l'Antipatico

giovedì 4 giugno 2009

Vespa, il refugium peccatorium del Pifferaio


E come ti potevi sbagliare. Da chi poteva andare il Pifferaio di Arcore non appena si è avuta la notizia della sua iscrizione sul registro degli indagati per il caso dei voli blu a sbafo? Ma dal suo refugium peccatorium televisivo per eccellenza, vale a dire da Bruno Vespa che con il suo Porta a Porta già lo aveva amorevolmente ospitato e accudito all'indomani dello scandalo Noemi e dell'annunciato divorzio voluto da Veronica Lario.
Aspettando il gran finale a Matrix (oramai pacificato nella pax berlusconiana, e poi Vinci non è certo Mentana che osò sfumarlo sul più bello) re Silvio si scalda con Vespa, amico di mille avventure. Il lecchino ufficiale di Palazzo Chigi è uomo di multiforme ingegno (e purtroppo è anche mio corregionale): sa molto cose e soprattutto sa tutto di tutti. Sul caso Mills, ad esempio, sapeva in anticipo che i giudici del tribunale di Milano avrebbero scritto nella loro motivazione che la Fininvest (e di conseguenza il Pifferaio) elargì 600mila dollari per subornare il testimone Mills. In vero non erano necessarie doti divinatorie. Comunque Vespa l'ha scritto, raccogliendo naturalmente gli sfoghi del perseguitato Silvio contro i giudici eversivi e le toghe rosse comuniste, verosimile cancro dell'azienda Italia che lui ha in mente. Per il resto il "Cavaliere del fare" è una sorta di mago. Ovunque ci sia un problema lui arriva e lo risolve a colpi di bacchetta magica. I rifiuti di Palermo spariranno, le case ai terremotati dell'aquilano arriveranno direttamente dal cielo, i clandestini non oseranno più sbarcare sulle nostre coste. La crisi? Quale crisi? Gli italiani stanno benissimo. Il Pifferaio non arriva a dire perché c'è il mare, il sole e il pesce. Arriva a dire però che tutto va bene per merito del suo governo, per merito suo. Dunque viva il re, lunga vita al re. Cinico, il Cavaliere mostra di non dar peso alcuno a chi alza timidamente il dito segnalando di non arrivare alla fine del mese. A suo dire, lo stipendio assicurato ce l'hanno tutti. E se perdi il lavoro, ti danno comunque l'80% del salario. Come se vivessimo nell'epoca della piena occupazione e del welfare scandinavo, e non in un'Italia dove il ricco diventa sempre più ricco ed il povero sempre più povero. Ma Silvio giura che tutto va bene, che nel suo Paese «nessuno muore di fame». Un bello spot elettorale che richiede la divisa di ordinanza, cravatta blu a pois bianchi compresa. Il capo del Popolo della Libertà deve convincere, vuole convincere, è lì per convincere. «Elezioni anticipate»», azzarda l'anchorman. «Fantapolitica», risponde secco il monarca di Arcore. «Io non mollo» sottolinea un attimo dopo, a metà fra gli slogan del ventennio e gli ultras delle curve. L'arcitaliano sorride ammiccante, con l'espressione di chi non è un santo ma in fondo c'è del buono. Padre modello, marito affettuoso. Tutto il resto è «un complotto». Il compleanno di Noemi? «Andrei di nuovo. Mantengo sempre le promesse». Un gran venditore non si tira mai indietro, anche nei momenti più difficili. E, per onestà intellettuale, va dato atto al re delle televisioni commerciali di essere un fuoriclasse nel campo. Il futuro dell'Italia non dipende dalla manifattura ma dal turismo. Ecco perché Michela Vittoria Brambilla è diventata ministro. «Il nostro obiettivo è che il turismo incida per il 20% sul prodotto interno lordo entro la fine della legislatura». L'ottimismo, si sa, è il sale della vita. «E se la Brambilla mi morde al polpaccio - gigioneggia il premier - non mi fa alcun male. Io sono Superman». Super Silvio, senza neppure bisogno delle noccioline di Pippo. In quanto al made in Italy, per esportarlo basta un po' di fantasia. Ad esempio Super Silvio offrirà ai grandi della terra le orecchiette tricolori. Da leccarsi i baffi. La trasmissione fila liscia come l'olio. A un certo punto Vespa viene fatto accomodare su una poltroncina. L'illustre ospite ha il torcicollo, il padrone di casa si deve adeguare. Fra le tante, Berlusconi insiste sull'ipotesi di un futuro smembramento del Partito Democratico: «Enrico Letta andrà nell'Udc. Rutelli fonderà un suo partito. Alcuni deputati passeranno con Bertinotti». In certi momenti sembra un clone di Nostradamus. Ai giornalisti che gli ricordano le smentite degli interessati, Berlusconi replica: «Tante cose smentite, poi si verificano ugualmente». Anche perché porterebbero tutte acqua al suo mulino. Sorrisi, battute, strizzate d'occhio: un bel quadretto familiare al fine di rassicurare gli elettori. Quel tanto di furbizia politica per annunciare l'ennesimo sondaggio favorevole. «Il PdL è bel oltre il 40%». Ben inteso non si tratta di campagna elettorale. Solo di una chiacchierata amichevole fra il presidente del Consiglio e uno dei giornalisti più affermati (e più leccaculi) della prima rete radiotelevisiva di Stato. Fine delle trasmissioni.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page