l'Antipatico

giovedì 24 luglio 2008

una taglia non riscossa


Stranamente ci sono cinque milioni di dollari, che il Dipartimento di Stato americano aveva stanziato al fine di raccogliere informazioni utili per la cattura di Radovan Karadzic (arrestato lunedì sera a Belgrado dopo una latitanza durata ben tredici anni), che nessuno reclama. La taglia è lì, ha spiegato Gonzalo Gallegos del Dipartimento statunitense. Il funzionario ha però precisato che esponenti delle forze di sicurezza e del governo non possono richiederla. E questo collimerebbe con la versione ufficiale, che vuole l'ex leader dei serbi di Bosnia, accusato dal Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia di genocidio e crimini contro l'umanità, assicurato alla giustizia dai servizi di sicurezza serbi.
Permangono forti ombre sia sulla cattura di Karadzic, sia sui motivi per i quali la sua latitanza ha potuto protrarsi per ben 13 anni, nonostante il super ricercato non paia aver fatto troppo per passare inosservato. La sua vita da braccato tutto era, meno che riservata.
Karadzic, che si faceva chiamare Deagan David Dabic, girava con lunga barba bianca, capelli fluenti, un ciuffo nero al centro della testa candida. Teneva conferenze, spesso riprese dalla televisione, e si presentava in siti internet. Si raccontava come un esperto di medicina alternativa, versato nell'uso delle erbe mediche cinesi, dello yoga, e fautore dell'«energia del quantum umano». La maschera del guru, insomma, per celare uno degli uomini più ricercati dei Balcani.
«Aveva una vita affascinante. Si nascondeva a cielo aperto», sostiene la criminologa Leposava Kron. Radovan Karadzic, accusato col suo braccio destro militare Ratko Mladic di essersi macchiato di crimini contro l'umanità durante la guerra di Bosnia del 1992-95 e in particolare del massacro di Srebrenica, era un latitante d'un tipo diverso rispetto a Osama Bin Laden. Per lui, niente nascondigli impenetrabili. Anzi, piena visibilità e qualche sfizio.
Karadzic aveva una fidanzata, Mila, che presentava come una collega nella sua attività di medico alternativo. Frequentava un pub, Lud Kuca (Casa pazza), dove lo soprannominavano «Babbo Natale», secondo quanto racconta oggi il Guardian. Strano che in quel locale nessuno si sia accorto della somiglianza.
Tutti quelli che l'hanno frequentato in questi anni dicono di essere rimasti sconvolti dalla scoperta. «Sono rimasta scioccata quando l'ho saputo», dice la donna che gestisce un negozio vicino alla casa di via Gagarin, a Nuova Belgrado, dove Dabic abitava. Altrettanto sconvolto Goran Kojic, direttore del giornale «Vita sana», sul quale Karadzic/Dabic scriveva. E che aveva avuto solo qualche dubbio, quando il suo editorialista aveva messo scuse inverosimili per giustificare il fatto di non poter esibire documenti sulla sua identità, pare rubata a un uomo morto a Sarajevo durante la guerra.
La Serbia, che punta ad accelerare il suo processo d'adesione all'Unione europea consegnando Karadzic, si trova a dover fare i conti anche con le probabili connivenze diffuse che hanno protetto il ricercato. E anche sulla sua cattura, nei giorni scorsi, si sono susseguite indiscrezioni. D'altronde, la versione dell'imputato non collima con quella ufficiale. Karadzic, attraverso i suoi avvocati, ha detto di ritenere «una farsa» la ricostruzione di Belgrado. L'ex latitante afferma di essere stato arrestato venerdì scorso su un autobus.
C'è, poi, l'incertezza sul ruolo che avrebbero avuto i servizi segreti stranieri. Ieri il Financial Times scriveva di aver saputo da una fonte d'intelligence occidentale che i servizi stranieri avevano individuato Karadzic da alcune settimane e l'avevano segnalato a quelli serbi. Il Telegraph ieri sosteneva che si tratterebbe del servizio britannico e d'un servizio Usa. Tuttavia, fonti dei servizi britannici negano.
Tanti punti oscuri, insomma, in una vicenda che non pare essere destinata a essere chiarita in tempi brevi. C'è ancora da catturare gli altri due super-ricercati - Mladic e l'ex leader dei serbi di Krajina Goran Hadzic - e c'è da celebrare un lungo processo, nel quale Karadzic ha chiarito che intende difendersi da solo come fece l'ex presidente serbo Slobodan Milosevic, morto nel 2006, a sentenza non ancora emessa.
Karadzic dovrebbe essere trasferito all'Aia nei prossimi giorni. La difesa punta a tirarla per le lunghe, presentando appello all'ultimo giorno possibile, venerdì, mentre Belgrado spera di consegnare il detenuto il prima possibile. Diplomatici Onu ritengono che la situazione dell'estradizione dovrebbe essere sbloccata entro la prossima settimana.

0 Commenti:

Posta un commento

Iscriviti a Commenti sul post [Atom]



<< Home page