più Carbone per pochi, meno eolico per tutti
L'ennesima cricca di mariuoli, dai connotati sardo-partenopei quali Flavio Carboni e Arcangelo Martino (con la gentile partecipazione del beneventano quasi ottuagenario Pasquale Lombardi), al centro dell'ennesima inchiesta giudiziaria portata avanti grazie soprattutto alle intercettazioni telefoniche così temute e demonizzate dall'altra "cricca" targata Berlusconi & Co., ha fatto niente di più e niente di meno di quella che negli anni 80 era denominata Propaganda 2, guidata dal vecchio Gelli. Allora ci si consorziava per trasfigurare l'Italia e farla diventare una sorta di gigantesco Rotary del malaffare, con politici, magistrati e uomini dei servizi deviati tutti indaffarati a coltivare il loro personale orticello del potere nel nome del Gran maestro e del pingue conto in banca. Adesso ci si aggrega per motivi meramente ecologici, anzi (per meglio dire) eolici, sì proprio quel genere di energia che deriva dal giramente delle pale (attenzione, ho detto pale non palle). La cosa che forse fa anche ridere è che in alternativa troviamo in questa inchiesta, grazie ai nomi dei protagonisti di questa improbabile rivisitazione della Banda Bassotti (più per la statura che per altro), molto più Carbone di quanto ci si potesse aspettare dal già citato Flavio Carboni. Lo so, il gioco di parole inviterebbe alla caustica osservazione che non è una cosa seria. Invece qui di faceto e di scherzoso non c'è proprio niente. E come volevasi dimostrare questa ordinanza del GIP Giovanni De Donato (http://download.repubblica.it/pdf/2010/12072010.pdf?ref=HREA-1) non fa altro che confermare che senza le intercettazioni le malefatte "carbonare" sarebbero passate in cavalleria non sputtanando financo personaggi del tenore di Vincenzo Carbone, già presidente di Cassazione (mica pizza e fichi!), in pensione dallo scorso 6 luglio. Prima di questa inopinata scivolata giudiziaria il nome di Carbone era stato fatto per la corsa alla prestigiosa poltrona di presidente della Consob, al posto di Lamberto Cardìa. E adesso sarà difficile che il governo del Pifferaio di Arcore possa ancora caldeggiare siffatto nome dopo il baccano mediatico dell'affare eolico. Nell'ordinanza si legge che Carbone chiede a Lombardi: "Senti, ti voglio dire una sola cosa però: io che faccio dopo che me ne vado in pensione?". Parole che fanno passare in secondo piano perfino la risposta di Lombardi che garantisce: "Non ti preoccupare, ne sto parlando con l'amico mio di Milano". Un pò come ognuno fa con il proprio nonno o zio che va in pensione e a cui si cerca subito un altro lavoro (magari che ha a che fare con le pale che girano...), tanto per farlo sentire ancora giovane e attivo. Sempre relativamente al futuro di Carbone in un altro passaggio Lombardi dice (con le adeguate inflessioni dialettali) al sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo: "Eh allora faticatello, mo t'o adda faticà tu pcchè io me liaggi faticà già bbuono". Per quelli che leggono da Napoli in su ecco la traduzione: "Ora te lo devi lavorare tu perchè io me lo sono già lavorato bene". E ancora: "Gli ho fatto vedere che se non succede chist succede chest'altra cosa...quindi lui, tutto contento e soddisfatto. Gli ho detto: vedi che Giacumino ti sta facendo tutte le operazioni che vuoi tu, quindi...". In altri passaggi dell'ordinanza Lombardi lusinga Carbone dicendogli che dovrebbe stare altri due anni in Cassazione "...per mettere a posto le cose come le hai già messe". Al che Carbone si schermisce e dice: "No, io ho fatto solo il mio dovere...". Proprio come un comunissimo nonno in pensione da pochi giorni. Un nonno con l'hobby delle pale che girano...
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