l'Antipatico

martedì 22 luglio 2008

il grande orecchio (illegale) della Telecom




L'elenco degli spiati celebri spazia dalla politica, all’imprenditoria, allo sport. L’ex capo della security di Telecom Giuliano Tavaroli e il suo Tiger team hanno passato al setaccio la vita di Alessandra Facchinetti, stilista di Valentino e figlia del tastierista dei Pooh Roby, e quella del re della new economy finito in carcere Carlo Fulchir. Raccolte informazioni sull’imprenditore playboy Tommaso Buti, su Emilio Gnutti, Marcellino Gavio e Jody Vender, sul banchiere Cesare Geronzi, sull’ex ad dell’Enel Fulvio Conti e sull’onorevole Aldo Brancher. Ma nel mirino sono finiti anche il calciatore Christian Vieri, gli arbitri Massimo De Santis e Pierluigi Pairetto e l’ex direttore generale della Juve Luciano Moggi. La lista di tutti coloro che sono stati oggetto dell’intensa e redditizia attività di dossieraggio dell’ex capo della security di Telecom occupa buona parte dell’avviso di chiusura delle indagini notificato ieri ai 34 indagati (a tale proposito vi consigliamo caldamente di leggere le due puntate dell'inchiesta di Giuseppe D'Avanzo apparse ieri e oggi su la Repubblica, http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/dossier-telecom/verita-tavaroli/verita-tavaroli.html e http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/dossier-telecom/verita-tavaroli-2/verita-tavaroli-2.html). L’organizzazione guidata da Tavaroli, dall’investigatore privato Emanuele Cipriani, dall’ex dirigente del Sismi Marco Mancini, dall’ex agente Cia Gianpaolo Spinelli, dall’ex Sisde Marco Bernardini e dall’ex capo del Tiger team Fabio Ghioni - come si legge nel documento, http://static.repubblica.it/milano/pdf/telecom/telec_1.pdf - utilizzava «agenti e ufficiali di polizia giudiziaria in servizio permanente effettivo ovvero in congedo e attivi come investigatori privati, nonché non identificato personale in servizio presso i sistemi informativi dello Stato». Reati commessi: «Corruzione di pubblici ufficiali» per ottenere «atti di indagine clandestini e illeciti», «utilizzazione a fini patrimoniali di segreti d’ufficio», con informazioni tratte da banche dati dei ministeri dell’Interno, delle Finanze e della Giustizia, oltre che di «informazioni riservate acquisite dai servizi di informazione dello Stato italiano e di Stati stranieri». Gli uomini del Tiger team agivano anche per spiare gli avversari di Telecom. Fino «a epoca successiva al dicembre 2004 - scrivono i pm - si introducevano nel sistema informatico delle aziende telefoniche Vivo e Telmex, competitrici di Telecom Italia». Inoltre, «previa acquisizione di indirizzi di posta elettronica facenti capo alla Ribesinformatica e alla Vodafone, azienda concorrente che aveva sottratto clienti a Telecom attraverso campagne promozionali, si appropriavano dei messaggi di posta elettronica e dei files in essi contenuti». Indagate per violazione della legge 231 sulla responsabilità amministrativa delle società anche Telecom e Pirelli, allo stesso tempo parte lesa per il reato di appropriazione indebita contestato a Tavaroli. Non avendo adottato un «modello organizzativo al fine di prevenire la commissione di reati» fino al maggio 2003 «e comunque non avendo adeguatamente vigilato sull’osservanza dello stesso, rendevano possibile che Tavaroli commettesse nell’interesse della società» diversi reati, rilevano i pm. Mai indagati e totalmente estranei all’inchiesta invece l’ex presidente e azionista di maggioranza di Telecom Marco Tronchetti Provera e l’ex amministratore delegato di Pirelli Carlo Buora. «Sono molto contento e soddisfatto della conclusione cui sono arrivati i giudici dopo tre anni e mezzo di indagine. Dopo che sono stati sentiti centinaia di testimoni, viste migliaia di carte, è emersa con chiarezza la verità. Questo è un dato estremamente importante», ha commentato Tronchetti Provera. Aggiungendo: «Sono peraltro sconcertato che continui una campagna nella quale, malgrado ogni evidenza, si cerchi di alterare la verità. Questo è davvero inaccettabile, è qualche cosa di incomprensibile». Anche se a nostro avviso c'è di ben altro di incomprensibile in questa faccenda.

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