il vecchio che avanza
Lascio alla libera interpretazione del lettore scoprire il significato della parola vecchio che ho usao per titolare questo mio post della domenica, l'ultima di marzo. In genere un vecchio che avanza è alquanto inquietante, a prescindere dall'interpretazione. Ma se io volessi accomunare il termine vecchio ad un politico a caso (Berlusconi, per esempio) non potrei che pormi quache legittima domanda per cercare di spiegare (e spiegarmi) il fenomeno mediatico e politico rappresentato dal Pifferaio di Arcore. Perché dopo l’intervento dell'altro ieri di Berlusconi al congresso fondativo (come dice lui) del PdL ci sono alcune cose che stridono tra loro. Ogni volta che definiamo Silvio Berlusconi un uomo dell’antipolitica, un disco rotto che ripete sempre le stesse cose, uno che si occupa soltanto dei suoi affari e lo fa con assoluta determinazione, un narcisista che fa gaffe su gaffe, che ricorre alla chirurgia estetica in modo evidente e grottesco, che non ha niente in cui una persona con un minimo di buon senso possa riconoscersi, e parlo anche di persone di destra; ogni volta, dicevo, che si incomincia questo discorso c’è un politico, un sociologo, un analista politico di fine lettura, un giornalista attento ai fenomeni di massa che ti rimprovera: nessuno di voi ha capito Berlusconi, perché Berlusconi è uno che intercetta l’elettorato, perché Berlusconi è una sorta di rabdomante, uno che trova l’acqua nei deserti, perché Berlusconi è uno che vince sempre, e se vince un motivo ci sarà. E soprattutto: perché Berlusconi è la modernità, è uno che ha trasformato in vecchio tutto quello che c’era prima; non solo ha spazzato le ceneri del vecchio centro destra, ma ha messo in una vetrinetta antica l’intera sinistra. Va bene. Non si è capito nulla, e forse le cose stanno proprio così, ma il Berlusconi delatro ieri non è uno che intercetta, ma è uno che è rimasto uguale al Paese del 1994. E' uno che torna ancora a dire che questa sinistra non cambierà, è uno che (in un mondo profondamente cambiato da allora) usa gli stessi stilemi, gli stessi luoghi comuni e agita gli stessi fantasmi di quando scese in campo, di quando entrò in politica. E allora? Se vince con questo armamentario, se le armi sono sempre le stesse non vuol dire che lui è moderno, che lui è il futuro, e non lo abbiamo capito. Ma vuol dire che probabilmente esiste un elettorato di centro destra, quel 51 per cento a cui aspira Berlusconi, che è ancora più vecchio del suo leader, che è anche (forse) più ignorante, che pensa ancora alla sinistra come a qualcosa di cattivo. Forse non è Berlusconi l’elemento modernità, ma Berlusconi è soltanto un po’ meno vecchio dei suoi elettori, che sono culturalmente e socialmente decrepiti. Invecchiati con le sue televisioni. Intercettati da sua Emittenza, come veniva chiamato un tempo, nel modo più prevedibile possibile. Altro che modernità. Forse per disinnescare Berlusconi bisognerebbe fare in questo modo, ovvero continuare a far passare un messaggio, vero, non di propaganda: Berlusconi è vecchio, e sono vecchi tutti quelli che stanno accanto a lui. Non è il nuovo, è il vecchio. E l'altro ieri questa vecchiaia politica e culturale si è vista tutta.
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