l'Antipatico

sabato 2 ottobre 2010

l'ostentazione dell'impunità


Non chiedetemi, cari (pochi) lettori, di soprassedere sulle ultime esternazioni del Pifferaio di Arcore e di scrivere magari della situazione della scuola o del precariato, dell'indigenza di molti ex abbienti o della malasanità italiana. No, non me lo chiedete. Sarei costretto a dirvi: miei cari (e sempre pochi) lettori, tutta questa situazione è stata generata da un solo unico abietto individuo, che risponde al nome di Silvio Berlusconi. Questo ripugnante e spregevole ominicchio continua a insozzare sempre di più il nome dell'Italia e degli italiani, perseguendo il suo unico e volgare scopo: salvarsi le chiappe dalla magistratura. E così, tra una barzelletta e una bestemmia, una telefonatina ai suoi sgherri impegnati in centinaia di feste chiamate impropriamente "Viva l'Italia" e un rapporto orale con la ministra di turno, il presidente (abusivo) del Consiglio si ripropone nei soliti insulti ai magistrati (http://www.blitzquotidiano.it/politica-italiana/berlusconi-magistrati-sinistra-ragazze-pdl-571531/). Anzi, per essere più precisi, diciamo che gli insulti li rivolge in particolar modo a quei magistrati che a vario titolo sono preposti ai processi che lo vedono indagato o imputato o comunque coinvolto. Le espressioni linguistiche usate sono: "associazione a delinquere giudiziaria ", "complotto di magistrati per sovvertire l'esito elettorale", "persecuzione ordita dai giudici di sinistra" e via delirando, fino ad arrivare alla demenziale proposta di istituire una commissione d'inchiesta per individuare non meglio precisati abusi e sopraffazioni, nefandezze e prepotenze (praticamente è il premier che sta parlando di se stesso davanti allo specchio). Ma il fatto nuovo, questa volta, è che l'indignazione (scusate se mi sta scappando una grassa risata) di Berlusconi si accompagna non già ad una solita e ripetitiva protesta di innocenza ma alla imbarazzante contestazione di una interpretazione giuridica che ha impedito (a proposito del processo Mills) di dichiarare prescritta la corruzione. C'è da rimanere letteralmente basiti ed increduli! In un Paese normale (ma credo anche nelle Antille o a Barbados) dichiarazioni di questo tipo renderebbero inevitabili e consequenziali le dimissioni di un premier nel giro di 24 ore. Nel nostro Paese, invece, vengono considerate innocue battute da Bagaglino o da serata d'animazione in un villaggio turistico. Questo perchè il nostro Paese è governato ormai nel nome della volgarità e della corruzione, del bieco affarismo e dei plurimi rapporti anali. E qui viene fuori la certificata insofferenza per le regole e la spudorata ostentazione dell'impunità da parte del Caimano il quale, delegittimando la magistratura, mina alla radice il sistema costituzionale del nostro Paese che ha, come capisaldi, la separazione dei poteri e l'eguaglianza di tutti di fronte alla Legge. E' pacifico che uno Stato di diritto esiga una giurisdizione che intervenga a riparare i torti subìti e a tutelare il singolo cittadino, nonchè ad assolvere in mancanza di prove (quando l'opinione comune vorrebbe magari la condanna) o a condannare in presenza di prove quando la medesima opinione vorrebbe l'assoluzione. E' altrettanto scontato che i giudici vengano criticati quando si sottraggono a questo principio, ma non di certo se le loro decisioni non fanno comodo a questo o a quel potente di turno, a prescindere dalla propria collocazione politica. Infatti, a mio giudizio, ciò che deve guidare le decisioni di un togato è semplicemente la Giustizia e non certamente l'utilità (che è invece il tipico metro di valutazione usato ed abusato nel mondo della politica). Credo sia un principio elementare il cui accantonamento può aprire la strada a scenari bui e pericolosi, come quelli descritti nell'antica Roma dell'Impero decadente, quando Commodo attuava le leggi in modo venale ed arbitrario, permettendo a un criminale benestante non solo di ottenere l'annullamento di una giusta sentenza di condanna ma anche di infliggere, all'accusatore e ai suoi testimoni e addirittura al giudice, la punizione che più gli piaceva. Sembra proprio che Berlusconi sia riuscito nell'impresa di riportare indietro l'orologio della Storia di circa duemila anni.

2 Commenti:

  • non en posso più de Il Giornale... questa storia della Macegaglia ha veramente messo in luce come questi infami schifosi siano dei veri sciacalli, al guinzaglio del padrone..Sallusti e Porro, gentaglia della peggior specie... Ogni volta che leggo le loro cose mi viene veramente voglia di vomitare...speriamo che stavolta li incastrino o perlomeno gli rompano il c... a loro, maledette serpi. mi sa che presto ci scrivo su un post su queste luride canaglie

    Di Blogger Davide, Alle 08 ottobre, 2010 13:54  

  • Carissimo DAVIDE, spero vivamente che la tua penna intinta nel curaro della feroce critica (della serie quanno ce vò ce vò!) faccia a pezzi la banda infame di quelli de il Giornale, a cominciare da quel bastardo di Feltri, per continuare con quegli altri zozzi di Porro e Sallusti e per finire al capo dei capi: Silvio Berlusconi. Attendo con ansia il tuo scritto. Nel frattempo ti abbraccio fraternamente. A presto.

    Di Blogger nomadus, Alle 08 ottobre, 2010 14:28  

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