l'Antipatico

sabato 26 luglio 2008

non si può morire (se gli altri non vogliono)


Il libero arbitrio in fatto di passaggio a miglior vita non può essere sempre applicabile, come e quando si vuole. Ne sa qualcosa un ultracentenario potentino residente a Firenze, che ieri mattina aveva deciso di farla finita. 103 inverni trascorsi (oltre alle altre stagioni) gli sembravano più che sufficienti per togliere le tende dalla vita terrena e passare ad altro. Ma qualcuno ha deciso che non era arrivato il momento. E questo qualcuno non era nell'alto dei cieli, ma più prosaicamente (e terrenamente) a cavallo: proprio due poliziotti a cavallo che passavano lungo l'Arno hanno interrotto i propositi autolesionistici del vecchietto. Lui, il suicida mancato, ha fatto quel che ha fatto perché convinto di volerlo fare. Non è stato né un incidente né un raptus di demenza senile. E' lucidissimo, e l'ha ammesso: "Sì, è vero, mi sono buttato in Arno perché volevo morire. Non voglio più campare, sono stufo". Ai soccorritori, e ai molti curiosi accorsi durante il salvataggio, ha parlato con un filo di voce. "Mi sono buttato parandomi il volto con un braccio - ha spiegato - credevo di morire subito, e invece quando ho riaperto gli occhi ho visto intorno a me tante persone". L'uomo, che non ha subito particolari conseguenze dal gesto, è stato comunque ricoverato in via precauzionale presso l'ospedale di Santa Maria Nuova. Probabilmente, dopo 103 anni, si rimetterà in sesto anche stavolta. E tornerà dov'è vissuto fino a oggi, in una struttura delle Suore Figlie delle Sacre Stigmate di via del Podestà. Nel convento lì accanto c'è sua figlia, suora. Stupore nell'istituto dove vive. La madre superiora, suor Elisabetta, lo descrive come "una persona che non ha mai dato problemi, attiva, piena di spirito, legge tantissimo. E' autosufficiente e libero di muoversi e fare come vuole". Ogni anno, l'8 gennaio, nella casa di riposo si festeggia il suo compleanno. Così fu anche tre anni fa per la festa dei 100 anni, che vide radunati anche i due figli maschi più alcuni nipoti e pronipoti. Venne festeggiato come una specie di eroe, capace di superare un traguardo ambito. Oggi, invece, il salto nel fiume. Non gli resta che armarsi di pazienza. Tanto, prima o poi, deve finire per forza.

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