritto, per sempre, alla nostra pietà. Non alla nostra incondizionata approvazione. Almeno questo è il mio pensiero. Spero di non sbagliarmi.
4 Commenti:
Sottoscrivo parola per parola quello che hai scritto e ringrazio Vik per quello che fa anche al nostro posto, permettendoci così si essere umani.
Ross
Di rossaura, Alle 18 gennaio, 2009 00:06
Grazie a Vittorio e grazie a te ROSS. Ce ne fossero di persone come voi! Un abbraccio che più umano non si può (per te anche una carezza).
Di nomadus, Alle 18 gennaio, 2009 09:29
Buongiorno,hai espresso in maniera appropriata e sintetica quello che dovrebbe pensare e fare ogni essere umano degno di questo nome.La dignità di ogni popolo,nessuno escluso,viene prima di ogni cosa.MAURO.
Di Anonimo, Alle 19 gennaio, 2009 11:07
Grazie, carissimo MAURO, del complimento. Immagino che anche tu al mio posto avresti usato gli stessi termini e gli stessi pensieri. Un affettuoso saluto.
Di nomadus, Alle 19 gennaio, 2009 13:24
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