salviamo la democrazia e mandiamo il Cavaliere a casa
Non credo sia necessario ripercorrere a ritroso il filo d'Arianna srotolato dall'attuale presidente del Consiglio in merito all'inutilità del Parlamento e delle sue prerogative (con l'indegna proposta di delegare i capigruppo per le operazioni di voto), per non parlare delle molteplici e reiterate occasioni di neutralizzare il sistema giudiziario per evitare la galera. Tutte schegge di politica impazzita alle quali nessuno della maggioranza ha mai cercato di opporsi, con l'unica eccezione di Fini che, come presidente della Camera, non poteva apporre il proprio marchio a questa intenzione di manifesta impronta eversiva. Poco dopo, toccò ancora alla terza carica dello Stato disporre la chiusura del Parlamento per ben nove giorni, in ragione della mancanza di materia su cui discutere e votare (considerato il carattere oramai ordinario della decretazione d'urgenza), oltre che a causa dell'impossibilità tecnica di varare provvedimenti privi di copertura finanziaria. Insomma, una vera e propria sospensione del lavoro parlamentare e il ricorso ad una sorta di cassa integrazione per i rappresentanti del popolo, con la variante che la messa in libertà di deputati e senatori non comporta decurtazione alcuna dei loro non proprio modesti emolumenti. Ora il quotidiano inviso al Cavaliere, la Repubblica, ci rivela che fra il 1° maggio e il 31 ottobre di quest'anno i senatori hanno lavorato, al netto delle ferie, per circa 9 ore la settimana, e i deputati per 18. In questo periodo, le leggi approvate sono state 47, delle quali 36 preconfezionate dal Consiglio dei ministri, mentre per ben 25 volte, negli ultimi diciotto mesi, il governo ha posto la fiducia malgrado la straripante maggioranza di cui dispone in entrambi i rami del Parlamento. La qual cosa è la più lampante dimostrazione che neppure la trasformazione della maggioranza in un'accolita di solerti signorsì è ritenuta dal presidente del Consiglio una garanzia sufficiente e che il più piccolo scarto, la più elementare ed innocua dialettica politica è considerata un attentato al regime autocratico che egli personalmente incarna. Del resto non è stato Fedele Confalonieri, in una illuminante intervista a La Stampa di qualche giorno fa, ha rivelarci candidamente che Berlusconi considera la democrazia, in quanto tale, un impaccio, una perdita di tempo, quando non un vero e proprio ostacolo alla sua politica del fare? Detto ciò, per tornare all'origine del ragionamento, credo che Berlusconi quantifichi la riduzione del potere legislativo ad orpello formale e il Parlamento ad una sorta di dépendance dell'esecutivo finalizzando il tutto ad un effettivo processo di smantellamento della Costituzione. Che sta conoscendo una formidabile accelerazione, se è vero che la magistratura (vale a dire il potere giudiziario) è diventata bersaglio del medesimo assalto frontale. Della libertà di stampa oramai asservita al Pifferaio di Arcore (o nella migliore delle ipotesi annichilita dentro un rigido bipolarismo mediatico) credo di aver ampiamente parlato. La domanda che allora mi viene spontanea è se un quadro di regole formali, caratterizzato dall'opportunità offerta ai cittadini di eleggere in blocco (una volta ogni cinque anni) un monarca dotato di potere assoluto e la sua corte, possa essere considerata una democrazia. Oppure se la paventata fuoriuscita dall'architrave costituzionale rappresentata dalla Carta, sia ormai un fatto compiuto che attende soltanto una sanzione formale. Berlusconi sta perseguendo questo obiettivo (con l'ausilio dell'avvocato Mavalà Ghedini) attraverso progressive rotture, essendosi potuto avvalere, sino ad oggi, di un contrasto dell'opposizione parlamentare talmente tenue e ondivago da risultare inoffensivo.
Se l'elezione di Bersani alla guida del PD segna un'effettiva discontinuità, la si misurerà proprio su questo punto essenziale: costruire con tutta l'opposizione parlamentare e con la sinistra politica e sociale nelle sue plurali articolazioni, un patto per il ripristino della democrazia costituzionale. E magari, con la prossima manifestazione del 5 dicembre a Roma, ci potrebbe essere un primo genuino e veritiero segnale di mobilitazione contro l'attacco del Caimano alla libertà individuale e di massa, generando quella necrosi del sistema giudiziario soltanto per salvarsi le chiappe dall'inevitabile condanna per le sue malefatte passate e presenti (e pure future). A tutto questo dobbiamo dire tutti insieme un gigantesco e irremovibile NO! Sarebbe della massima importanza se quanto vi è di vitale e di non rassegnato nella società italiana si unisse a questa mobilitazione e costituisse l'abbrivio di una nuova e più promettente fase della politica italiana.
6 Commenti:
Non basta che vada a casa. Deve essere portato in piazza e bastonato, altrimenti il paese rimarrà pronto ad accogliere il prssimo "uomo della provvidenza".
Bruno bg.
Di Anonimo, Alle 11 novembre, 2009 14:38
Rassegnata non sono, però sono anche convinta di lottare contro i mulini a vento.
Nessuna parola d'ordine muove una socieà civile dedita agli affari propri. Stanca di esporsi e di impegnarsi per non ottenere niente. Il pifferaio è stato inizialmente sottostimato dalla sinistra che aveva altri problemi da seguire, oggi particolarmente sovrastimato dai suoi accoliti. Lui detta l'agenda di tutti. Nessuno più si incazza e spara con altrettanta precisione (ovviamente sparare è in termini dialettici e critici, mica vorrei farti chiudere il blog ;-) sulle sue vere malefatte che sono più criticabili non nel gossip ma nel politico. I suoi sono veri attentati alla democrazia, il suo è vero terrorismo, inoltre lo denuncerei per plagio e per calunnia, per usare la sua posizione per arricchirsi e per arricchire le sue società e i suoi "benefattori". Ma non solo.... lo metterei alla gogna per aver ridotto l'Italia ad un paese senza orgoglio e iniziativa.
Cmq sono tutti mulini a vento ed io non sono don Chisciotte forse forse potrei essere un semplice Sancio Panza o ancora meno un malpreso Ronzinante.
Sono però disposta a riprovare a liberarmi politicamente di quell'omino.
Ciao Ross
Di rossaura, Alle 11 novembre, 2009 15:23
Buonasera carissimo.La mobilitazione delle forze democratiche è assolutamente necessaria per scongiurare la deriva autoritaria in atto nel nostro paese.Stanno accadendo fatti inquietanti,come la morte di Stefano Cucchi e l'aggressione squadristica dei vigilantes ad una fabbrica occupata a Roma.Saranno il PD,Sinistra e Libertà,Italia dei Valori e la Federazione della Sinistra all'altezza della situazione?MAURO.
Di Anonimo, Alle 11 novembre, 2009 18:27
Adesso però non esageriamo...
Di nomadus, Alle 11 novembre, 2009 19:07
Io spero proprio di sì, caro MAURO. Se non ci affidiamo a qualcuno che scongiuri questo inevitabile degrado morale e declino democratico allora è meglio cambiare Paese. Un affettuoso saluto.
Di nomadus, Alle 11 novembre, 2009 19:10
Che dirti cara ROSSAURA: anche io mi sento a volte un mulino a vento (senza nemmeno il contentino del saccottino al cacao) che lotta e che continua a lottare con l'unico mezzo che ho a disposizione, vale a dire la scrittura. Mi accorgo che però le cose non cambiano, pur con tutta la mia buona volontà accompagnata dalla tua e da quella degli altri commentatori e lettori (basti pensare in primis a MAURO e a DAVIDE); il Pifferaio sembra una orrenda e devastante metastasi, alla quale non c'è cura che tenga. E alla fine della fiera viene da dire: possibile che l'altra metà degli italiani non riesce a mandare a casa l'ominicchio? Un caro saluto ventoso accompagnato da una carezza. Ciao carissima.
Di nomadus, Alle 11 novembre, 2009 19:18
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page