l'Antipatico

domenica 5 settembre 2010

il discorso che ci voleva


Ho seguito, incollato davanti alla tv, l'atteso discorso di Gianfranco Fini pronunciato a conclusione della Festa Tricolore del nuovo gruppo Futuro e Libertà per l'Italia svoltasi a Mirabello in provincia di Ferrara. Luogo storico per antonomasia per la destra italiana dei tempi del vecchio Movimento Sociale Italiano targato Almirante e successivamente, per l'appunto, Fini. Un discorso iniziato alle 18 e 26, terminato poco prima delle 20 (in tempo per i titoli dei vari tg) e applaudito a lungo dalle migliaia di sostenitori del presidente della Camera, questa volta nelle vesti di capopartito (che però ancora non c'è) e di riconosciuto leader di un nuovo manifesto politico-programmatico, figlio legittimo di quella inevitabile scissione voluta dal Pifferaio di Arcore e gestita stoltamente dagli inetti uomini del Popolo della Libertà (che forse non ci sarà più). Un discorso che ho apprezzato per grandi linee e per la sua quasi totalità e che francamente non credevo di poter applaudire 30 anni dopo quella stagione degli opposti estremismi e degli anni di piombo che ricordo di aver vissuto nelle strade e nelle piazze di una Roma diversa, quella di quando ero uno studente frequentatore di sezioni della FGCI ma nel contempo un illuso sognatore, convinto (a torto) di poter cambiare la società di allora con la rivoluzione non violenta delle idee e della passione politica. Lo stesso Fini, quasi in conclusione del suo lungo discorso, ha ricordato i suoi trascorsi di giovane militante politico che mai avrebbe pensato un giorno di diventare la terza carica istituzionale del proprio Paese. Nemmeno io pensavo di poter scrivere, seppur su un modestissimo blog, di politica (e di altro) tre decenni dopo i miei primi articoli per il giornalino del quarto ginnasio di un famoso liceo romano. Ma torniamo ad oggi. Una cosa è certa (se ho ben afferrato il senso delle parole di Fini) ed è che il Popolo della Libertà non esiste più ma esiste ancora solo Forza Italia allargata, visto e considerato che uno dei cofondatori è stato brutalmente cacciato quasi come si faceva con i dissidenti del vecchio PCUS all'ombra del Cremlino. Naturalmente Fini non torna indietro (perchè non si torna in qualcosa che non c'è più) ma anzi va avanti, con la forza delle idee e con l'appoggio di quel popolo di finiani che stasera gli ha tributato una vera e propria ovazione. Berlusconi starà rosicando di brutto e lo capisco. Sperava in una gragnuola di fischi e di contestazioni all'indirizzo del suo acerrimo avversario (avversario NON nemico perchè i nemici si evocano per le guerre); invece ha assistito ad una interruzione quasi continua di battimani e di cori da stadio con standing ovation iniziale e finale. Il presidente della Camera ha toccato molti punti durante la sua maratona oratoria: dal sottolineare che governare non vuol dire comandare, che il Parlamento non è una dèpendance di Palazzo Chigi (e di palazzo Grazioli), che la sua espulsione dal partito è stato un atto illiberale, che i direttori dei due giornali che hanno orchestrato la nota campagna mediatica sono letteralmente degli INFAMI (ed io sottoscrivo) in quanto non hanno attaccato solo lui ma tutta la sua famiglia. E poi ha detto che se fosse stato ancora all'interno del PdL non avrebbe esitato di certo a criticare aspramente la genuflessione di Berlusconi nei riguardi di Gheddafi, uno che (come dice giustamente il presidente della Camera) non può di certo impartire lezioni di libertà e di rispetto agli altri e men che meno venire nel nostro Paese per incoraggiare conversioni islamiche di sorta. Insomma, alla fine il succo del discorso di Fini è stato che che l'Italia ha bisogno di superare questa orribile anomalia berlusconiana, necessita di una ripresa reale dal punto di vista economico ma soprattutto politico, di quella buona politica fatta nell'interesse dei cittadini e non certo per sistemare le proprie grane giudiziarie. In poche parole chi fa politica, quella seria, deve gettare il cuore oltre l'ostacolo; deve avere il senso del dovere e dell'appartenenza, oltre che quello civico. Tutte cose che dalle parti di palazzo Grazioli latitano da tempo.

2 Commenti:

  • Buonasera carissimo.Anche io trentacinque anni fa frequentavo una sezione della FGCI,mai avrei immaginato di condividere le concezioni di Fini.Adesso,pur rimanendo della stessa idea di allora,non posso che apprezzare le sue posizioni di difesa delle istituzioni repubblicane dall'assalto delle armate forzaleghiste.Ciao Mauro.

    Di Anonymous Anonimo, Alle 06 settembre, 2010 15:35  

  • I nostri comuni trascorsi politici, caro MAURO, ci inducono senza dubbio a diffidare di uno che frequentava le sezioni missine di Acca Larentia o di piazza Tuscolo ma oggi le cose (fortunatamente anche per LUI) sono cambiate e Fini sta diventando un politico molto più dotato (in tutti i sensi...) di Berlusconi con il quale si era improvvidamente accompagnato nel momento di dare vita al PDL. Fatto sta che adesso Fini mi è più simpatico e riesco a seguirlo senza più quei banali preconcetti che sicuramente non fanno bene e non agevolano la crescita culturale e intellettuale di chicchessia. Un caloroso abbraccio e ancora BENTORNATO!!

    Di Blogger nomadus, Alle 06 settembre, 2010 21:18  

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