l'Antipatico

lunedì 23 novembre 2009

non è soltanto una questione di crocifisso...


Mi ero ripromesso di non scrivere riflessioni personali sulla questione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane che tanto rumore ha fatto nelle settimane scorse. Ma siccome il livello delle polemiche stava diventando stucchevole (in particolare per merito di esponenti del mondo cattolico, laici o prelati che siano non importa), allora ho creduto bene di intervenire su questo blog. Nelle chiacchierate televisive, tipiche di programmi che nulla hanno a che vedere con argomentazioni religiose o similari, si sono alternate voci e volti alla ricerca della propria ragione o della relativa acclarata convinzione sui temi in discussione, all'indomani della discutibile sentenza di Strasburgo che tanto clamore ha provocato. Osservando il tutto con un certo distacco ho preso lo spunto per soffermarmi su qualche riflessione riguardante la questione cattolica alquanto complessa e delicata. Se parliamo dei crocifissi, non possiamo non affrontare la questione Concordato. Acclarati i fatti storici e rammentato che un Concordato è un accordo fra due potenze che consente all'una di sconfinare nel territorio dell'altra, credo sia opportuno ribadire che esso non è certamente configurabile come uno strumento evangelico; piuttosto credo sia uno strumento diplomatico-politico di ampia portata. Piaccia o no, consente alla Chiesa cattolica di intervenire massicciamente nel dibattito politico italiano (in particolare sui temi etici) condizionandone la naturale discussione e, a volte, imponendole una scelta piuttosto che un'altra. Se questo è vero (e mi sento di sfidare chi lo nega) allora la scelta politica deve essere quella di batterci per l'abrogazione del Concordato e, necessariamente, dell'articolo 7 della Carta costituzionale (L’art. 7 recita: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale“). La Chiesa cattolica dovrebbe ricevere lo stesso trattamento riservato alle altre confessioni religiose, come previsto dall'articolo 8 della Costituzione (L'art. 8 dice:"Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento giuridico italiano. I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese con le relative rappresentanze"). In tal modo si affronterebbe, alla radice, anche la questione dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole che ha dato vita a un pasticcio giuridico, in quanto sono i vescovi che reclutano gli insegnanti che poi verranno pagati dallo Stato. Non solo, ma in qualunque momento i vescovi possono ritirare il nulla osta all'insegnamento gettando di conseguenza per strada lo sfortunato o sfortunata. Berlusconi ha pensato bene di regalare ai docenti di religione l'immissione in ruolo, mentre migliaia di precari aspettano, e aspetteranno, alcuni vanamente, una stabilizzazione. Ad ogni modo, risulta chiaro che tutti questi pasticci discendono dai Patti Lateranensi e dal Concordato fra Stato e Chiesa. Una battaglia per la laicità dello Stato passerebbe, a mio modesto avviso, per l'abrogazione del Concordato. E' chiaro che come va rifiutato nettamente lo stato teocratico, in qualunque forma, così va respinto con energia l'ateismo di Stato che tanti guasti ha prodotto negli ex Paesi del socialismo realizzato. Pretendere di entrare a forza nella sfera personale degli individui è una sopraffazione inaccettabile. Ma quando si pretende di imporre a tutti una sorta di etica di parte, seppure di maggioranza, non si commette lo stesso tipo di peccato? Credo proprio di sì...

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