il pornoromanzo popolare del Pifferaio
Immagino quanti italiani, in questi ultimi giorni, si stiano interrogando su come un presidente del Consiglio possa scivolare così in basso per questioni diciamo così pornoromantiche. Che il premier sia sempre stato un grande estimatore dell'universo femminile non è un mistero per nessuno; che possa anche essere un erotomane incallito fa un certo effetto. Ora, non vorrei anticipare l'inchiesta dei giudici baresi, ma se qualcuno ha opportunamente deciso di sigillare e rinchiudere in cassaforte registrazioni audio e fotografie scattate con il telefonino qualche cosa di strano e di preoccupante (istituzionalmente parlando) ci dovrà pur essere. L'ennesimo capitolo del romanzo popolare "Il Cavaliere e le donne" fa arrabbiare e non poco il nostro premier. Il presidente del Consiglio continua a parlare di una strategia eversiva, di un complotto per toglierlo di mezzo. A mio parere credo sia difficile (anche se in cuor mio ci spererei...), visto e considerato il 35% dei voti conquistati dal suo partito alle recenti europee. Difficile, visto anche il controllo sulle sue televisioni e su un paio di reti pubbliche. Eppure re Silvio grida ai quattro venti la sua rabbia. Lesa maestà. Intanto però iniziano a diventare davvero troppe le rivelazioni di esponenti del gentil sesso sugli inviti a cena del Cavaliere. Va da sé che i berluscones si schierano come pretoriani a guardia dell'Imperatore. Arrivano a paragonare il premier a Salvador Allende, che morì con il mitra in mano per difendere il palazzo della Moneda dal colpo di Stato militare (e della Cia), che avrebbe portato al potere il generale Pinochet. Il Pifferaio come Allende? La risata è consentita. Anche perché la tesi complottista vede nelle vesti del generale un defilato Gianfranco Fini, con aiutante di campo l'ineffabile Massimo D'Alema. L'applauso è consentito. Di questo si parla in questi giorni, del resto poco o nulla. Dall'Abruzzo alla crisi economica, passando per la missione di pace in Afghanistan, domina il silenzio. La politica diventa pettegolezzo, e in questa dimensione il Pifferaio di Arcore si trova meglio che a discutere della ricostruzione post-terremoto, delle richieste degli industriali per far ripartire l'azienda Italia, del caso Mills. «Non mi farò condizionare», assicura il presidente del Consiglio che in vista dei ballottaggi di domenica e lunedì promette (com'è suo solito) mari e monti. «Dal 15 settembre al 30 novembre, 15 mila persone troveranno qui ricostruita una casa molto comoda, inserita nel verde e dotata di servizi», dice nel corso di una visita (l'ennesima) alla caserma della Guardia di Finanza di Coppito. Sempre più in alto, come nella pubblicità di una famosa marca di grappa. Fra le tante, il Cavaliere torna a parlare del referendum elettorale. All'inizio aveva detto sì, poi aveva detto no, poi aveva detto ni, adesso ridice sì. Giravolte spaziali. Ma si sa, l'uomo di Arcore è fatto così. Una volta avrebbe detto che scendeva in campo, adesso invece, scende in campo, ma solo a metà. Il beato Silvio dichiara che andrà a votare e che voterà sì. Nel frattempo sta facendo un tour-de-force televisivo degno di un maratoneta. Lui fa politica così, i suoi lo amano anche per questo. Comunque sia, il Caimano si può anche permettere di dire che personalmente voterà sì. Tanto il messaggio astensionista è già passato. Per la verità è anche già passato il messaggio che il nostro premier è un grande puttaniere, ma questo è un altro discorso che forse ritroveremo più avanti, dopo i ballottaggi. Intanto le ultime notizie raccontano che stranamente l'altro ieri il presidente del Consiglio ha lasciato L'Aquila senza fare la pur annunciata conferenza stampa. Tanto ha già detto tutto alle televisioni, senza dover rispondere a domande scomode. Al resto pensano i suoi pretoriani, compatti in difesa del loro porno Imperatore.
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