l'Antipatico

sabato 16 ottobre 2010

facebook ai tempi della Polverini


Si diceva una volta che i ministeriali (almeno quelli in organico a.B., ovvero avanti Brunetta) erano lavoratori privilegiati, di quelli che percepivano lo stipendio il 27 del mese senza far nulla, a parte timbrare il cartellino la mattina alle 8 e 30. Dopo il ciclone antifannulloni, voluto fortemente dal ministro bonsai, le cose sembravano migliorare o, almeno, non peggiorare ulteriormente. Ma forse era solo una pia illusione. A quanto pare, stando almeno a quello che succede alla Regione Lazio (sotto il regno della zarina Renata), si ha l'impressione che il tempo impiegato per la produttività sia totalmente assorbito dalla navigazione in Rete, in particolar modo dagli accessi a Facebook (70%), a Messenger (20%) e a Youtube (10%). Questo almeno è stato il risultato di un'inchiesta interna ordinata dalla Governatrice, la quale ha fatto diramare (tramite il segretario generale Salvatore Ronghi) una circolare che inibisce ai dipendenti della Regione Lazio (nessuno escluso) l'accesso ai siti Internet che non hanno nulla a che vedere con le quotidiane mansioni da svolgere. Sembrerebbe una sorta di punizione, per gli operosi e diligenti lavoratori dislocati alla Pisana e sulla Colombo; in realtà lo spirito aziendale che ha animato la Polverini è stato più semplicemente (almeno secondo le sue dichiarazioni) quello di "evitare sprechi e utilizzare meglio le risorse". In verità a me pare che questa iniziativa sia utile, più o meno, a nascondere sotto il tappeto la polvere accumulata in decenni di assenteismo e di inoperatività, tipico delle aziende carrozzone sempre pronte ad accogliere, a braccia aperte, parenti e amici e conoscenti dei vari politici alla guida di questo o di quel governo. E' un'antica favola che dura nel tempo, quella del posto fisso, dello stipendio sicuro, della tredicesima e della quattordicesima, dei regali e dei premi presenza: neanche il Lupo Cattivo con le sembianze di Renato Brunetta è riuscito a cambiare il racconto della favoletta e credo che nemmeno la Renata Polverini potrà riuscire nel pur lodevole intento di cambiamento dello status quo. Eppure questa iniziativa anti facebook e anti messenger ha generato ugualmente scandalizzate reazioni e sguaiati lamenti ad opera dei dipendenti regionali, i quali (forse) non hanno ancora capito che il problema sta a monte (e non mi riferisco di certo al monte Fumaiolo da dove nasce il bistrattato biondo Tevere tanto caro ai romani). Vogliamo inibire l'accesso a Internet ai dipendenti della Regione Lazio? D'accordo, ma prima andiamo a verificare le ragioni per le quali la stragrande maggioranza dei lavoratori degli uffici pubblici ne fanno uno smodato uso. Escludendo il legittimo bisogno di informazione e apprendimento ad opera dei dipendenti spesso frustrati dalle ripetitive giornate (non)lavorative, l'impressione che si ricava dalla frequentazione (come utente o come semplice visitatore) delle sacre stanze della Regione Lazio è quella di una non proprio fervente ed alacre attività lavorativa. Già l'anomalo sovraffollamento dei due bar interni rivela inequivocabilmente come i dipendenti patiscano i numerosi e quasi ininterrotti tempi morti. E gli stessi e silenziosi enormi corridoi della Regione Lazio non danno certo l'idea di un alveare lavorativo brulicante di indaffarati funzionari e diligenti quadri intermedi: testimoni attendibili riferiscono che non ci sono telefoni incandescenti che squillano, non si hanno notizie di computers sull'orlo dello schianto operativo e nemmeno di un frenetico correre da un ufficio all'altro. Se queste informazioni (al netto della malignità e della superficialità tipica degli invidiosi) fossero vere, mi sentirei di consigliare alla Polverini di cominciare ad applicare, ai suoi dipendenti, dei seri parametri di produttività, oltre che di meritocrazia. Credo che, così facendo, la Governatrice avrà la possibilità di accorgersi che quegli stessi dipendenti (oggi privati di facebook) che le si erano stretti intorno in modo affettuoso e sincero il primo giorno del suo insediamento dopo l'elezione a Presidente, adesso recano su di loro le stigmate delle Amministrazioni che si sono via via succedute nei quinquenni precedenti, quasi come in un processo di stratificazione geologica. E forse la Polverini si accorgerà pure (ma credo che lo sappia già da tempo) che per ogni Amministrazione, passata e presente (e anche futura), l'organico dei dipendenti regionali veniva integrato e vitaminizzato da contrattisti, collaboratori, consulenti e direttori i quali, con un'anomala puntualità, sparivano misteriosamente alla fine delle legislature. Non prima di aver incassato laute liquidazioni. E allora, gentile Governatrice, cerchiamo di esser seri. Perchè dobbiamo impedire l'accesso a Internet e a Facebook a questi solerti lavoratori della Regione Lazio i quali si vedranno costretti a impiegare diversamente i fatidici tempi morti nella sfiancante opera di lettura di giornali e riviste se non impegnati in omeriche battaglie navali o in attività di bricolage, quando non addirittura ad esercitarsi in improbabili lavori di maglia e di uncinetto? Restituisca l'uso di Internet e vedrà che la produttività magicamente ritornerà. In caso contrario questo suo divieto avrà un pò il triste sapore delle grida di manzoniana memoria, mostrando solo la faccia dura di un potere politico che, invece, quando si tratta di assunzioni e di clientelismo, diventa tenero tenero (oserei dire burroso) e accomodante, a fronte della vischiosa opacità di strutture (pubbliche e private) ormai intoccabili e senza gravi conseguenze occupazionali. Una sorta di decisionismo made in Berlusconi, un fare dal forte sapore casereccio che diventa un impalpabile velo per cercare di coprire l'incapacità e l'impossibilità di gestire l'efficienza di un apparato amministrativo che fa acqua da tutte le parti.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page