l'Antipatico

martedì 9 novembre 2010

la qualità (scadente) della politica italiana


Non vorrei tediare i miei pochi lettori con una sorta di lectio magistralis (con le sembianze di un post) sull'attuale classe politica dirigente, ma credo sia arrivato il momento di evidenziare come essa sia affetta, almeno a mio modo di vedere, da una degenerazione intellettuale e morale come mai prima d'ora, tanto da far rimpiangere (come qualche autorevole commentatore ha sottolineato qualche giorno fa) la vecchia Balena bianca degli anni Sessanta, quella tanto bistrattata (e forse già rimpianta) Democrazia cristiana dei Moro e degli Andreotti, dei Piccoli e dei Fanfani, e finanche degli Zaccagnini, che ha governato per 40 anni il nostro Paese almeno non con questa spocchiosa, mafiosa e irritante modalità come quella targata Berlusconi. Credo che alla base di questa strana e urticante disaffezione del popolo italiano alle cose della politica ci sia una sorta di naturale disincanto, tanto mellifluo quanto radicato, da strangolare la politica stessa e da allontanare irrimediabilmente i cittadini dalla scena pubblica. Questo disincanto, che sembra una malattia inguaribile, è più forte e più irreparabile della delusione stessa che prova chiunque, per passione o per interesse, cerchi di seguire gli avvenimenti dell'agone politico. Una delusione che porta anche con sè la frustrazione lancinante di un investimento emotivo andato a male. Il disincanto è, quindi, il termine più che adatto per descrivere questo momento basso dell'infimo impero del non senso della politica ignobilmente violentata da Berlusconi. Un impero decadente, terminale, segnato dalle turbolenze senili di un premier che somiglia sempre di più a certi personaggi in fuga da un ospizio (tratteggiati in modo sublime dal compianto Ugo Tognazzi in "Amici miei") piuttosto che a un degno politico, visto e considerato che non lo si può di certo paragonare a uno statista. Acclarato che il ciclo berlusconiano, vivaddio, si sta concludendo, preso atto della potenziale possibilità di riscatto (etico, morale, sociale ed economico) per il nostro Paese, rimane sempre irrisolto il problema di un'accettabile qualità dell'attuale ceto politico, impastato (negli ultimi tre lustri) della stessa materia di cui sono fatte le cose effimere. Una cosa, comunque, è certa. E cioè che il berlusconismo ha portato con sè, dal giorno del suo avvento, una nuova classe di protagonisti della politica provenienti da mondi ad essa ostentatamente estranei. E la diretta conseguenza è stata una sorta di eutanasia del politico di professione, di quel politico (uomo o donna che sia) formatosi ad una scuola di partito e non certo nominato e cooptato in base alle virtù da letterina o, peggio ancora, da mignotta. Un politico capace anche di mediazione e non solo foriero di conflitti o tradimenti, perchè (a mio modesto parere) la politica è più spesso esercizio di mediazione, di ricerca di punti di convergenza, di incontro sulla linea del possibile e del fattibile, piuttosto che il digrignamento di denti o dell'altrui calunnia. Adesso che il dibattito sulla fine di una lunga stagione made in Berlusconi ha preso interamente la scena pubblica (al di là delle soluzioni del tempo immediato e della fine prematura o naturale della legislatura), il tema della qualità della classe politica dirigente torna a rappresentare la priorità assoluta. I tre lustri berlusconiani, ormai alle nostre spalle, hanno generato la favoletta che vuole il non-politico, il tecnico, il professionista, l'imprenditore (purchè ricco, così non ha bisogno di rubare...credevano) molto meglio del "politico di professione", soprattutto nella gestione degli affari pubblici. Gli effetti di questo mantra, recitato a beneficio di quegli italiani dalla bocca buona, sono sotto gli occhi di tutti. La mia conclusione di questo articolato e spero condivisibile post è che, auspicabilmente dopo l'uscita di scena di Berlusconi, questo modo tribale e affaristico di intendere la politica cessi e che finalmente ci sia un politico vero, reale, non corrotto, di sani principi, che conosce la fatica della democrazia oltre a possedere il sentimento dell'identità nazionale, che sa tenere lontano il suo privato dall'inevitabile dovere pubblico, che non dice parolacce e non racconta barzellette. E che magari non va con le zoccole. Resterà solo un sogno irrealizzabile?

4 Commenti:

  • caro nomadus. Sto seguendo con fibrillazione l'agonia dell'omuncolo.... Sebbene bisogna agire con grande cautela, come un grande saggio quale Trapattoni ben dice con il suo "non dire gatto se non ce l'hai nel sacco", credo che il tuo vaticinio riguardo al caso ruby, si stia avverando.... Dirò solo che ho pronta una buona bottiglia di nebbiolo, fattami avere dai miei cari recentemente, pronta alla bisogna. Domani partirò per la Francia, e tornerò lunedi sera...diciamo che se non avró la possibilità di poterla stappare prima del mio ritorno in terra iberica, provvederò direttamente con dell'ottimo CHAMPAGNE. A presto.

    Di Blogger Davide, Alle 11 novembre, 2010 17:38  

  • Ti auguro di cuore di stappare una bella bottiglia di Pommery o di Krug durante il tuo soggiorno transalpino, il che vorrebbe dire che il bunga bunga è terminato, vivaddio. alle brutte va bene anche lunedì prossimo la bottiglia regalata dai tuoi cari. Se poi tu dovessi capitare a Roma, sappi che ho ancora sigillata un'ottima bottiglia di Veuve Clicquot. Sia come sia, alla fine (purchè si avveri il mio "vaticinio") sono pronto a festeggiare anche con la gassosa. L'importante è poter fare un bel rutto liberatorio e fragoroso alla faccia del Berlusconi caduto. Un grande abbraccio a te, caro DAVIDE, e buon viaggio.

    Di Blogger nomadus, Alle 11 novembre, 2010 23:20  

  • Caro amico, come volevasi dimostrare, il perfido nano barcolla....ma non molla!! Con mio padre si commentava che il maledetto omunculo ha mille risorse, vite più di un gatto e sopratutto una volgia tremenda di NON MOLLARE MAI... A questo punto mi viene il dubbio che, qualora le sfatte forze a lui contrapposte riuscissero a sfiduciarlo, si rifiuterebbe categoricamente di lasciare il posto...forse ci sarebbe bisogno della forza fisica, o alle brutte, qualche zoccolaccia minorenne. Chissá, ado ogni modo, come si concluderà questa ormai assurda agonia; se veramente dopo la finanziaria il titubante Fini, accompagnato dall'onirico piddí e dall'istrionico Dippietro, dal cerchiobottista e ambiguo Casini, dai duri&puri compagni comunisti e dall'accozzaglia di opportunisti dell'ultim'ora riescano a coalizzarsi e dare a noi tutti la soddisfazione di vedere "il miglior governo del dopoguerra" cadere trascinando con lui l'artefice maximo del nostro fragoroso teatro italiota ormai sbeffeggiato ai 4 angoli del globo terracqueo. Chissà... Nel frattempo continuiamo a goderci (si fa per dire), le barzellette e le sparate di quest'ortofrutticolo personaggio che si è ormai mescolato atomicamente con la poltrona di palazzo Chigi... Io dico che c'è ancora tempo per qualche piece di raro spessore, per ridicolizzarci ancora un poco in questo scenario a tinte fosche di rinvigorita crisi economica europea... La bottiglia rimane per ora nello scaffale, mi son detto che se non ci sarà l'occasione propizia prima dell'imminente mio ritorno il 23 dicembre, provvederò a bermela ugualmente, sperando a questo punto di combinare gli stappamenti festivi con il ruttone liberatorio direttamente in Patria. Mi piacerebbe assai venire in quel di Roma a trovarti, e credo di potermi impegnare nel dirti che se non sarà in queste festività raffazzonate, nel prossimo futuro un viagetto a Roma sará messo in cantiere! Per ora ti abbraccio con affetto, nella speranza di poter fare il più presto possibile questo brindisi liberatorio.

    Di Blogger Davide, Alle 18 novembre, 2010 00:46  

  • Carissimo DAVIDE, prima di tutto bentornato dal tuo viaggio targato "libertè, egalitè, fraternitè". Per quanto riguarda la variegata composizione politica dei personaggi brillantemente da te citati, spero proprio che (seppur trattasi di mera accozzaglia creata per l'occasione) che sia in grado di mandare a casa il Pifferaio di Arcore, con elezioni anticipate o con una raffica di calci al culo. L'importante è liberarci dell'ominicchio, ovvero del peggior presidente del consiglio della storia italiana. Se poi tutto ciò dovesse (miracolosamente) avvenire prima del 23 dicembre, allora sarò io a salire in terra ligure per omaggiarti e per darti di persona i miei migliori auguri di Buone Feste. Qunato poi al tuo possibile viaggetto nella Città Eterna, sarò lietissimo di ospitarti e di brindare insieme a te con la famosa bottiglia di Veuve Clicquot. Nell'attesa (degli eventi) ti abbraccio affettuosamente. Coraggio, il peggio (ovvio, il Berlusca) sta per terminare. Se Dio vuole, sarà solo un brutto ricordo.

    Di Blogger nomadus, Alle 18 novembre, 2010 19:11  

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