il vero Presidente (e quello falso)
Non credo sia difficile, in certi casi, distinguere e riconoscere subito il vero dal falso. Quando poi si parla di Presidenti, il compito è addirittura infantile. Non sono trascorse neppure ventiquattr’ore dalla lezione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Teatro Regio di Torino e siamo daccapo a dodici, come testimoniano alla perfezione le parole di Giuseppe Vegas («Vede, la fase è fluida, c’è una situazione molto mobile, occorre tempestività di decisione e intervento... ecco i decreti, ecco l’eterogeneità delle materie...»), sottosegretario all’economia e braccio destro del ministro Giulio Tremonti. La linea berlusconiana rispetto al Colle è sempre la stessa: prendere soltanto quel che conviene dalle venti e più cartelle del discorso del Capo dello Stato; nella fattispecie l’impulso a varare riforme istituzionali condivise anche per cambiare la Costituzione. E ignorare tutto il resto: il monito, cioè, a non deragliare mai dai binari costituzionali. Perlomeno finchè non si modificano. Questo è stato il nocciolo del politicissimo intervento di Napolitano, scritto già da molto tempo, riveduto e corretto, si dice, dopo i fatti del terremoto d’Abruzzo. Adesso che tutti hanno interpretato e detto la loro sul discorso del Presidente degli italiani (quello vero, non la copia mal riuscita), è forse opportuno aggiungere alcuni dettagli per meglio comprendere cosa stia accadendo nei sempre difficili rapporti tra Quirinale e Palazzo Chigi. Degli innumerevoli richiami di Napolitano al Pifferaio di Arcore contro l’abuso della decretazione d’urgenza (il principale e costante elemento di tensione tra i due presidenti) s’è perso il conto. Più recentemente Napolitano aveva lamentato, in una formale lettera al premier, anche un altro vizietto del governo: convertire in legge decreti omnibus diversi da quelli emanati. Ramanzina, quest’ultima, che peraltro Napolitano aveva fatto anche a Prodi nella scorsa legislatura. Richiami quirinalizi di ordinaria amministrazione, si dirà. Ma nel discorso di Torino c’è stato, da parte del Presidente, un salto di qualità. C’è chi giura che Napolitano sia stato molto colpito dal comportamento del Caimano in occasione dei funerali di Stato delle vittime del terremoto. Che quel voler rompere il protocollo da parte del premier per mischiarsi alle famiglie dei morti, ostentando una distanza anche fisica tra capo del governo e il resto delle istituzioni, abbia lasciato un segno forte. Quell’infrazione del cerimoniale, notata con inquietudine ma da nessuno citata apertamente, ha lasciato molti sconcertati: compreso Gianfranco Fini. Con Napolitano e Bossi, in fondo, il presidente della Camera componeva quell’invisibile ma salda terna che aveva cinturato, col ferro della riforma del premierato forte, i confusi disegni di Repubblica presidenziale del Pifferaio. Dopo il terremoto d’Abruzzo, molti hanno avuto la sensazione che quella cintura non reggeva più. Perciò Napolitano, due giorni fa, ha sparato dentro una raffica di viti e bulloni, rilanciando le riforme condivise che dovrebbero partire dopo le regionali del 2010, nella seconda metà della legislatura. L’ha fatto citando quel Norberto Bobbio che non eludeva il problema del difetto di potere e che solo dopo quella premessa aggiungeva che «la denuncia della ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie». Il richiamo alla lealtà costituzionale e al rispetto della essenziale rappresentatività del Parlamento, con l’aria che tira, sono tanto più efficaci quanto più il Capo dello Stato sottolinea che ad essi «non si sfugge nemmeno nei sistemi politico-istituzionali che sembrano assicurare il massimo di affermazione del potere di governo affidato a una suprema autorità personale». Come ad esempio negli Stati Uniti. Il capo carismatico c’è, e nessuno gli nega il carisma, è parso dire Napolitano (con esplicito riferimento al Pifferaio). Ma almeno faccia il carismatico all’occidentale. E non alla sudamericana. Come dargli torto?
2 Commenti:
Sono tornato.Ho letto i due ultimi tuoi post sullo spostamento del G8 e sull'intervento di Napolitano.Sottoscrivo in pieno le argomentazioni del Capo dello Stato sulla natura democratica ed antifascista della nostra Costituzione.Lo spostamento del G8 mi lascia alquanto perplesso,pur essendo particolarmente vicino alle popolazioni abruzzesi.Forse quest'ultime avrebbero bisogno di altro.Mauro.
Di Anonimo, Alle 24 aprile, 2009 18:11
Hanno bisogno di qualcos'altro, non "avrebbero" caro MAURO. La popolazione abruzzese, già così duramente colpita, non credo sia felice di assistere alla inevitabile passerella degli uomini potenti della Terra con il loro interminabile codazzo di G-Men...Ma tant'è, il Pifferaio questo può offrire. Buon 25 aprile caro amico mio!
Di nomadus, Alle 24 aprile, 2009 20:37
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