catastrofi annunciate & promesse rimandate
Questa volta credo che la tragedia avvenuta all'inizio di questo mese a Messina non avrà lo stesso esito pomposamente sbandierato dal presidente del Consiglio in Abruzzo. L'alluvione che ha devastato Giampilieri, Scaletta Zanclea, Molino, Altolia e Briga Marina segue, in questa occasione, uno spartito diverso da quello del dopo terremoto de L'Aquila. Le solite promesse cui ci ha abituato il Pifferaio di Arcore questa volta non avranno seguito: ho la netta impressione che l’ennesimo melodramma con colpo di spugna finale stia per andare in scena sul palco del teatrino Italia. Il dolore, le lacrime, i funerali, gli applausi e le contestazioni. Il copione prosegue con il solito ritornello della reazione del Paese nei momenti difficili, dell'impegno del governo a ricostruire ed infine il silenzio. Sembra già tutto scritto nella sceneggiatura del dopo alluvione. L’immane tragedia che ha sepolto sotto il fango uomini, donne e bambini dei paesini della fascia costiera del messinese ha dei responsabili ben precisi: i governi centrali, regionali e locali di questi ultimi anni. Quella di Messina è stata una catastrofe annunciata, dove l’ondata di maltempo ha solo innescato una bomba ambientale pronta ad esplodere da tempo, alimentata dal gravissimo dissesto idrogeologico causato dalla cementificazione selvaggia, dal disboscamento, dall’incuria e dall’abusivismo galoppante. Una situazione di grave e diffusa illegalità conosciuta a tutti i livelli istituzionali, dal governo e dal ministero dell’Ambiente, presieduto dalla siciliana Stefania Prestigiacomo, passando per la Protezione Civile nazionale e regionale, per terminare con la Regione Sicilia di Raffaele Lombardo. Tutti sapevano, ma hanno continuato a fare finta di niente. Sullo sfondo di questo scenario di morte e distruzione, famelici signori del mattone si leccano i baffi pregustando la gustosa torta della ricostruzione. E tanto per non cambiare copione ha già avuto inizio lo scaricabarile tra i governanti locali, regionali e nazionali, in seguito all’inchiesta aperta dalla Procura per disastro colposo. Le impressionanti foto scattate nell’ottobre 2007 (quando un’analoga alluvione aveva sepolto nel fango Giampilieri, Scaletta e le loro frazioni) erano molto più di un’avvisaglia. Ancor prima, vasti fronti di frana nel 1994 e nel 1996 avevano fatto dichiarare lo stato di calamità naturale nella zona. Sfogliando le pagine di un rapporto-indagine del 2006 di Legambiente, si è appreso che 273 comuni dell’isola erano classificati ad alto rischio di alluvioni e frane. Nella sola provincia di Messina erano ben 91. Dopo l’alluvione del 2007 erano stati previsti interventi per 11 milioni di euro dal piano strutturale elaborato dalla Protezione Civile regionale, ma di quei soldi al Comune di Messina, per Giampilieri, sono arrivati in un primo momento solo 45 mila euro, utilizzati per consolidare un terrazzamento a monte dell’unica strada che ha resistito al nubifragio e 900 mila euro in un secondo momento per lavori in consegna proprio nei giorni del disastro. Stessa sorte per Scaletta Zanclea dove, dei 20 milioni richiesti per i progetti di risanamento, sono arrivati solo 500 mila euro, sufficienti appena a ripulire il paese dal fango. E la Protezione Civile? Dopo l’alluvione del 2007 fu redatto un piano di interventi poi consegnato alla Regione siciliana fra novembre e dicembre di quello stesso anno. Di quel piano non se n'è saputo più nulla. E i sindaci? Sapevano benissimo che la collina si stava sgretolando e che molte famiglie continuavano ad abitare in case dalle fondamenta lesionate dalla precedente alluvione, ma non hanno mosso un dito. E Berlusconi e la sua ministra Prestigiacomo? Hanno preferito destinare i pochi fondi rimasti per combattere il dissesto idrogeologico in zone assai meno pericolanti, ma più alla moda e più vicine al cuore di facoltosi industrialotti, veline, stagiste e rispettivi lenoni istituzionali. Le emergenze di Giampilieri e Scaletta sono state ignorate, ritenendo più urgenti il ripascimento della baia di levante dell’Isola di Vulcano, la ricostruzione della spiaggia a Stromboli, nonché gli interventi di sistemazione dell’area costiera a Panarea per 288 mila euro. Combinazione vuole che in quest'isola la Prestigiacomo possieda una bella villa di famiglia. Poi uno dice che pensa sempre al male...
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