l'Antipatico

venerdì 31 luglio 2009

poteva anche buttarsi di sotto...


Naturalmente la mia è una battuta, ma fino a un certo punto. Vedendolo in cima a quel montacarichi non è che ci stava proprio male un bel tuffo nel vuoto. Il presidente del Consiglio non perde occasione (nemmeno quando sarebbe ora di andarsene in ferie) per i suoi istrionici e fuori luogo instant show. Tanto per cambiare in quella che oramai è la sua terra di adozione (chiedere agli abruzzesi se sono d'accordo). Sale sul montacarichi e si fa portare sul tetto di una casa in costruzione dove scioglie il nastro che tiene chiusa una bandiera italiana. Il tricolore, una volta liberato, garrisce al vento, con accanto il volto sorridente del Pifferaio di Arcore. Il palcoscenico della piazzata è quello di Bazzano, una delle zone dove sorgeranno le tremila casette destinate ai terremotati aquilani. L'attore protagonista, manco a dirlo, Silvio B. che con la scusa dei sopralluoghi ripassa la parte di attore consumato. Una scena che oramai è destinata a ripetersi spesso, visto che il premier ha fatto sapere che durante il mese di agosto almeno una volta a settimana si recherà in terra abruzzese per seguire i lavori. Ora, non è una novità il fatto che Berlusconi abbia puntato parecchio sulla gestione del post terremoto aquilano, e di conseguenza sta mettendo in campo tutta la sua moral suasion nei confronti di Giulio Tremonti (che ha la cassa) e di Guido Bertolaso (che coordina il progetto) affinché i prefabbricati siano pronti il più presto possibile. L’ossessione del premier, soprattutto mediatica, per la costruzione delle casette cela un problema ben più grosso, che in autunno rischia di esplodere nelle mani del governo: la ricostruzione vera e propria dell’Aquila ancora non è partita e sconta ritardi importanti. Il primo segnale d’allarme l’ha lanciato un paio di giorni fa proprio Bertolaso, che si è chiesto come mai le domande per i contributi statali fossero ancora poche, due o tremila. Si tratta di quelle per accedere ai 10mila euro destinati a case che hanno pochi danni e che velocemente potrebbero essere di nuovo abitabili. Alla domanda ha risposto sconsolato il sindaco aquilano, Massimo Cialente, che ha spiegato come il governo e la Protezione civile abbiano messo più di un paletto burocratico nelle procedure. In sostanza, sebbene l’ordinanza sia stata firmata il 25 maggio, tutti quei passaggi necessari per renderla operativa sono stati compiuti solo una settimana fa. Questo per le abitazioni danneggiate. Per quanto riguarda invece quelle inagibili regna ancora l’incertezza: non è possibile presentare nessuna domanda. Il risultato è un centro storico aquilano paralizzato. E il problema principale è sempre lo stesso: i soldi. Cialente sostiene di aver ricevuto da pochi giorni solo 20 milioni a fronte dei 120 necessari. Con la ricostruzione ancora in alto mare, dunque, per il governo diventa imprescindibile puntare sulle casette, che a regime daranno alloggi a 15mila persone. Ma cosa succederà agli altri 35mila sfollati meno fortunati? Il premier, in una pausa tra una pagliacciata e l'altra, ha annunciato che lo stato si farà carico di appartamenti sfitti e di villette per 11mila persone. Ne mancano però all’appello ancora 24mila. È qui che a Berlusconi viene in soccorso la sua proverbiale fantasia. Ad agosto verrà fatto un censimento fra gli aquilani, che potranno scegliere se andare nelle nuove casette o in uno degli appartamenti sfitti o in alternativa a casa di parenti e/o amici. In quest’ultimo caso, il governo darà un contributo mensile di 600 euro. Una sorta di social card per i terremotati. Geniale, n'est pas?

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