l'Antipatico

mercoledì 16 giugno 2010

l'iniquità di una legge scellerata


Più passano i giorni e più ci si rende conto, leggendo gli stralci di intercettazioni e faldoni d'inchiesta sulla famosa cricca che ha cannibalizzato il cuore economico dell'Italia post terremoto, che la legge bavaglio voluta dal piduista presidente del Consiglio italiano è una chiara dimostrazione della scelleratezza e della iniquità determinate dalla volontà criminale di chi non vuole far sapere al Paese come e quando metterlo nel didietro agli italiani. Per ben due volte, nel giro di meno di sei mesi, Berlusconi ha voluto fare un bel regalo ai suoi amici più o meno in odore di mafia e comunque con la fedina penale appesantita: prima con lo scudo fiscale, adesso con la vergognosa legge sulle intercettazioni. Chi nei giorni scorsi ha parlato di miglioramenti sostanziali apportati al provvedimento ha detto solo delle acclarate baggianate, ben sapendo che se (sciaguratamente) dovesse passare questa legge dal tono liberticida la magistratura e le forse dell'ordine saranno praticamente esautorate e relegate a ruolo di comparse con l'obbligo del mutismo. Il problema (e lo ribadisco ancora una volta) è estremamente serio: il nostro Paese rischia di fare la fine del Cile di Pinochet, altro che tutti spiati come straparla quel mentecatto del Pifferaio di Arcore. L'Italia è martoriata da due piaghe gravissime, la mafia e la corruzione e non sono certo io a scoprirle. Pensare di imbrigliare le capacità investigative in nome della privacy con una legge bavaglio è da dementi (oltre che da furbi con l'indole criminale); semmai avremmo bisogno di una legislazione ancora più rigida ed incisiva in materia di intercettazioni. Ed invece (guarda caso) il presidente del Consiglio, pur di difendere i propri interessi personali e quelli dei suoi referenti di fiducia, non solo butta a mare la democrazia ma dà praticamente campo libero alla criminalità organizzata. Infatti, al di là dell'apparenza, il provvedimento bavaglio vieta le intercettazioni per vari reati strettamente connessi alle varie mafie esistenti nel nostro Paese; il che significa che diventerà pressochè impossibile scoprire una mole enorme di reati dalle evidenti connotazioni mafiose a cui si arrivava solo intercettando comuni reati spia (quali usura, riciclaggio ed estorsioni). Inoltre, come se non bastasse, la legge burocratizza all'infinito il ricorso alle intercettazioni in modo da scoraggiare anche i magistrati più cocciuti a richiederle: quanti Pubblici Ministeri, provo ad immaginare, manderanno in giro quintali di carte ogni tre giorni per farsi prorogare il permesso ad intercettare, una volta passati i primi mesi? Pochi. E come in un delinquenziale effetto domino questa legge bavaglio prevede il coinvolgimento di più magistrati contemporaneamente, rischiando di mandare letteralmente in tilt centinaia di piccole Procure sul territorio nazionale. E ancor di più esporrà i magistrati a potenziali ritorsioni qualora vi siano fughe di notizie, magari fatte uscire ad arte, proprio per liberarsi di un PM scomodo o troppo rompicoglioni. In buona sostanza esistono tante ragioni per dire che questa sulle intercettazioni è una legge scellerata e vergognosa, che non solo espropria i cittadini del sacrosanto diritto ad essere informati ma che garantisce inevitabilmente l'immunità ai criminali più pericolosi. E pur di impedire a magistrati e giornalisti di indagare e di scrivere su casi come quelli della cricca di Anemone o della D'Addario, come pure della Noemi o dei massaggi particolarmente efficaci a Bertolaso, il vigliacco Berlusconi ricorre alle strategie da dux del terzo millennio distruggendo di fatto lo strumento più essenziale nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. Certo, da uno come Berlusconi c'era da aspettarselo conoscendo il suo losco ed oscuro passato. Spero vivamente che alla Camera, al contrario di Palazzo Madama, la strenua opposizione di PD, IdV e finiani dia il risultato che buona parte dell'Italia onesta e giusta si aspetta. Che cioè la legge non passi.

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