tante domande, nessuna risposta
In genere quando si fanno delle domande, di qualunque natura esse siano, ci si aspetta sempre una qualche plausibile risposta. Se non proprio la soluzione al quesito, perlomeno un azzardo di verità, un barlume di conoscenza per cercare di capire il perchè e il percome. Ma non sempre tutto ciò è possibile. Prendiamo la situazione attuale creatasi nel nostro Paese all'indomani dell'ennesimo pornoscandalo. Quante domande sono ancora senza risposte. Tante. Credo sia legittimo e soprattutto necessario porsi degli interrogativi alla luce degli eventi, repentini, che si stanno susseguendo sulla scena politica e sociale. Uno che in genere ci capisce, l'onorevole Massimo D'Alema, domenica scorsa nel corso del programma In 1/2 ora condotto da Lucia Annunziata, ha detto che qualcosa in Italia sta avvenendo. Qualcosa che forse gli italiani non hanno ancora percepito. E ha aggiunto: «Ci saranno delle scosse in arrivo». E ha proseguito affermando: «Avremo momenti di conflitto, delle difficoltà imprevedibili. Teniamoci pronti». Queste affermazioni, così espresse, appaiono sibilline. A chi erano rivolti quei messaggi cifrati? Per cercare di decriptarle è utile allargare la panoramica sulla vicenda politica e sociale italiana degli ultimi tempi (e non soffermarsi soltanto sul puttanificio di Palazzo Grazioli a Roma). Abbiamo un primo ministro, eletto alle scorse politiche da una marea di voti, riconfermato sostanzialmente nella sua popolarità alle elezioni europee. Eppure la popolarità del premier, da diverse settimane a questa parte, si è incrinata. Prima le motivazioni della sentenza che ha condannato in primo grado l'avvocato inglese David Mills per falsa testimonianza, perché si era fatto corrompere dal gruppo Fininvest, poi diventato Mediaset. Ma il primo ministro non è processabile grazie al Lodo Alfano. Subito dopo il clamore suscitato dalle frequentazioni napoletane del premier. Poi lo scontro sulla veridicità dei dati allarmanti riportati dal Governatore di Bankitalia Mario Draghi sulla situazione economica del Paese. «Sono dati sbagliati», aveva affermato il premier. Per giungere in un crescendo di esternazioni, difficilmente sopportabili, fino all'affermazione cardine: «In magistratura ci sono dei grumi eversivi», pronunciata di fronte alla platea della Confcommercio. Pochi giorni fa la notizia della nascita della Guardia Nazionale, composta da gruppi appartenenti alla destra eversiva, e la riconferma della decisa volontà, da parte del ministro Roberto Maroni e della Lega, di avere la propria Guardia Padana. Infine l'apertura di un'inchiesta, da parte della Procura di Bari, su appalti e festini a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa. Cosa sta succedendo quindi in questo Paese, alla luce di una situazione economico-sociale così grave? Cosa si vuole favorire con la legge, appena approvata alla Camera, sul divieto delle intercettazioni? Non certo la difesa della privacy. Piuttosto si vuole legalizzare l'illegale. La disoccupazione presto non sarà più gestibile. Il malumore sociale monta. Questo crescendo di tensione, avvertibile nell'aria da chi ha ancora l'istinto della sopravvivenza, è sintetizzabile nell'annuncio fatto da D'Alema. Come risposta, o come cassa di risonanza, ad un presidente del Consiglio che afferma che intorno a lui è in atto un complotto eversivo. La domanda fondamentale è: ma chi avrebbe interesse a deporre il premier? E per quale motivo, per quali interessi, dato che gode di una larghissima maggioranza parlamentare? L'attuale primo ministro è al potere dal 1994. Dall'avvento della seconda Repubblica, nata dal sangue delle stragi del 1992-93. Dal 2001 praticamente ininterrottamente, a parte la parentesi del governo Prodi. Ma da quindici anni questa seconda Repubblica è ferma. La dialettica parlamentare risulta azzerata. La magistratura ostacolata e definita eversiva, la stampa praticamente imbavagliata. Ora anche il web corre il serio rischio di finire sotto il mirino censorio dell'esecutivo. Qualcosa si sta muovendo, è vero, si avverte. Il figlio di Vito Ciancimino, in questi giorni, è interrogato dalla procura di Caltanissetta e di Palermo. Potrebbe diradare i troppi dubbi che ancora avvolgono la trattativa Stato-mafia del 1992-1993. Sotto casa di Ciancimino è stato trovata una macchina rubata. Un segnale di poco conto molti penseranno. Ma le bombe a Milano, Firenze e Roma del 1993 erano state stipate tutte dentro a macchine rubate. «Ci saranno delle scosse», ha detto D'Alema. «Vado via perché arriva una stagione di bombe», disse Craxi nel 1993. Quelle bombe ci furono veramente e poi smisero di colpo. Forse perché quella ritorsione posta in atto, sotto forma di messaggi incrociati tra i poteri, fu respinta saldamente al mittente? O il contrario? Da quindici anni questo Paese, in realtà, si sta sgretolando. Se adesso la misura è colma, se ci dovesse essere una caduta imprevedibile, una scossa non gestibile, se l'opposizione non fosse in grado di traghettare l'Italia fuori dal vuoto di potere pericolosissimo che si creerebbe, chi ne approfitterebbe? C'è un silenzio surreale che avvolge la caduta libera, non più il declino, di questo Paese. Chi può salvarci? Dove sono i partiti di sinistra, dove è la proverbiale mobilitazione di massa? E gli intellettuali, se ancora ne esistono, perché non parlano? C'è ancora in questo Paese una piccola ma agguerrita parte sana nel tessuto nazionale che non vuole arrendersi? C'è ancora una speranza per un'ultima tenuta flebile di una democrazia che è già dimezzata? C'è chi pensa alla spallata definitiva per buttarla giù? Tante domande, quasi nessuna risposta, per ora. Riguardo ai mezzi si tratta solo di trovare i più adeguati. Se la partita decisiva è in seno al Parlamento spero proprio che il Partito Democratico e gli altri partiti di sinistra, dimostrino di non essere come i liberali e i socialisti nel 1922, altrimenti l'Italia che fino a ieri conoscevo e che oggi non è già più, domani non sarà più recuperabile. E a quel punto non servirà più aver trovato le risposte a tutte quelle domande.
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