l'Antipatico

sabato 16 maggio 2009

tutto va bene, madama la marchesa


La strategia della disinformazione continua a mietere vittime (fortunatamente di carta) grazie alle postazioni editoriali facenti capo all'ineffabile presidente del Consiglio. Non mi meraviglio che ciò accada, anzi resterei sorpreso del contrario. Meglio distrarre il popolino dalla dura realtà giochicchiando in prima pagina con le ristrutturazioni di Di Pietro e della sua magione romana con fattura intestata ll'Italia dei Valori. Meglio fare i test razzistici sulla prima pagina del giornalino di Feltri piuttosto che far sapere al Paese che il PIL (che per chi non lo sapesse fortunatamente non è una nuova formazione politica) sta crollando paurosamente facendoci sempre più impoverire. «Nella crisi il fattore più negativo è quello psicologico. Il nostro compito è quindi infondere fiducia e ottimismo». Ancora una volta il Pifferaio di Arcore illustra la sua ricetta per uscire dalla recessione. Non si tratta di investimenti pubblici, meno tasse o sussidi per chi perde il lavoro. Niente politica economica quindi. Bastano le parole, visto che per il premier tutto dipende dagli imprenditori che non rischiano e dagli italiani che non consumano abbastanza. Come se la crisi fosse solo nella testa di qualche cassandra. Ovviamente dell’opposizione, catastrofista e sfascista. Invece le cifre diffuse dall’ISTAT (http://www.istat.it/) stanno lì a testimoniare che la crisi c’è ed è durissima, proprio qui e proprio ora. Nel primo trimestre di quest’anno infatti il PIL è calato del 5,9 per cento, cosa mai successa da 30 anni a questa parte. Se si va a scorrere la serie storica, per arrivare a un crollo del genere si deve arrivare fino al 1980, annus horribilis per l’economia italiana. E cosa ancora peggiore, ciò significa che l’anno in corso potrebbe chiudersi con un prodotto negativo del 4,6 per cento, sempre ovviamente che la situazione non peggiori ulteriormente. L’atteggiamento berlusconiano quindi va a scontrarsi con gli aridi numeri dell’istituto di statistica, a più riprese confermati da Bankitalia e dagli istituti internazionali. Un tentativo di esorcizzare la crisi che, a ben vedere, è un po’ un classico del repertorio del presidente del Consiglio. Lo stesso a cui gli italiani hanno assistito per cinque lunghi anni, dal 2001 al 2006, quando neanche la finanza creativa di Tremonti riusciva ad arginare la deriva dei conti pubblici. Ma se sviare l’attenzione dai punti deboli dell’azione governativa è in fondo un’operazione quasi obbligata per ogni governante, non è accettabile invece che siano gli stessi documenti ufficiali del ministero dell’Economia a nascondere la recessione sotto al tappeto. I dati dell’ISTAT, infatti, smascherano la situazione troppo ottimistica descritta dalla Relazione unificata sull’economia e la finanza. Quella che è meglio conosciuta come l’ex trimestrale di cassa è uno dei report più importanti che via XX Settembre prepara ogni anno. Lì ci sono infatti le previsioni ufficiali dei tecnici del Tesoro sullo stato della finanza pubblica italiana. Tremonti l’ha presentata durante il ponte del primo maggio, forse per nasconderla un po’, in ritardo di più di un mese rispetto alla scadenza ufficiale, il 31 marzo. Ebbene, adesso risulta evidente come i numeri scritti nero su bianco aggiungano un po’ di zucchero a una realtà ben più amara. A cominciare proprio dalla caduta del PIL: la relazione parla di un – 4,2%, molto meno dei dati ISTAT e delle stime del Fondo Monetario Internazionale, già note e diffuse a fine aprile. Meno crescita però significa anche meno entrate, se non si aggiungono nuove tasse (e il Pifferaio non vuole) e se non si taglia la spesa (Tremonti non ci riesce). E meno entrate portano a un aumento inevitabile dell’indebitamento. La percentuale dell’indebitamento sul PIL del resto è un’altra di quelle cifre che rendono la trimestrale di Tremonti poco realistica: – 4,6%, rispetto a un più credibile – 5,4% dell’FMI. Un punto poi la differenza che riguarda il rapporto debito-PIL: 115,3 rispetto al 114,3 tremontiano. Insomma, se già queste cifre due settimane fa peccavano di ottimismo, con le ultime notizie di oggi sembrano ancora più lontane dalla realtà. Ora, il prossimo documento di finanza pubblica in agenda è il Dpef previsto per fine giugno. Tremonti si piegherà alla verità dei numeri? E' quello che staremo a vedere...

2 Commenti:

  • L'unica cosa che sanno fare Berlusconi e Tremonti è rendere inermi i cervelli di chi li ascolta e di piegare persino i numeri alla loro visione del mondo. Non si capisce come impoverire l'Italia, non dare respiro all'economia con lo strumento degli investimenti a lungo termine in settori che posso diventare trainanti nello sviluppo di domani. Non solo. Non si può lasciare andare a picco la piccola imprenditoria e la classe che vive solo sul proprio lavoro. I "tagli" non sono soluzioni politico- economiche. Stiamo camminando sul ciglio di un baratro che può portare il nostro paese in situazioni di irrecuperabilità democratica e civile. Ma tanto quanti sono i cervelli che sanno capire e che si pongono la domanda di come opporsi a questo stato di cose?
    Mi spiace sono diventata grande a sognare grandi trasformazioni sociali e respiro invece quest'aria da piccolo paese di provincia, senza speranza e senza la possibilità di comunicare con altri che la pensano come me.
    No, non avrei mai pensato di senirmi così isolata e scoraggiata politicamente.
    Caro Nomadus, ci risveglieremo mai da questo incubo?
    Ross

    Di Blogger rossaura, Alle 19 maggio, 2009 22:23  

  • Spero di cuore (per te e per me) che ci si possa risvegliare al più presto da questo insano incubo. A volte mi viene da pensare che la soluzione ottimale sarebbe quella di abbandonare questo Paese nelle mani dei figli del Caimano e andarsene in qualche posto del mondo, lontano da qui. E ricominciare. Magari a sognare. Un bacio e una carezza da Nomadus.

    Di Blogger nomadus, Alle 20 maggio, 2009 23:05  

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