l'Antipatico

venerdì 9 ottobre 2009

riflessioni sul lodo bocciato


Ogni volta è la stessa storia: qualsiasi giudizio espresso comporta una sostanziale spaccatura tra i pro e i contro e la sentenza del Lodo Alfano non si è sottratta a questa regola non scritta. Bisogna partire, comunque, da un assunto che a mio giudizio dovrebbe valere sempre: una sentenza della Corte costituzionale è un atto giuridico e non politico. Che può tuttavia avere serie conseguenze politiche. Sulla base del ricorso presentato da alcuni magistrati di Milano e di Roma, la Corte ha svolto un ragionamento geometrico. Il Lodo Alfano contraddice un principio materiale (il principio di uguaglianza, scritto nell'articolo 3 della Costituzione) e anche un principio formale (che impone il ricorso a una legge costituzionale, in caso di deroga a uno o più principi scritti in Costituzione). Eccepire di fronte a questo sillogismo è certo possibile ma è solo un tributo a interessi di parte. E comunque è ormai del tutto inutile. Le conseguenze politiche di questa decisione possono e debbono essere profonde. Cozza contro un ostacolo insormontabile una strategia eversiva dispiegatasi durante l'intera parabola politica di Silvio Berlusconi. Viene al dunque uno scontro la cui posta in gioco non è l'orientamento politico di un esecutivo, ma la forma stessa del governo, la logica del rapporto tra governanti e governati, tra potere e cittadinanza. Questo è il punto, al di là del fatto che il motivo determinante dell'azione eversiva del capo della destra sia la volontà di difendere, con tutti i mezzi, i propri interessi economici e un enorme patrimonio accumulato grazie a protezioni politiche e a collusioni col malaffare. Com'era prevedibile, Berlusconi ha reagito alla sentenza della Corte con inaudita violenza. I suoi insulti hanno colpito le massime autorità istituzionali della Repubblica, compreso il Capo dello Stato. La Consulta è stata raggiunta da accuse infamanti, accompagnate da un corteo di minacce. Non è una novità, anche se si tratta di fatti gravissimi, poiché l'insulto alle istituzioni, soprattutto se pronunciato da chi ricopre alte funzioni pubbliche, mina alle radici la loro autorità e credibilità. Non è una novità, ma è certo il segno di un pericolo divenuto oramai estremo. Sino alla settimana scorsa, la scena politico-mediatica era segnata da alcuni fatti, che oggi stanno sullo sfondo: la penosa vicenda delle notti brave di Berlusconi, con il corteo delle sue risibili giustificazioni; la guerra contro i giornalisti e le testate indisciplinate, culminata nella lista di proscrizione stilata in puro stile piduista dall'on. Cicchitto; lo scontro fra Tremonti e le grandi banche, a copertura del disastro di una mancata politica economica, che lascia il Paese senza difese contro la recessione. Poi, negli ultimi giorni, due avvenimenti hanno sconvolto una situazione già molto instabile: prima è arrivata la pesante condanna pecuniaria a carico di Berlusconi per la corruzione del giudice che decise a favore della Fininvest lo scontro con De Benedetti per il controllo della Mondadori; poi è entrata in scena la Consulta, chiamata a giudicare della costituzionalità del cosiddetto Lodo Alfano, per mezzo del quale Berlusconi era sin qui riuscito a tenersi alla larga dalle aule di giustizia. La rabbiosa e minacciosa reazione del Pifferaio di Arcore ha indotto qualche giornale ad evocare pericoli di golpe. Di certo, il passato piduista di Berlusconi (e, a sentire Licio Gelli, anche il presente) non è certo una credenziale di lealtà costituzionale. E non lo è nemmeno la presenza ai vertici del suo partito di altri membri della P2. Fatto sta che i proclami e gli insulti di queste ore suonano inequivocabili, e segnano un salto di qualità rispetto ai precedenti attacchi rivolti agli avversari e ai poteri sottratti al suo controllo. Silvio Berlusconi rappresenta un grave pericolo per la tenuta del nostro sistema democratico. Non tenere presente questo dato di fatto sarebbe, nell'attuale frangente, l'errore più nefasto. Egli ha già fatto molto, grazie a un'enorme rete di complicità politiche ed economiche, per devastare l'Italia e renderla simile a lui nel disprezzo della legalità e nella pratica della prevaricazione. Oggi è colpito duramente, ma non si rassegna a uscire di scena. È un uomo disperato, che tuttavia dispone ancora di un potere enorme. Non si dimetterà, finché disporrà ancora di una maggioranza parlamentare. Al contrario, farà di tutto pur di rimanere in sella e travolgere chi ostacola le sue mire totalitarie. La sorte di Berlusconi dipende in larga misura dalle forze che potrebbero abbandonarlo. Purtroppo lo stesso non si può dire con altrettanta certezza di un'opposizione debole e inefficace, non di rado incline ad assecondarne, nei fatti, le decisioni. Se, dopo ogni esperienza di governo del centrosinistra, Berlusconi è stato, nonostante tutto, puntualmente rieletto, non ci si può limitare a denunciare le sue responsabilità. Oggi, un pò in ritardo, Franceschini si cosparge il capo di cenere per la mancata legislazione in tema di conflitto di interesse. Fa senz'altro bene, benché il discorso dovrebbe riguardare anche la decisione, nel '94, di non applicare a Berlusconi la normativa sulla ineleggibilità, inaugurando una fase di drammatica regressione politica e morale e precipitando il Paese verso una devastante avventura. Ma il punto è ancora un altro. La destra prende i voti perché da quindici anni l'altra parte politica, quando vince e governa, non cambia nulla rispetto alle sue politiche: nulla per quanto concerne il diritto di essere rappresentati nelle istituzioni fuori dalla gabbia del bipolarismo; nulla per contrastare le degenerazioni oligarchiche della classe dirigente; nulla, soprattutto, per tutelare i diritti del lavoro e rispondere ai bisogni di chi ha difficoltà a sbarcare il lunario. Lo strapotere mediatico di Berlusconi è l'arma vincente perché quando mancano le cose concrete anche le sole parole bastano a illudere. È giunto il momento di porre fine a questa situazione. Sia pur tardivamente, le forze democratiche debbono avere un sussulto di responsabilità. Debbono trovare il modo di rispondere unitariamente al pericolo che sovrasta la democrazia italiana. E debbono lavorare per dare vita a una stagione di garanzia costituzionale, che sani la patologia dei conflitti di interesse e cancelli una legge elettorale liberticida, chiudendo la sciagurata parentesi della cosiddetta Seconda Repubblica. Il Paese se lo aspetta. Se lo aspettano il mondo del lavoro, il mondo della cultura, i giovani lasciati senza prospettive da una classe dirigente egoista e miope. E' giunto inevitabilmente il tempo che ciascuno faccia la propria parte per restituire all'Italia la dignità perduta. Senza se e senza ma. Adesso.

2 Commenti:

  • caro nomadus, il tuo post è un concentrato di verità e di realismo. Non posso che darti ragione su tutto. Il reale ed estremo pericolo che sta vivendo la Nazione e la Repubblica Italiana, stuprata da questo nefasto individuo, ha raggiunto livelli da tragedia. Il NYT giustamente dice che la sua stagione è durata anche troppo, ed è così. Il grosso problema e che le forze democratiche a cui ti rivolgi accoratamente mi sembrano ben lungi da quella coesione e determinatezza che sarebbe necessaria per dare la spallata finale a questo cancro umano. Basta vedere che lo scudo fiscale e passato grazie alla luminosa assenza di più di 20 deputati del PD e dell'opposizione. Sono cose che non si spiegano, se non con argomenti davvero brutti, e che non fanno sperare in un reale interesse di questa gente per cambiare il paese, o forse sarenne meglio dire a SANARE il paese. Perchè qua c'è bisogno di una disinfezione, di una derattizzazione delle menti... Io ho paura che la unica speranza di quella che Fini e altri scarichino al momento buono questo puttaniere impazzito e prendano le redini del PDL, poi si vedrà con Bossi, ma ora la priorità assoluta è quanto mai togliere di mezzo Berlusconi prima che si arrivi a fatti irreversibili. È tremendo, questo suo monologo di stupidaggini ripetuto a cantilena è qualcosa che uno non vorrebbe mai vedere...E invece bisogna pensare che sarebbe ancora il vincitore di una eventuale elezione...La situazione è davvero drammatica. Speriamo che QUALCUNO, chiunque esso sia, agisca in modo da accelerare la sua fine, o saranno guai.

    Di Blogger Davide, Alle 10 ottobre, 2009 02:19  

  • Grazie di cuore, caro DAVIDE, per il tuo illuminante commento che non fa altro che aumentare la mia voglia di continuare su questa strada dell'esortazione (con i miei post sia qui che su TPI-BACK)e del convincimento nei confronti di quei lettori che ancora non hanno capito di trovarsi in una situazione di totale deriva, politica e sociale, a causa degli effetti nefasti provocati dall'assurda condotta istituzionale e personale del Pifferaio di Arcore. Spero che le nostre idee (quelle tue, di MAURO, di ROSSAURA, del RUSSO, di GIAMPAOLO HAVER e di altri commentatori) siano sufficienti almeno per tentare di cambiare un pò l'andazzo delle cose in Italia, con la promessa che non molleremo mai. Un affettuoso abbraccio e un caro saluto.

    Di Blogger nomadus, Alle 10 ottobre, 2009 12:17  

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