gli agnelli & gli avvoltoi
Dire che ci troviamo in una situazione di emergenza economica e sociale è come dire che la palla è rotonda. La preoccupazione di milioni di italiani, di centinaia di migliaia di famiglie, è evidente e lapalissiana. Non si arriva alla quarta settimana, forse nemmeno alla terza. Ci si indebita con le finanziarie anche per poche centinaia di euro, giusto in tempo per pagare una bolletta della luce o del telefono imprevedibilmente troppo alta. Ci si indebita anche per altro, motivi gravi compresi. E quando le finanziarie non ci aprono più la porta, le banche nemmeno a parlarne, eccoci costretti a ricorrere ad una banca anomala, sempre aperta e sempre disponibile: la banca dell'usuraio. Domenico Balducci, alla fine degli anni 70, aveva una bottega a Roma, a Campo de’ Fiori, e in vetrina un cartello avvertiva: «Qui si vendono soldi». Mimmo er Cravattaro col tempo fece strada e da semplice usuraio di quartiere divenne uno dei pezzi grossi della famigerata Banda della Magliana e poi grande esperto di riciclaggio di denaro sporco, fino al suo omicidio nel 1981. Anche Geremia de’ Geremei, il paralitico del film “L’amico di Famiglia” di Paolo Sorrentino, era un usuraio nell’Italia di provincia dell’agropontino. Ma più che a lui è a Mimmo er Cravattaro che somiglia l’usuraio del ventunesimo secolo ritratto da Sos Impresa, l’associazione di Confesercenti contro il racket, nel rapporto presentato ieri a Roma e redatto per conto del Cnel. Perché «l’usura – si legge nel primo capitolo del lavoro - è sempre più un reato associativo. Al tempo stesso è diventato crocevia di altri reati economici, dalle truffe al riciclaggio; un reato sempre meno denunciato anche perché di fatto depenalizzato, a causa di tempi giudiziari lunghissimi, che mettono le vittime in continuo stato di difficoltà e di ricatto». Una situazione che si fa ogni giorno più pericolosa a causa della crisi economica che ha investito il Paese. Anche perché, in molte occasioni, le banche non sono certo di aiuto fra condizioni troppo stringenti per la concessione di un credito e tassi di interesse che spesso crescono inspiegabilmente, lievitando fin quasi a sfiorare(o addirittura a superare) la soglia dell’usura. Ma l’Italia è un paese indebitato. «Recenti dati della Banca d’Italia – scrive infatti Sos Impresa - indicano che, tra prestiti e mutui, il ricorso a banche e finanziarie sfiora la soglia dei 300 miliardi, con una crescita di 24 miliardi in soli 12 mesi. A fine aprile 2007, sempre secondo l’Istituto di via Nazionale, l’indebitamento dei cittadini residenti ha raggiunto la vetta di 299 miliardi di euro, una media di 13mila euro a famiglia». Una esposizione testimoniata anche dall’Istituto Tagliacarne secondo cui il debito delle famiglie italiane è raddoppiato passando dai 60mila euro del 1993 ai 121mila euro del 2006. Per un totale che, secondo l’ultimo bollettino della Banca d’Italia, ha ormai raggiunto la cifra di 350 miliardi di lire, pari al 49% del Pil nazionale. Pensare che nel 2001 la percentuale superava di poco il 30%. Il "mercato" cresce e fa gola alle mafie, attratte dalla possibilità di nuovi guadagni e di ingressi nascosti nell’economia pulita. Secondo la Consulta Nazionale Antiusura, infatti, il giro d’affari del credito illegale si aggira intorno ai 25mila miliardi delle vecchie lire e coinvolge oltre 2 milioni di famiglie. I tassi praticati dalle organizzazioni criminali oscillano fra il 120 ed il 240% annuo (10-20% mensile) con punte che arrivano fino al 500%. «È sotto questo duplice aspetto che l’usura entra nell’interesse mafioso (si legge nel rapporto del Cnel). Offrire un servizio funzionale, (nell’estorsione è la protezione, in questo caso è il credito) per continuare ad affermare un criterio di sovranità nei luoghi in cui agisce; in secondo luogo, svolge una funzione alternativa al riciclaggio, consente di costruire legami stabili con settori dell’economia legale, acquisendo costanti flussi di liquidità che permettono di realizzare quello che tecnicamente viene chiamato laundering, cioè quella fase che mira ad allontanare quanto più possibile i capitali dalla loro origine illecita». E come se non bastasse, l’usura si accompagna sempre più ad altri reati: nel 64%, dei casi infatti, si verificano anche episodi di intimidazioni violente addirittura prima che le vittime, ormai strozzate e senza via d’uscita, presentino denuncia. Ma pochi denunciano, nonostante il fenomeno sia in costante crescita. A fare paura nei dati elaborati da Sos Impresa è il «calo sistematico ed apparentemente inarrestabile delle denunce». I numeri del 2005 e del 2006, da questo punto di vista, sono impressionanti e segnano un preoccupante -11%. E se nel 1996, anno di entrata in vigore della nuova legge contro l’usura, le denunce erano 1.486, nel 2006 si è scesi a quota 431. A scoraggiare le vittime, secondo Sos Impresa e Cnel, ci sarebbe innanzitutto la lentezza dell’iter giudiziario che spesso significa impunità per gli usurai: soltanto il 19% delle denunce, infatti, produce un rinvio a giudizio entro l’anno, e solo il 9% arriva ad una sentenza di primo grado in un periodo di 12 mesi. Il 49% dei denuncianti, invece, è costretto ad aspettare due o tre anni per vedere rinviati a giudizio i propri aguzzini, mentre il 36% deve attendere più di 4 anni per una sentenza, con punte anche di dieci anni di attesa. Non sorprende, allora, che nel 18% dei casi sia la prescrizione a cancellare tutto. Di pari passo con la trasformazione della figura dell’usuraio, cambia anche il profilo della vittima. Sempre meno famiglie in ritardo con le rate e le bollette, sempre di più imprenditori in difficoltà con le banche e i fornitori: erano il 19% nel 2002, adesso sono il 28% delle persone interessate dal fenomeno. Nel 75% dei casi si tratta di piccole imprese, operanti per lo più nel commercio (47%). I settori più colpiti sono la ristorazione (26%), abbigliamento e calzaturiero (23%) e commercio ambulante (20%). Nel mondo dell’impresa, invece, i più colpiti sono gli edili (35%), le aziende agricole ed ittiche (29%) ed il settore alberghiero-turistico (15%). A banche e istituti di credito spetterebbe di vigilare e agevolare il prestito “legale” per sottrarre centinaia di potenziali clienti al mercato dell’usura. Secondo il Cnel, però, il compito è svolto soltanto in parte («le nuove regole in materia di bilancio – si legge nel rapporto – hanno reso estremamente complicato l’accesso al credito») mentre addirittura iniziano a verificarsi casi in cui sono proprio le banche a trasformarsi in usurai fra commissioni che lievitano, costi non preventivati e interessi sempre più complicati da definire. Tanto che nel gennaio 2006 la Banca d’Italia ha inviato a tutte le filiali una sorta di vademecum per calcolare le commissioni nel pieno rispetto della legge. Precauzioni che non sono servite ad evitare il verificarsi di vicende come quella capitata ad un imprenditore della piana di Gioia Tauro la cui denuncia ha portato all’emissione di 41 avvisi di garanzia per il reato di usura nei confronti dei responsabili di sei fra i più importanti istituti di credito italiani. «Per la prima volta – scrive il Cnel - ha assunto rilevanza penale un comportamento che, al massimo, aveva sollevato controversie di natura civilistica». Ma non è un caso isolato: la procura di Ascoli Piceno, infatti, ha iscritto nel registro degli indagati 68 fra presidenti, direttori generali o di filiale e vari responsabili di area di nove istituti di credito. Alcune posizioni sono state archiviate, ma anche in questo caso l’inchiesta procede e se ne peseranno presto i risultati. Almeno si spera...
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