emozioni indimenticabili
Sono stanco. Una giornata campale, stressante, dal punto di vista lavorativo. Qualche discussione in ufficio con i colleghi, solite tensioni evitabili. Non vedo l'ora, tornando a casa, di spogliarmi, buttare alla rinfusa le mie cose da qualche parte (lo so, adesso qualche femminuccia criticherà aspramente con nerbo pseudofemminista...) e stendermi sul letto, senza neanche mangiare. Ma, quasi inavvertitamente, il telecomando del televisore è stato sfiorato dalla mia mano (era in stand by) e così l'ambiente sonoro della mia dimora si riempie con la sigla del TG1 (chissà perchè, in automatico l'accensione ti regala il primo canale). Sono le otto di sera, di una sera che è già entrata nella storia (http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/tg1_PopupVideo.html?t=20%3A00&v=http%3A%2F%2Flink.rai.it%2Fx%2Fvod%2Fnews%2F09gen%2Fasx%2F20090120203622mpo40jftg1_ed__20_00_20_01_integrale-rainet.asx). Il mio rammarico di questa giornata è stato quello di non aver potuto, causa concomitanti impegni lavorativi, seguire in diretta alle 18 su SKY il discorso d'insediamento del 44° Presidente degli Stati Uniti. Ma per fortuna, anche stando a migliaia di chilometri di distanza (e con 6 ore di fuso orario), quella maledetta/benedetta scatola magica mi permetteva di essere rapito dalle immagini, dai suoni, dai colori che entravano (seppur in registrata) dentro casa mia. Potevo ascoltare in sottofondo la voce di Barack Obama doppiata in italiano, godermi le note di una canzone dei neri d'America cantata dalla splendida voce di Aretha Franklin, vedere le riprese dall'alto della collina di Capitol Hill riverberarmi la moltitudine dei due milioni di appassionati ed emozionatissimi americani (multicolori e multirazziali) applaudire e sorridere, gioire e sperare, piangere e sospirare. E il tutto grazie ad un unico, grande uomo. L'ex senatore dell'Illinois. L'uomo della Provvidenza. L'uomo in cui tutti ripongono le più ambite e non più nascoste speranze, di pace e di serenità, di cambiamento e di ripudio della guerra. E di ogni forma di intolleranza, di sopraffazione, di violenza gratuita ed immotivata. Un uomo che oggi, proprio oggi, avrei voluto chiamare papà. Esserne orgogliosamente il figlio, perchè anch'io un giorno potessi dire: io c'ero, quel martedi di gennaio del 2009. Quel giorno in cui il mondo è cambiato. E che in fondo, sicuramente, ha cambiato anche me.
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