l'Antipatico

venerdì 17 aprile 2009

quando il marketing sposa la politica (del Caimano)


Fino a ieri credevo che solo le scuole di marketing e comunicazione potessero indicare le linee guida dell'applicabilità di teorie sugli effetti derivanti da spot televisivi con all'interno messaggi subliminali di politica. Ma quando, nello specifico, ho capito che c'era di mezzo (come al solito) il Caimano allora mi sono arreso subito, ho alzato le mani e ho deciso di scrivere questo post. E così, mentre il buon Giulio Tremonti annaspa per trovare soldi per la ricostruzione e la maggioranza di governo si azzuffa sulle ipotesi più disparate, il presidente del Consiglio, l'ineffabile Pifferaio di Arcore, fa tesoro delle sue esperienze professionali pregresse. Eccolo allora fare appello agli amici stranieri, quelli che nei primi giorni del dopo sisma si erano proposti di inviare aiuti. Amici che d’ora in poi potranno scegliere nella lista di nozze dei Beni Culturali (gelosamente custoditi e tutelati da sua Eccellenza don Sandro Bondi) l'opera da restaurare tra tutte quelle distrutte o danneggiate dal terremoto del 6 aprile scorso. Termine non proprio appropriato, quello della lista di nozze, date le circostanze. Ma il Caimano si conferma un grande venditore, che riesce pure, con un’operazione di marketing dal valore artistico potenzialmente forte, a far passare in secondo piano il fatto che finora il governo non ha nemmeno iniziato a tamponare il dopo emergenza in Abruzzo. Tra le macerie ancora fumanti della città aquilana il Pifferaio ripete l’impegno pronunciato davanti alle bare: lo Stato c’è e gli sfollati entro l’estate (non ha detto di quale anno...) saranno sistemati in case. Finora vicino ai cittadini c’è stata la Protezione civile, il volontariato, l’intera nazione. L’idea di far adottare un monumento, un edificio pubblico distrutto o lesionato dal sisma, era venuta al beato Silvio nei primi giorni dell’emergenza. Un colloquio telefonico con il presidente americano Barack Obama aveva fatto scattare nel premier l’idea di far adottare i monumenti. E così ha annunciato che «entro la prossima settimana ci sarà l'elenco dei 38 beni artistici con le indicazioni di spesa e tempo. Sottoporrò quest'elenco agli amici che si erano offerti di assisterci nel restauro dei beni culturali». Fin qui la vulcanica immaginazione del premier consente al governo di non tirare fuori una risorsa, ma di mettere utilmente in moto finanziamenti esterni. C’è però da vedere, come ha scritto il settimanale tedesco Die Zeit (http://www.zeit.de/online/2009/16/berlusconi-italien-erdbeben), come il gran cuore del premier, questa sua pietas manifestata nella sua ormai consueta spola con l’Aquila, possa ora fare posto a una convincente politica di ricostruzione. A mio modo di vedere la sostenibilità non è mai stata un’esigenza certa e giustificata del Pifferaio. Il premier, però, stavolta ha messo la propria faccia, ha dato la propria parola per la ricostruzione. E finora, al di là della sua vicinanza espressa anche ieri a fianco dei 30 bambini delle scuole materne ed elementari che hanno ripreso l’attività didattica, di finanziamenti statali all’Aquila non se ne sono visti. La simpatia aiuta, la vicinanza agli anziani pure, ma lo slancio non si può esaurire qui. Per questo, finita la distribuzione delle magliette delle squadre di calcio e dei palloni della Champions League, occorrerà aprire il portafoglio di Stato (se proprio non vuole aprire il suo...). Non è un caso che il Consiglio dei ministri continui a slittare, nonostante l’impegno del premier a portare una coalizione riottosa ad erogare risorse. L’appuntamento è per oggi 17 aprile, alle ore 17. quando uno scaramantico premier si confronterà con i suoi sulle 17 ipotesi per reperire i fondi della ricostruzione: «Una ipotesi la casso adesso, così ne restano 16». E di ipotesi sul tappeto ce ne sono tante: dal solito aumento dell’accisa sulla benzina (ma come, non era il governo che spezzava le reni ai petrolieri?) al ricorso ad una quota dell’8 per mille destinata allo Stato per la finalità delle calamità naturali. L’idea di Tremonti è di dividere le risorse necessarie alla ricostruzione in due tranches. La prima, immediata, proveniente da misure una tantum: 5 per mille dedicato all’Abruzzo che si affiancherebbe a quello esistente per il volontariato e, ancora, riprende quota l’ipotesi di un prelievo obbligatorio sui redditi più alti che pure non piace a Confindustria ed è osteggiato da quanti sostengono che si tratti dell’ennesimo prelievo su chi paga le tasse. La seconda, più in là nel tempo, affidata allo scudo fiscale. Ovvero al maxicondono per il rientro dei capitali dall’estero. Una misura cara a Tremonti il cui ricorso era nell’aria ben prima del sisma. La verità è che il ricorso alla fiscalità in un momento di crisi crea più di un problema e rende incerto il gettito. Per una volta poi il ministro è stato battuto sul tempo da quell’Europa che lui definisce lontana. I 400 milioni di euro previsti da Bruxelles sono sempre più vicini, mentre a Roma tutto tace. Se il Pifferaio ha detto chiaro e tondo che chi vorrà ricostruire la propria casa avrà un sostegno dello Stato fino al 33%, Tremonti al momento non ha trovato niente di meglio che annunciare un ciclo di lezioni che terrà agli studenti dell’Aquila all’interno dei normali corsi di studio. Al di là della testimonianza, però, il ministro dovrà ora rispondere alla richiesta dell’ANCI (http://www.anci.it/) per l’apertura di un confronto sull’emergenza terremoto. E mentre la triade sindacale starebbe valutando l’ipotesi di celebrare il 1° maggio all’Aquila, imprenditori e lavoratori chiedono di non essere lasciati soli. In buona sostanza, e per concludere, io resto dell'idea che per rimettere in piedi l’Abruzzo occorrasì ricostruire le case ma anche garantire la ripresa delle attività. Senza marketing applicato alla politica...

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