l'Antipatico

domenica 14 giugno 2009

il Sultano & il Colonnello


Molte analogìe mi sono venute in mente osservando gli ultimi tre giorni della settimana che si va a concludere. Quelle tra il nostro presidente del Consiglio e il Colonnello libico Gheddafi appena rientrato in tenda (quella sua in Libia, non quella di Villa Pamphili a Roma) dopo la sua colorita e per certi versi imbarazzante visita di tre giorni in Italia, o per meglio dire nella Capitale. L'analogìa principale è quella data dal carattere dell'uno e dalla strafottenza dell'altro. Ambedue, alla fin fine, se ne fregano di quello che pensano e che fanno i loro rispettivi oppositori. Per adesso il Pifferaio ricorre alle leggi ad personam e alle televisioni tutte tette e culi per distrarre il popolo del panem et circenses. Almeno per ora si circonda di robusti bodyguard piuttosto che di attraenti amazzoni meglio se vergini. Non mi sembra (e spero che sia proprio così) che voglia seguire l'esempio del suo amico Colonnello che rinchiude nelle carceri i suoi oppositori politici, regnando incontrastato da 40 anni. Certo, il Pifferaio regna da 15 anni ma l'aspettativa di vita non credo gli permetterà di raggiungere il record del suo invidiato amico libico. Comunque, a parte le battute, la situazione mi sembra alquanto seria. Sia dal punto di vista politico, sia da quello della morale e dell'educazione. La questione è questa. Siamo diventati un Paese in cui il rispetto delle regole, persino quelle semplici della buona educazione e del rispetto degli altri, è completamente in disuso. Le leggi e i tempi li detta il Sultano (non c'è bisogno che vi dica chi è) che del resto li vìola quando gli pare e piace e li modifica a suo uso, dunque così fanno i sudditi. Nel loro ambito, certo, ma lo fanno e considerano da sciocchi non farlo: da perdenti, da moralisti, da poveri. È l'andazzo generale, è lo spirito del tempo. Ecco che persino il normale gesto del presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, ovvero annullare un incontro dopo due ore di ritardo dell'invitato, diventa una specie di simbolo della resistenza. L'invitato era Gheddafi, atteso alla Camera da Fini, D'Alema, Pisanu e da decine di parlamentari e ospiti del convegno in agenda. Anche Gheddafi (che non è un Sultano ma un Colonnello) in generale fa come gli pare: d'altra parte è una delle caratteristiche proprie dei dittatori, per quando indicati dalle biografie ufficiali come dittatori buoni. Perciò non gli deve essere nemmeno passato per l'anticamera del pensiero l'idea di avvisare. Stava male o forse aveva la preghiera del venerdì islamico da espletare. Comunque aveva deciso di non andare e di non dover dare delle spiegazioni a nessuno. Gheddafi fa come vuole. Una parte degli italiani lo troverà senz'altro un esempio inarrivabile, la versione perfetta di modelli minori. Ad altri piace meno ma lo dicono poco: convenienza, timore, in qualche raro caso convinzione. Così è sembrata proprio una ribellione, quella di Fini. Accidenti: qualcuno dice no. Un respingimento di Stato, ma senza scherzare troppo su quei disperati che dalla Libia anziché con le amazzoni al seguito ci arrivano in barcone, in mare muoiono e se non muoiono tornano indietro. Persino Pierferdinando Casini, moderato per statuto, ha osservato che «va bene i soldi e gli interessi, ma la politica è fatta anche di valori e princìpi». Anche, effettivamente. Ci sarebbe poi da dire dell'incontro avvenuto prima che Gheddafi si sentisse male, o che dovesse pregare, con la ministra Carfagna e le donne di successo italiane alle quali il Colonnello ha dato lezioni di femminismo: nei Paesi arabi le donne sono pezzi di mobilio, ha detto. Qui si è opposta Rosy Bindi: prima di parlare di diritti delle donne bisognerebbe che la Libia ratificasse la Convenzione internazionale sui diritti dei rifugiati. Lo so, sarà bollata come una disfattista. Non capisce l'importanza della posta in gioco, sottilizza. In Iran lo sfidante moderato Moussavi annuncia la sua vittoria contro Ahmadinejad, poco dopo l'agenzia di Stato ribalta il risultato: ha vinto il presidente uscente. Sono momenti in cui diventa chiaro a cosa servano l'opposizione e la libera informazione. Da noi in Italia è per adesso ancora molto chiaro chi ha vinto e chi ha perso. Il Partito Democratico, per esempio, ha perso molte amministrazioni locali. Tuttavia in tanti altri casi ha vinto, inaspettatamente e in luoghi ostili: se ne parla meno. Bisognerebbe andare a vedere cosa sia successo lì dove il PD ha battuto il centrodestra, a dispetto dei pronostici, o è cresciuto fino a sfiorare il sorpasso. Magari ad osservare bene si capirebbe meglio quale potrebbe essere la formula, la combinazione vincente. Ascoltando le storie, prendendo nota. E chi ha da imparare può eventualmente farlo. Per non correre il rischio, in futuro, di diventare un tipo invidioso delle amazzoni altrui.

2 Commenti:

  • bhè, vista come è andata la faccenda io avrei intitolato il post: I due coglionelli...."

    Di Anonymous giampaolo haver, Alle 14 giugno, 2009 11:34  

  • Se proprio ci vogliamo sbizzarrire, caro HAVER, un altro titolo non male era "Al Colonnello piace la gnagna e la Carfagna" e si poteva continuare con tutti i titoli rispolverabili dai film trash degli anni 70 e 80...Ma ci perdeva d'immagine il blog (non certo il Colonnello...). Un caro saluto da Nomadus.

    Di Blogger nomadus, Alle 14 giugno, 2009 14:58  

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