bulli per noia & genitori per forza
Chiariamo subito. Non siamo genitori, non abbiamo conosciuto la felicità della paternità, ma la notizia dei bulli di Avigliana (http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200812articoli/8980girata.asp) ci ha alquanto scossi, per meglio dire addolorati. Erano annoiati, poverini. Hanno dai tredici ai diciassette anni e alcuni genitori li hanno pure giustificati: in fondo, non hanno fatto del male a nessuno. Erano ubriachi: quattro maschi e tre femmine. Hanno distrutto anche l'ascensore per i disabili, loro che sono normali, vengono da famiglie "bene" e si sono vantati con i loro compagni a scuola. Ci sarebbe da raccontare della disperazione di questi ragazzi che di "bene" non hanno niente, la follia che prende per noia, non avere valori e ideali in cui credere, crescere con genitori che ti giustificano in tutto, perchè se non fai del male fisico, puoi tutto sommato distruggere il patrimonio pubblico o fare il vandalo, tanto non è poi così grave. Ci sarebbe da parlare di ragazzi che si possono ubriacare facilmente perchè in qualsiasi locale vengono tranquillamente venduti alcolici ai minorenni. Ci sarebbe da riflettere sul ruolo di rieducare al vivere civile nelle scuole.
Ci sarebbe da supplicare gli psicologi perchè rieduchino i genitori con corsi serali gratuiti dove insegnare che non basta mettere al mondo i figli, ma bisogna anche crescerli, educarli, e se costa tempo e fatica, pazienza, perchè allora tanto vale non averli.
Ci sarebbe da urlare che dire NO ad un figlio è dolorosissimo, ma è un bene necessario, perchè i NO aiutano a far capire il valore dei SI. Invece siamo qui a leggere l'ennesimo atto di disperazione di una società che sparla, affronta in maniera molto labile uno dei problemi più grandi che abbiamo al mondo. La formazione dei nostri ragazzi, le violenze che si portano dentro, le rabbie che non sanno gestire, il sesso buttato ai quattro venti, e il bisogno di distruggere. Per emergere, per essere qualcuno, costi quel che costi. Per esistere. E questo, forse, non è anche un disperato grido di aiuto?
Forse. E allora, ogni volta che leggiamo un articolo del genere, alziamoci, andiamo in camera dei nostri figli, o dei nostri nipoti, sediamoci, guardiamoli negli occhi e incominciamo a parlare, a capire, ad ascoltare. Forse quel ragazzino che hai davanti è una vittima, forse è un violento, forse è ancora peggio. Un indifferente. E per una buona volta mettiamoci in discussione senza giustificarli in tutto, e aiutiamoli a crescere.
Ogni volta che ascoltiamo o leggiamo di violenze, siamo tutti sconcertati, ma questo non può bastare, dobbiare lottare e rifiutare la normalizzazione di questi fenomeni, avendo il coraggio di denunciare, di raccontare e di fare un "mea culpa", i genitori per primi, le istituzioni, gli psicologi. Riportare tutto a dei valori più semplici dove il saper ascoltare giochi un ruolo centrale, ma dove anche l'azione possa portare ad un risultato concreto: che questo ci dia così la speranza di essere anche noi delle persone migliori, delle persone "bene", un bene inteso come un bene vero, un bene che lotti contro il male della noia e della solitudine dei nostri ragazzi.
Ci sarebbe da supplicare gli psicologi perchè rieduchino i genitori con corsi serali gratuiti dove insegnare che non basta mettere al mondo i figli, ma bisogna anche crescerli, educarli, e se costa tempo e fatica, pazienza, perchè allora tanto vale non averli.
Ci sarebbe da urlare che dire NO ad un figlio è dolorosissimo, ma è un bene necessario, perchè i NO aiutano a far capire il valore dei SI. Invece siamo qui a leggere l'ennesimo atto di disperazione di una società che sparla, affronta in maniera molto labile uno dei problemi più grandi che abbiamo al mondo. La formazione dei nostri ragazzi, le violenze che si portano dentro, le rabbie che non sanno gestire, il sesso buttato ai quattro venti, e il bisogno di distruggere. Per emergere, per essere qualcuno, costi quel che costi. Per esistere. E questo, forse, non è anche un disperato grido di aiuto?
Forse. E allora, ogni volta che leggiamo un articolo del genere, alziamoci, andiamo in camera dei nostri figli, o dei nostri nipoti, sediamoci, guardiamoli negli occhi e incominciamo a parlare, a capire, ad ascoltare. Forse quel ragazzino che hai davanti è una vittima, forse è un violento, forse è ancora peggio. Un indifferente. E per una buona volta mettiamoci in discussione senza giustificarli in tutto, e aiutiamoli a crescere.
Ogni volta che ascoltiamo o leggiamo di violenze, siamo tutti sconcertati, ma questo non può bastare, dobbiare lottare e rifiutare la normalizzazione di questi fenomeni, avendo il coraggio di denunciare, di raccontare e di fare un "mea culpa", i genitori per primi, le istituzioni, gli psicologi. Riportare tutto a dei valori più semplici dove il saper ascoltare giochi un ruolo centrale, ma dove anche l'azione possa portare ad un risultato concreto: che questo ci dia così la speranza di essere anche noi delle persone migliori, delle persone "bene", un bene inteso come un bene vero, un bene che lotti contro il male della noia e della solitudine dei nostri ragazzi.
3 Commenti:
Quando mi trovo a riflettere su chi e come sono i "nostri figli" mi domando se per caso quando guardavo il mio se riuscivo a vedere davvero com'era o se per caso non lo giustificavo da classica mamma italiana.
A sentire mio figlio, anche se lo fa scherzosamente, sostiene che io lo ritenevo responsabile anche delle cose che combinava qualche suo amico o conoscente a Timbuctu. Forse è vero, o forse è solo un'idea sua, ma davvero non ho mai pensato che avrebbe potuto farsi condizionare perchè frequentava cattive compagnie, ma che doveva stare attento e controllarsi per non far fare stupidate agli altri. Questo forse è l'estremo opposto o forse mi pareva e non so se a ragione (potrebbe essere solo orgoglio materno) che malgrado il suo animo gentile e i suoi modi garbati, alla fine aveva un forte ascendente sugli altri e pertanto doveva essere molto più responsabile degli altri.
L'amore verso i propri figli si dimostra prestando loro molta attenzione, mai assecondandoli, che appare sempre come un ripiego comodo, per non far fatica e per sembrare dei buoni genitori. Di critiche potrei farmene molte, tendo ad essere "maestrina" nell'animo e didascalica, ma queste manie le sdrammatizzo molto col senso dello humor e dell'autoironia, qualità che anche a mio figlio non mancano.
Certo che i ragazzi sopratutto in quell'età sono sempre disposti a farsi notare dai coetanei e a prendere atteggiamenti che secondo loro dovrebbero renderli guappi. Lo sballo poi, sia bere oppure farsi uno spinello (spero si limitino a questo) è una fase di passaggio verso l'età più adulta e questo lo dico non per giustificarli e tantomeno per giustificare i genitori consenzienti, lo dico perchè molte sono le strade dell'esperienza e lungi da me fare la morale, però per farli crescere bisogna lasciarli anche sbagliare, salvo poi ricondurre tutto ad un processo di autocritica che li porti presto fuori dalle sabbie mobili.
Fare quello di cui sono incolpati questi ragazzi è orribile perchè non è comprensibile come la solidarietà e il pensiero "evoluto" di questi personaggi, non sia riuscito a svegliarne almeno uno e fargli dire "Smettetela" e intromettersi prima che fosse troppo tardi.... comunque una possibilità di redenzione c'è e io a mio figlio nonn glielo avrei risparmiato. Un mese a servire i pasti e ad aiutare in qualche centro di persone handicappate. A volte le esperienze possono tornare molto utili.
Ross
Di rossaura, Alle 11 dicembre, 2008 23:29
Non ho nulla da aggiungere, Vostro Onore!
Di nomadus, Alle 12 dicembre, 2008 06:54
Anzi, una cosa ce l'avrei da dirti: perchè non scrivi con me sui miei due blog? Ti do la password se mi mandi la tua e-mail. Sarei veramente onorato se tu accettassi.
Di nomadus, Alle 12 dicembre, 2008 06:57
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