l'Antipatico

martedì 2 marzo 2010

il Paese della corruzione


Non passa giorno in questo ultimo periodo senza che le cronache di giornali e televisioni si riempiano di nomi e fatti attinenti alla corruzione e alla malversazione della gestione della cosa pubblica nel npostro Paese. Una sorta di alfabeto senza soluzione di continuità rappresentato da episodi, facce e riflessi vergognosi della pratica della mazzetta. Un fenonemo in costante aumento che nessun argine legale è mai riuscito a contenere, non dico a cancellare. Ma quello che preoccupa oggettivamente di più, al di là della legittima condanna e dell'ovvia riprovazione dell'italiano medio, è il costo reale economico legato alla corruzione. Soprattutto perchè ai costi diretti devono aggiungersi enormi costi indiretti, derivanti dalla diffusione della pratica corruttiva. Infatti, in un appalto truccato, il contribuente (ovvero chi sta leggendo in questo momento) finisce per pagare beni e servizi ad un prezzo decisamente superiore: prezzo costituito dalle mazzette corrisposte agli amministratori infedeli e dalla rendita all'impresa, la quale (pagando) si garantisce di non avere competizione. Questi sono i costi diretti. Ma quando la corruzione diventa sistema, allora la competizione ne risulta conseguentemente distorta e l'intero sistema economico ne paga le ripercussioni. Se gli appalti sono truccati, le imprese che li ottengono sono quelle che riescono a mantenere rapporti con la politica o con la criminalità organizzata. Ergo, le imprese più efficienti ma meno connesse sono inesorabilmente fatte fuori dal mercato. Gli imprenditori di successo (basti fare l'esempio del famigerato ANEMONE) sono quelli in grado di fornire vantaggi privati al politico di turno (o al capo della Protezione Civile...), non già quelli onesti in grado di produrre beni e servizi di qualità a basso prezzo per l'Amministrazione pubblica. I recenti casi di imprenditori che guadagnano i favori del mondo politico, organizzando feste e festini, rappresentano un triste esempio di questo fenomeno di distorsione della competizione. Ma anche il fatto, non troppo pubblicizzato, che i giovani più brillanti si iscrivano all'università soprattutto a Legge e non a Ingegneria (in controtendenza rispetto al resto del mondo sviluppato) segnala indubbiamente un sistema economico e sociale in cui ha successo chi si sa muovere tra leggi, leggine, istituzioni, commissioni, stanze del potere e quant'altro. Tornando ai costi indiretti della corruzione, bisogna annoverare tra essi anche il disincentivo agli investimenti diretti esteri. Infatti una delle ragioni, per cui l'Italia ne riceve la metà della Francia, è che le imprese straniere sanno che entrerebbero in un mercato distorto in cui faticherebbero a competere, e quindi preferiscono starne fuori. Credo sia importante notare come questa distorsione della competizione economica (e della selezione delle imprese di successo) è gravemente peggiorata a causa dell'inefficienza della giustizia italiana, specie quella civile, che non protegge in tempi ragionevoli quelle imprese che volessero onestamente competere sul mercato. Un'altra categoria dei costi indiretti della corruzione è rappresentata dalla distorsione della competizione politica ed elettorale. La classe politica, in questo sistema, compete a livello locale attraverso il controllo economico del territorio. I politici locali, di conseguenza, sono selezionati non già sulla base delle loro capacità o della loro onestà, quanto sulla base della loro abilità nell'incanalare fondi dal sistema centrale verso la propria regione e a controllarne la distribuzione sul territorio. Ed è in questo controllo della distribuzione di fondi e appalti che spesso tornano utili i rapporti della politica con la criminalità organizzata. Anche in ragione di questo abbiamo un'Amministrazione pubblica ipertrofica che controlla oltre il 50% del prodotto interno lordo del Paese. Mi riesce difficile, poi, credere alle parole del Pifferaio di Arcore (e dei suoi inquadrati ministri) che teme la destabilizzazione del sistema ad opera dell'attività giudiziaria e non già la stagnazione, ai margini del mondo sviluppato, del nostro Paese a causa del sistema corruttivo in atto. Anche grazie a lui.

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