parlamentari d'Italia: meno istruiti ma più ricchi!
Che i rappresentanti del popolo italiano, seduti a Montecitorio e a Palazzo Madama, attualmente non fossero propriamente delle cime lo sapevamo. Che guadagnassero in maniera sproporzionata rispetto ai loro colleghi europei era cosa nota. Ma che anche rasentassero l'istruzione media da ciuchini francamente era un pò lontano dalla nostra immaginazione. E invece questo è il poco edificante quadro che esce da un bell'articolo pubblicato stamane a pagina 5 da La Stampa di Torino, a firma di Fabio Pozzo che vi vogliamo riproporre integralmente. Buona lettura. La casta peggiora, ma ha le tasche sempre più piene. In sessant'anni, i nostri parlamentari sono diventati sempre meno preparati, istruiti e impegnati, ma non per questo più poveri. Il loro calo di qualità è stato inversamente proporzionale al loro reddito, che è invece cresciuto di oltre il 10% l'anno. Contro l'1,5%, ad esempio, dei loro colleghi Usa, rispetto ai quali guadagnano abbondantemente di più. Gli italiani sono gli onorevoli più pagati dell'Occidente: una busta paga di oltre 144 mila euro (più spese), contro gli 84.108 di un loro collega tedesco, gli 81.600 di un inglese, i 62.779 di un francese, i 35.051 di uno spagnolo e i 7.369 di un polacco, fanalino di coda delle indennità parlamentari in Europa. Entrare in parlamento è un affare, secondo uno studio presentato a Gaeta al decimo convegno europeo della Fondazione "Rodolfo De Benedetti", intitolato "Il mercato del lavoro dei politici", che ha analizzato le carriere degli uomini politici italiani a partire dal secondo Dopoguerra. Il neoeletto vede il suo reddito lievitare del 77% già nel primo anno di attività (rispetto all'anno precedente). E da questo momento in poi, può dormire tranquillo. Il suo reddito lordo dal 1948 al 2006 ha avuto un tasso di crescita medio annuo del 10% (l'indennità è agganciata alla retribuzione dei magistrati, che è saltata verso l'alto); dal 1985 al 2004 il suo reddito reale annuale è aumentato di 5-8 volte rispetto a quello di un operaio, di 6 volte rispetto a un impiegato, di 3-4 volte più di un dirigente. Dalla fine degli Anni Novanta, inoltre, il 25% dei deputati guadagna un reddito extraparlamentare superiore a quello della maggioranza dei dirigenti. Un onorevole italiano mette in tasca un'indennità che, nel 2006, era superiore di 35 mila euro rispetto a quella dei suoi colleghi Usa. Eppure nel 1948 i membri del Congresso degli Stati Uniti guadagnavano molto di più rispetto ai nostri. Il gap è stato colamto nel 1994: da allora ci fanno un baffo. La spiegazione? Oltre al lievitare dell'indennità, anche la possibilità di cumulare a quest'ultima altri redditi (ma solo per i privati), che agli onorevoli statunitensi è negata. "E' giusto che il cumulo venga eliminato", ha detto l'ex ministro dell'Interno, Giuliano Amato, per il quale è "inaccettabile" fare il parlamentare come scelta strumentale per rendere più redditizio il lavoro esterno. Altra garanzia di guadagno, è la durata della carriera politica. Quasi due deputati su tre restano in Parlamento per più di una legislatura, uno su dieci per più di 20 anni. la durata media è di 10,6. Con eccezioni: domani Francesco Cossiga compie 50 anni di vita parlamentare. Uscire dall'emiciclo, però, non significa abbandonare la politica: vi resta uno su due. Solo il 6% va in pensione, mentre il 3% finisce in carcere. I deputati della prima Repubblica (1948-1994) entravano in Parlamento con un'età media di 44,7 anni: nella Seconda è di 48,1. Nella Prima Legislatura (1948-1953) il 91,4% era laureato, nella Quindicesima (2006-2008) solo il 64,6%. Negli Usa la percentuale è invece aumentata: dall'88% al 94%. lo studio ha considerato il livello d'istruzione, il grado d'assenteismo e l'abilità intrinseca di generare reddito nel mercato del lavoro. La combinazione di questi indicatori "mostra che il livello di qualità media dei politici era maggiore nella Prima Repubblica". I deputati, allora, erano più istruiti e più abili, mentre il grado d'impegno in aula è comparabile. Ciò è dovuto, secondo la ricerca, all'aumento del potere di selezione delle segreterie dei partiti, rispetto agli elettori. Segreterie che hanno portato in Parlamento, grazie al "richiamo" degli stipendi elevati, deputati sempre meno preparati. Per ridurre questo effetto di "selezione avversa", dice lo studio, si potrebbe adottare un sistema elettorale maggioritario puro, nonchè eliminare il cumulo dei redditi e indicizzare l'indennità al tasso di crescita dell'economia. Ne guadagnerebbe anche l'impegno parlamentare, visto che ogni 10 mila euro di extra-reddito riduce dell'1% la partecipazione in aula.
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