una segnalazione intelligente
La nostra lettrice Rossaura ci sta prendendo gusto. Dopo averci inviato un commento che abbiamo pubblicato come post, quest'oggi ci segnala un interessante articolo pubblicato a firma Carlo Sandri su Dazebao (http://www.dazebao.org/news/index.php) dal titolo significativo: "Sinistra democratica e vendoliani, schizofrenia della politica" che noi vi vogliamo riproporre integralmente. Buona lettura. Forse può accadere solo in Italia dove la schizofrenia della politica è di casa. Non si è mai dato, perlomeno a nostra memoria che un partito riunisca il suo massimo organismo dirigente e una parte dei suoi componenti non partecipi perché impegnati in una assemblea con altri soggetti intenzionati a dar vita ad un altro partito. Ne viene fuori un calendario che prevede a gennaio l’apertura della consultazione, ai primi di febbraio si tirano le fila, alla fine del mese, se tutto va come dovrebbe, si fonda un nuovo partito. C’è chi già lo chiama la Linke tedesca, che è tutt’altra cosa e dovrebbero saperlo.
L'ignoranza non è ammessa in un consesso di alta politica. Perlomeno questa è la speranza come dice Moni Ovadia che fa da cerimoniere alla riunione di cui sopra. C’è un punto di frizione. Riguarda come ci si presenterà alla elezioni europee. Quelli che hanno preferito partecipare alla assemblea disertando la riunione dell’organismo dirigente di cui fanno parte, vorrebbero tener separate le elezioni europee dalla nascita del nuovo partito. Si fa un bel cartello delle sinistre che ci stanno. Noi, rimaniamo nel nostro partito, ma stiamo in queste liste e non in quelle del partito. Ci cacciano? Se così avviene sono loro gli scissionisti, stalinisti. Se non ci cacciano perché i media farebbero una campagna contro gli stalinisti, schierandosi con i neo-martiri va tutto bene. Ci facciamo la nostra campagnuccia elettorale, si cercano alleanze altrove, qualche porta aperta la si trova sempre. Dopo le elezioni ce ne andiamo noi e ci portiamo pure il giornale del partito. Come se niente fosse, il giorno dopo sembra siano intenzionati a trasferire armi e bagagli là dove prosegue la riunione dell’organismo dirigente del loro partito. Tutto ciò sotto il nome di rinnovamento della politica, processi dal basso, coinvolgimento delle masse, un po’ di spettacolino, applausi al motto “nuovo partito subito,” chi non salta comunista è di berlusconiana memoria o giù di lì, tanto che Veltroni al loro confronto appare un pericoloso bolscevico. Dai, che bel raccontino vuoi propinarci? Purtroppo è lo scenario di due giorni di politica schizofrenica, che ti fa venir voglia di gridare se pensi che solo un giorno prima quelli che “dal basso” ci sono sempre, hanno riempito strade e piazze d’Italia, chiamando in causa le sinistre, si trovano di fronte uno scenario sconfortante,fatto di parole, chiacchiere, rimasticature di frasi fatte che da ormai troppi anni vengono ripetute in convegni, assemblee, stati generali. Facendo passare tutto questo per ricerca, riflessione,progettualità. La commedia in due atti si svolge in due luoghi romani: il teatro Ambra Jovinelli, proprio azzeccato per una assemblea che doveva lanciare, modestia a parte, “ le primarie delle idee” dove si danno appuntamento Sinistra democratica, un po’ di Verdi, i “vendoliani”, minoranza di Rifondazione comunista che diserta il Comitato politico del Partito riunito nella Sala congressi di Via Dei Frentani. Il giorno dopo il gruppo capeggiato da Nichi Vendola fa sapere che tornerà e parteciperà alla fase conclusiva dei lavori. Forse Vendola non ci sarà. In fondo il problema di ricostruire il partito della rifondazione comunista, uscito da una secca sconfitta elettorale, di rafforzarlo, di ritrovare un rapporto con i lavoratori, di dar vita ad una forte battaglia di opposizione, di renderlo socialmente “utile”,come cerca di fare l’attuale maggioranza, non li riguarda. Loro vogliono fare un altro partito. Prima o poi. Fine del primo atto. Atto secondo: il palcoscenico diventa la sala congressi di Via dei Frentani. I “vendoliani” che ieri hanno partecipato all’assemblea dell’Ambra Jovinelli convocata da sinistra democratica, minoranza di Rifondazione, pezzo dei Verdi che ha decretato la nascita di un nuovo partito della sinistra, anche se quando non si sa, riprende posto nei ranghi del Comitato politico del Prc partecipando alla seconda giornata dei lavori. Non c’è Vendola, quelli della prima fila, da Migliore a Giordano, non parlano. Intervengono solo le seconde file. Ma si verifica un fatto nuovo. La minoranza si spacca su una questione delicata che sta alla base del dibattito fra le forze della sinistra di alternativa: la formazione delle liste per le prossime elezioni. Dall’assemblea dell’Ambra Jovinelli, anche se Vendola ha storto la bocca, l’indicazione è chiara. Alle elezioni europee si prsentera un nuovo simbolo, quello del nuovo partito e alle ammnistrative liste “civiche” di sinistra. Nel comitato politico del Prc la maggioranza presenta un ordine del giorno.
Ce lo riassume Gianluigi Pegolo, membro della segreteria e responsabile dell’area “ Democrazia e Istituzioni”. C’è una chiara indicazione venuta dal Congresso: il Prc si presenterà alle elezioni europee con il proprio simbolo. Per quanto riguarda i comuni l’ordine del giorno prevede la presentazione di liste del Prc in quelli sopra i 15.000 abitanti salvo là dove il partito non sia in grado di farlo. Liste del Prc anche per le elezioni provinciali. Fra i punti da sottolineare nell’odg presentato dalla segreteria- rileva Pegolo- la non opportunità dell’allargamento delle maggioranze a Udc, forza centrista e moderata, la questione morale che già oggi si chiama ritiro dalla giunta della Calabria, discontinuità in Campania, condizioni programmatiche per le alleanze . In particolare si parla di difesa del welfare locale, salvaguardia del ruolo pubblico,rifiuto pratiche di privatizzazioni, moralizzazione e trasparenza, sviluppo di strumenti di partecipazione dei cittadini. “ Per quanto riguarda l’unità a sinistra negli enti locali- afferma Pegolo - si dovrà operare con gli apparentamenti che sono oggi possibili. Le nostre liste saranno aperte a non iscritti al partito fino ad un limite del 50%”.
A questo ordine del giorno se ne contrappone uno presentato da alcuni esponenti della minoranza che chiedono siano le strutture territoriali a decidere sulle liste. Accettano il confronto e ritengono,di fatto, che il Comitato politico nazionale sia una sede legittima di discussione. Non è di questa opinione un altro pezzo della minoranza vendoliana che rifiuta perfino di partecipare al voto. Passa l’ordine del giorno della segreteria. Raccoglie una decina di voti quelli degli esponenti della minoranza che non hanno rifiutato il confronto. Un segnale non trascurabile. Passa anche un ordine del giorno della segreteria sul futuro del giornale del partito “Liberazione”, secondo le linee espresse dal segretario Paolo Ferrero. Non è accettabile – è scritto- che un giornale del partito faccia proprio un progetto politico alternativo a quello del partito stesso. Anche qui parole chiare. Sarà la direzione a definire i modi e i termini per affrontare la crisi del quotidiano. Infne, certo non ultimo, l’approvazione del documento politico che riprende i tratti fondamentali dell’intervento del segretario Ferrero affrontando in particolare i temi della crisi, del come affrontarla costruendo un grande movimento di lotta. I documenti presentati dalla segreteria sono stati approvati con una larga maggioranza, dai trenta ai quaranta voti.
L'ignoranza non è ammessa in un consesso di alta politica. Perlomeno questa è la speranza come dice Moni Ovadia che fa da cerimoniere alla riunione di cui sopra. C’è un punto di frizione. Riguarda come ci si presenterà alla elezioni europee. Quelli che hanno preferito partecipare alla assemblea disertando la riunione dell’organismo dirigente di cui fanno parte, vorrebbero tener separate le elezioni europee dalla nascita del nuovo partito. Si fa un bel cartello delle sinistre che ci stanno. Noi, rimaniamo nel nostro partito, ma stiamo in queste liste e non in quelle del partito. Ci cacciano? Se così avviene sono loro gli scissionisti, stalinisti. Se non ci cacciano perché i media farebbero una campagna contro gli stalinisti, schierandosi con i neo-martiri va tutto bene. Ci facciamo la nostra campagnuccia elettorale, si cercano alleanze altrove, qualche porta aperta la si trova sempre. Dopo le elezioni ce ne andiamo noi e ci portiamo pure il giornale del partito. Come se niente fosse, il giorno dopo sembra siano intenzionati a trasferire armi e bagagli là dove prosegue la riunione dell’organismo dirigente del loro partito. Tutto ciò sotto il nome di rinnovamento della politica, processi dal basso, coinvolgimento delle masse, un po’ di spettacolino, applausi al motto “nuovo partito subito,” chi non salta comunista è di berlusconiana memoria o giù di lì, tanto che Veltroni al loro confronto appare un pericoloso bolscevico. Dai, che bel raccontino vuoi propinarci? Purtroppo è lo scenario di due giorni di politica schizofrenica, che ti fa venir voglia di gridare se pensi che solo un giorno prima quelli che “dal basso” ci sono sempre, hanno riempito strade e piazze d’Italia, chiamando in causa le sinistre, si trovano di fronte uno scenario sconfortante,fatto di parole, chiacchiere, rimasticature di frasi fatte che da ormai troppi anni vengono ripetute in convegni, assemblee, stati generali. Facendo passare tutto questo per ricerca, riflessione,progettualità. La commedia in due atti si svolge in due luoghi romani: il teatro Ambra Jovinelli, proprio azzeccato per una assemblea che doveva lanciare, modestia a parte, “ le primarie delle idee” dove si danno appuntamento Sinistra democratica, un po’ di Verdi, i “vendoliani”, minoranza di Rifondazione comunista che diserta il Comitato politico del Partito riunito nella Sala congressi di Via Dei Frentani. Il giorno dopo il gruppo capeggiato da Nichi Vendola fa sapere che tornerà e parteciperà alla fase conclusiva dei lavori. Forse Vendola non ci sarà. In fondo il problema di ricostruire il partito della rifondazione comunista, uscito da una secca sconfitta elettorale, di rafforzarlo, di ritrovare un rapporto con i lavoratori, di dar vita ad una forte battaglia di opposizione, di renderlo socialmente “utile”,come cerca di fare l’attuale maggioranza, non li riguarda. Loro vogliono fare un altro partito. Prima o poi. Fine del primo atto. Atto secondo: il palcoscenico diventa la sala congressi di Via dei Frentani. I “vendoliani” che ieri hanno partecipato all’assemblea dell’Ambra Jovinelli convocata da sinistra democratica, minoranza di Rifondazione, pezzo dei Verdi che ha decretato la nascita di un nuovo partito della sinistra, anche se quando non si sa, riprende posto nei ranghi del Comitato politico del Prc partecipando alla seconda giornata dei lavori. Non c’è Vendola, quelli della prima fila, da Migliore a Giordano, non parlano. Intervengono solo le seconde file. Ma si verifica un fatto nuovo. La minoranza si spacca su una questione delicata che sta alla base del dibattito fra le forze della sinistra di alternativa: la formazione delle liste per le prossime elezioni. Dall’assemblea dell’Ambra Jovinelli, anche se Vendola ha storto la bocca, l’indicazione è chiara. Alle elezioni europee si prsentera un nuovo simbolo, quello del nuovo partito e alle ammnistrative liste “civiche” di sinistra. Nel comitato politico del Prc la maggioranza presenta un ordine del giorno.
Ce lo riassume Gianluigi Pegolo, membro della segreteria e responsabile dell’area “ Democrazia e Istituzioni”. C’è una chiara indicazione venuta dal Congresso: il Prc si presenterà alle elezioni europee con il proprio simbolo. Per quanto riguarda i comuni l’ordine del giorno prevede la presentazione di liste del Prc in quelli sopra i 15.000 abitanti salvo là dove il partito non sia in grado di farlo. Liste del Prc anche per le elezioni provinciali. Fra i punti da sottolineare nell’odg presentato dalla segreteria- rileva Pegolo- la non opportunità dell’allargamento delle maggioranze a Udc, forza centrista e moderata, la questione morale che già oggi si chiama ritiro dalla giunta della Calabria, discontinuità in Campania, condizioni programmatiche per le alleanze . In particolare si parla di difesa del welfare locale, salvaguardia del ruolo pubblico,rifiuto pratiche di privatizzazioni, moralizzazione e trasparenza, sviluppo di strumenti di partecipazione dei cittadini. “ Per quanto riguarda l’unità a sinistra negli enti locali- afferma Pegolo - si dovrà operare con gli apparentamenti che sono oggi possibili. Le nostre liste saranno aperte a non iscritti al partito fino ad un limite del 50%”.
A questo ordine del giorno se ne contrappone uno presentato da alcuni esponenti della minoranza che chiedono siano le strutture territoriali a decidere sulle liste. Accettano il confronto e ritengono,di fatto, che il Comitato politico nazionale sia una sede legittima di discussione. Non è di questa opinione un altro pezzo della minoranza vendoliana che rifiuta perfino di partecipare al voto. Passa l’ordine del giorno della segreteria. Raccoglie una decina di voti quelli degli esponenti della minoranza che non hanno rifiutato il confronto. Un segnale non trascurabile. Passa anche un ordine del giorno della segreteria sul futuro del giornale del partito “Liberazione”, secondo le linee espresse dal segretario Paolo Ferrero. Non è accettabile – è scritto- che un giornale del partito faccia proprio un progetto politico alternativo a quello del partito stesso. Anche qui parole chiare. Sarà la direzione a definire i modi e i termini per affrontare la crisi del quotidiano. Infne, certo non ultimo, l’approvazione del documento politico che riprende i tratti fondamentali dell’intervento del segretario Ferrero affrontando in particolare i temi della crisi, del come affrontarla costruendo un grande movimento di lotta. I documenti presentati dalla segreteria sono stati approvati con una larga maggioranza, dai trenta ai quaranta voti.
2 Commenti:
Mi vien da dire: "poche idee, ma confuse!"
Non so che dire, da un lato sembra che il gruppo vendoliano tenti una strada più allargata verso la base, mentre Ferrero cerca di stringere le fila.
In realtà sinistra democratica è un piccolo gruppo di qualità, ma la diffusione sul territorio e lontana a venire.
Tutto questo può suonare come la solita gang delle correnti e forse anche lo è eppure la sinistra deve popoter uscire ormai dagli schemi, ma per farlo non deve mirare ancora alla presentazione di liste. Prima deve gtornare alla radicalizzazione sul territorio, altro che potere. Il ritorno del partito, nuovo o vecchio che sia deve venire dopo un salto di qualità e un processo che conduca alla discontinuità che rappresenta la sola vera forma di democrazia.
Mi sembra l'isola dei famosi fatta dai non famosi per diventare famosi.
Sono troppo cattiva?
Ho un amico vendoliano del PRC che sicuramente o da una parte o dall'altra c'era, so che è già da un pò in odore di "scomunica", chiederò lumi.
Spero che tu chiederai alla tua amica, forse ci faranno capire qualche cosa. :-)
Un sorriso perplesso
Ross
Di rossaura, Alle 15 dicembre, 2008 23:30
Dici bene, cara Ross! "Il ritorno del partito, nuovo o vecchio che sia, deve venire dopo un salto di qualità e un processo che conduca alla discontinuità che rappresenta la sola vera forma di democrazia". Ecco, queste parole dovrebbero (e uso di proposito il condizionale) essere prese come oro colato dai cosiddetti politici di sinistra a dimostrazione di aver veramente capito come fare politica. Senza trucchi, senza inganni, senza concussione nè corruzione. ma poi arrivano le notizie dall'Abruzzo e dalla Basilicata e tutto questo diventa un parlare (e scrivere) sterile. Inutile.
Di Anonimo, Alle 16 dicembre, 2008 22:01
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