l'Antipatico

domenica 18 ottobre 2009

una spallata contro la riforma (sull'aborto) di Zapatero


Se qui in Italia le polemiche sulla pillola RU486 non accennano a diminuire, che bisogna dire allora della manifestazione di ieri andata in scena a Madrid? Una moltitudine variopinta e rumorosa di gente ha gridato NO alla proposta di legge dell'esecutivo di Zapatero che consente l'interruzione di gravidanza alle minorenni senza il consenso dei genitori. Un NO gridato da un milione e mezzo di persone che vale 112.000 vite (quelle perse nel 2007) o 138.000 (quelle che potrebbero essere interrotte quest’anno). Un NO che il governo di Josè Luis Rodriguez Zapatero non dovrebbe ignorare troppo facilmente, perché è la seconda volta in pochi mesi che viene rovesciato come una doccia fredda sul progetto legislativo poco attento ai sondaggi e agli umori dei cittadini. Ma se lo scorso marzo a scendere in piazza a Madrid furono in 500.000, ieri la città spagnola (riscaldata da un piacevole sole di ottobre) si è trasformata nella capitale della vita invasa dal milione e mezzo che dicono NO alla riforma ma che dicono anche SI' alle donne, ai nascituri, agli aiuti alla maternità (che la Spagna dimentica). È stata la manifestazione più importante contro l’aborto nella storia del Paese iberico: il ddl di Zapatero che liberalizza l’aborto entro le prime 14 settimane (permettendolo fino a 22 settimane in caso di malformazione o rischio fisico e psicologico per la donna) ha scosso la società spagnola dal silenzio con cui per anni ha assistito all’aumento esponenziale degli aborti (+126% in dieci anni). Una marea di bandiere, magliette e cappellini rossi (dell’organizzazione Diritto di vivere) ha attraversato il tronco centrale del Paseo della Castellana, dalla piazza Colon fino alla Porta d’Alcalà. Qui, su un grande palcoscenico, si sono susseguite testimonianze e dichiarazioni. Le donne erano numerosissime: le vere protagoniste della giornata. Molte di loro hanno attraversato la dura esperienza di una gravidanza inattesa quando erano ancora molto giovani, senza aiuti pubblici. Ieri hanno manifestato contro una modifica che fa tremare madri e padri: le 16enni e le 17enni, secondo la nuova legge, potrebbero abortire da sole, senza il permesso dei genitori e senza doverli neppure avvisare. E poi c’erano famiglie, nonni, coppie di giovani (ancora senza figli) e ragazzi, adolescenti o già universitari. L’ambiente era festivo, rilassato, ma allo stesso tempo impegnato. Il progetto di legge di Zapatero non piace agli spagnoli. Oltre il 58% è contrario a permettere alle 16enni di abortire liberamente, il 46% non considera necessaria la riforma, il 55,6% pensa che una vera politica a favore della natalità ridurrebbe gli aborti: sono i dati di un recente sondaggio del quotidiano La Razòn. Ma l’esecutivo socialista preferisce trasferire la polemica su un piano inferiore: lo scontro politico. Fra le centinaia di migliaia di persone c’erano anche alcuni rappresentanti di spicco del Partito Popolare: dall’ex premier Josè Maria Aznar alla presidente della regione madrilena Esperanza Aguirre. E così per il numero due dei socialisti, Josè Blanco, la partecipazione del PP al corteo è un’iprocrisia: «Quando governava Aznar ci furono centinaia di migliaia di aborti, ma la destra non disse nulla». Ma questa volta, è onesto riconoscerlo, ad affrontare direttamente l’iniziativa del governo sono stati i cittadini comuni, i madrileni e gli spagnoli arrivati nella capitale da tutto il Paese con 700 autobus. Sono loro, alla fin fine, che hanno reclamato una risposta. Che credo non sarà affatto facile e risolutiva da parte di Zapatero...

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