l'assedio (giornalistico) a Di Pietro
Debbo mio malgrado tornare a scrivere di Antonio Di Pietro. Non posso certo rimanere in silenzio su questo recente massacro giornalistico (armato, manco a dirlo, dal Pifferaio di Arcore) che vede il Giornale dei Berluscones dedicare le prime pagine dell'ultima settimana alla crocifissione dell'ex pm di Mani Pulite, ora leader dell'Italia dei Valori, su questioni di mutui, case e gestione del denaro del partito. Dell’ex magistrato vengono setacciati e analizzati il conto in banca,il mutuo, le proprietà immobiliari (se ne ha e come ha fatto, certamente con metodi illeciti secondo la teoria berlusconiana), gli spostamenti a piedi o in auto (con auto blu e relativo autista o su auto di sua proprietà e come ha fatto a pagarsele: le ha comprate o se le è fatte regalare da qualche delinquente che avrebbe invece dovuto inquisire?, sempre secondo la stolta teoria filippofacciana), la biancheria intima che indossa, le separazioni, i divorzi, la moglie, i figli, le figlie (proprio sicuro che siano figli suoi?) etc. etc. etc. Di fronte a questa campagna denigratoria contro Di Pietro, una domanda sorge doverosa e spontanea: se Di Pietro, invece che all’opposizione, fosse schierato all’interno della coalizione che attualmente è al governo, cioè se l’Italia dei Valori si fosse sciolta e facesse oggi parte del Popolo della Libertà, gli articoli del giornalino berlusconiano di cui sopra, invece che denigratori, non pensate che sarebbero stati lellaculeschi anche nei confronti di Di Pietro? Certamente sì anzi, come si usa dire oggi, assolutamente sì. Che pena, comunque, che mi provoca questa caccia alle streghe del "Giornale"! Da glorioso rinnovatore dello stile giornalistico a notiziario gossipparo di veline e di scandaletti degni di "Lucignolo" e "Isola dei famosi". Indro Montanelli, quando lo fondò nel lontano 1974, ebbe il pudore di chiamarlo "il Giornale nuovo", perché con quel quotidiano egli intendeva farla finita con un certo modo di presentare le notizie secondo come più era gradito ai potenti di turno. Oggi, purtroppo, "il Giornale" è diventato illeggibile. Passato negli anni di proprietà in proprietà fino a terminare tra le grinfie berlusconiane, e diretto da personaggi sempre più scadenti giornalisticamente, quali Maurizio Belpietro e l’attuale Mario Giordano, il giornalino milanese ha eliminato l’aggettivo "nuovo". E non l’ha ancora sostituito. Forse perché non hanno il coraggio di chiamarlo "il Giornale degli idioti", come sarebbe giusto. Perché quel titolo, richiamandosi così esplicitamente a dei personaggi da barzelletta, farebbe perdere un bel po’ di lettori. Altro che caccia grossa a Di Pietro...
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