la nuova rotta politica di Fini
Lo ammetto, fino a qualche tempo fa l'onorevole Gianfranco Fini non rientrava di certo nelle mie simpatie politiche e umane. Ma ora, soprattutto dopo le sue ultime uscite, ne sto rivalutando (e molto) la sua figura e il suo spessore intellettuale. Proprio le polemiche scatenate dai soliti lanzichenecchi del Popolo della Libertà (negata), dopo le dichiarazioni del presidente della Camera alla Festa (e non festino) del PD di Genova, mi hanno convinto che l'ex delfino di Almirante ha decisamente intrapreso una nuova rotta nel mare magnum della politica italiana. Fini dichiara che non ce l'ha con i cattolici («non ho il dono della fede») ma con i clericali. Il bersaglio è evidente: ce l’ha con buona parte del suo partito. Se vuole tratteggiare una figura di cattolico che risponde alla sua coscienza, cita provocatoriamente Leopoldo Elia e Pietro Scoppola, non certo Gianni Baget Bozzo. Il presidente della Camera risponde così a chi lo accusa di voler tradire la sua storia di destra: dicendo di considerarla vecchia, superata, sorpassata, incapace di comunicare alcunché a chi, per privilegio di anagrafe, non l’ha vissuta in prima persona. Fini è stato applaudito a Genova dalla platea del PD che lo ospitava. Ma tra i ferrivecchi della politica, se la cortesia istituzionale e il garbo dell’ospite non gliel’avessero impedito, Fini avrebbe volentieri incluso la sinistra che si riconosce nel Partito Democratico. Sa di piacere ai suoi avversari perché sulla laicità e sull’immigrazione parla con un linguaggio a loro più familiare. Ma sa che la partita vera si gioca all’interno del centrodestra di cui Fini si sente parte ma che considera prigioniero se non succube («una fotocopia») della Lega, soffocato dal clericalismo, incapace di guardare al futuro, troppo soddisfatto di sé nel lucrare sulle proprie rendite di posizione. Finora questa estraneità sempre più accentuata Fini l’ha espressa attraverso distinguo, punzecchiature, proclami a difesa del Parlamento, soprassalti d’orgoglio durante la visita di Gheddafi accolto da tutti (ma non da lui) con esuberante ospitalità. Da oggi diventa arma politica esplicita, battaglia ingaggiata contro l’attuale assetto politico-culturale della maggioranza. Le parole più dure Fini le ha sì riservate alla questione dell’immigrazione (ha evocato l’ombra della «xenofobia», e persino quella della tentazione «razzista») nonché all’identità culturale della Lega, ma è sul testamento biologico che partirà la sua campagna d’autunno. È vero che, in tema di immigrazione, si impegnerà nella proposta di una legge che dia la cittadinanza agli immigrati regolari dopo cinque anni, già bollata da autorevoli esponenti della maggioranza (Gasparri) come irricevibile. Ma intanto la legge sulla sicurezza c’è, non si può tornare indietro e inoltre Fini si attribuisce il merito di averla ripulita dalla norma sui cosiddetti medici-spia. Il terreno ancora aperto è invece quellodella legge sul «fine vita». Fini può contare su un malumore diffuso anche nel centrodestra. Può contare sulla sponda del PdL. E anche su un clima collettivo meno arroventato di quello che infiammò l’opinione pubblica all’acme del caso Englaro. È il terreno più propizio per marcare una differenza più spiccata con l’attuale maggioranza e per strappare una vittoria che lo sottrarrebbe al ruolo scomodo del testimone di minoranza, coraggioso ma irrilevante. La fine dell'estate sta lasciando in eredità al partito di maggioranza (e al Pifferaio infoiato di Arcore) un profondo dissenso aperto, non certo una dichiarazione estemporanea destinata a lasciarsi inghiottire dall’ordinaria amministrazione. La fine di un’abitudine monarchica, appunto. Per il centrodestra, quasi una rivoluzione.
4 Commenti:
Fini ha avuto anche il coraggio, di aprire l'intervento con la citazione della sentenza della corte europea che ha scagionato Placanica per i fatti del G8 di Genova. Quindi non è andato alla Festa a lisciare il pelo alla platea. Da circa una quindicina d'anni considero Fini, al di là delle idee condivise o meno, uno dei pochi politici di mestiere, coerente e aperto al dialogo.
Ben scritto cmq il tuo post.
Di pino s., Alle 28 agosto, 2009 14:23
Grazie caro Pino S. per la tua visita e per il tuo commento. Spero di averti ancora come gradito ospite. Un cordiale saluto.
Di nomadus, Alle 28 agosto, 2009 15:08
Ciao Nomadus...rieccomi dopo un po' di latitanza...allora, commentando il tuo illustre post, anche io effettivamente sono rimasto piacevolmente sorpreso dalla "svolta" di quest'uomo...Allo stesso tempo peró, non posso non dimenticare chi "era" Fini, e l'appoggio ben duro che ha dato in prima persona a leggi alquanto discutibili sul piano ideologico che ora sembra decantare. Quindi, io personalmente, malfidato qual sono, nel profondo credo che questo atteggiamento del nostro neo-democratico abbia un fine (ooops...) ben preciso, un obiettivo chiaro. Quale sia, questo tuttora mi sfugge. Ma credo davvero che non si sia sognato di diventare un paladino delle cause sociali tale da far impallidire gli attuali leader (leader?) del Partito Demoplutocratico. O quantomeno, seppur mettiamo abbia avuto una epifania personale che lo ha portato a cavalcare i temi sociali della destra migliore, e mettiamo pure volendo accantonare le ormai stantie definizioni stroiche di destra e sinistra, nel suo attuare c'è secondo me la voglia di arrivare da qualche parte. Forse la costituzione di un Terzo Polo, di cui si presenterebbe come leader? La successione in chiave democratica di destra del nostro odiato e squallido Imperatore Silvio (se e quando lascerá finalmente la scena)? Questo argomento è al centro di parecchi dibattiti con amici e conoscenti, ultimamente...Tu cosa ne pensi?
Di Davide, Alle 03 settembre, 2009 11:41
Carissimo DAVIDE, prima di tutto bentornato! E' con vero piacere che ti leggo dopo la tua lunga pausa estiva. Per quanto riguarda il tuo pensiero su Fini e su quali siano le sue intenzioni per il futuro postberlusconiano posso prendere in considerazione una parte del tuo ragionamento, quella riferibile alla possibilità di "una successione in chiave democratica di destra" da opera dopo l'uscita di scena dell'odiato Pifferaio. Credo proprio sia questa la via scelta da Fini per ridare una lucidata all'opaca argenteria della casa del Popolo della Libertà. Il presidente della Camera, sentendolo parlare anche ieri in diretta su RAINEWS24, sta decisamente virando verso un più costruttivo dialogo con gli esponenti meno integralisti della sinistra, mettendo in atto un'opera di avvicinamento e di dialogo democratico scevro di dittature e di oltranzismi titpici degli uomini berlusconiani. Certo tu hai ragione, caro DAVIDE, quando non dimentichi chi era Fini, promotore qualche lustro fa di leggi liberticide al pari del suo ex compagno di viaggio Bossi. Ma ora (forse anche grazie alla sua nuova compagna così diversa dalla fascistona Daniela Di Sotto) dà l'impressione di essersi ammorbidito civilmente e democraticamente, sposando politicamente posizioni sociali una volta anni luce lontano da lui. Che poi questa "conversione" possa continuare in futuro per arrivare a determinare la nascita di un nuovo schieramento da lui presieduto (raccogliendo magari gli orfani berlusconiani ritornati in possesso delle facoltà mentali)è tutto da vedere. Questo è in sintesi il mio pensiero al riguardo, da aggiungere alla discussione con i tuoi amici e conoscenti. Fammi sapere se ci saranno sviluppi del dibattito. Ancora un bentornato di cuore, caro DAVIDE.
Di nomadus, Alle 03 settembre, 2009 14:17
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page