l'Antipatico

lunedì 19 maggio 2008

Pasquino non se la beve




Il titolo di questo nostro post odierno è volutamente riferito allo stato d'animo attuale del professor Gianfranco Pasquino (noto cattedratico presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna nonchè membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei) che, a quanto scrive oggi in prima pagina su l'Unità, non crede molto (come Nanni Moretti del resto) al new deal berlusconiano e ai nuovi rapporti istituzionali, rielaborati dal vecchio caimano, tra la maggioranza e l'opposizione. Riteniamo quindi interessante riproporre integralmente l'articolo di Pasquino, dal titolo "La prova dei fatti". Buona lettura. Non mi sembra il caso discutere se Silvio Berlusconi sia oppure no diventato più buono. Con il verbo frequentemente utilizzato dai politici, dirò che l’argomento non mi appassiona. Certamente, lo stile personale e politico conta e le modalità con le quali si instaura un rapporto con l’opposizione e il suo principale esponente possono fare una differenza per il funzionamento del sistema politico e per l’azione di governo. Tuttavia, è facile mostrarsi con il volto sorridente quando si sono vinte le elezioni ed è comunque possibile governare con una maggioranza molto ampia. Resta, però, da vedere con quale stile e con quali modalità verranno affrontate le dure prove del governo. Per quanto abile, il mix vecchio e nuovo nella compagine del governo "PdL più Lega" non sembra contenere innovazioni programmatiche significative. Alla prima prova dei fatti, quella relativa all’immigrazione e collegata alla criminalità, il Ministro degli Interni Roberto Maroni che, pure, rappresenta un esempio di "usato sicuro" (nel senso che sappiamo con ragionevole sicurezza quali sono i limiti della sua azione politica) è, primo, ritornato alla legge Fini-Bossi, per, subito dopo, introdurvi qualche importante clausola di sospensione concernente le badanti e le colf. Meglio così, per quanto, azioni e eccezioni di questo tipo non configurino strutturalmente nessuna soluzione duratura. Promessa in campagna elettorale, l’abolizione dell’ICI dovrebbe già fare la sua comparsa nei prossimi giorni, ma il Ministro Tremonti sarà probabilmente obbligato a chiarire in che modo i comuni, privati di quell’introito nient’affatto marginale, riusciranno a fare fronte ai loro compiti. Nel frattempo, incombe sulle finanze locali anche la prospettiva di un non meglio precisato "federalismo fiscale", ugualmente promesso in campagna elettorale e per il quale, ovviamente, la Lega non sarà disponibile a fare sconti. Nei prossimi giorni il governo Berlusconi terrà, come solennemente pre-annunciato dal suo capo, una riunione del Consiglio dei ministri a Napoli. Non sembra che all’ordine del giorno vi sarà la situazione dello smaltimento dei rifiuti che, dopo mesi e anni di colpevole incuria, non può neppure più essere considerata una emergenza, ma che, ovviamente, necessita di una soluzione in tempi rapidissimi. Non basteranno i sorrisi di Berlusconi dopo che la "monnezza" ha fatto parte della sua campagna elettorale anche per conquistare la Regione Campania (come è puntualmente avvenuto), il Presidente del Consiglio ha il dovere politico di enunciare la soluzione, mentre il Ministro degli Interni dovrà garantire che quella soluzione venga attuata mantenendo l’ordine pubblico. Quanto all’Alitalia, anch’essa nient’affatto una emergenza, ma un problema da tempo noto, avendo Silvio Berlusconi, unitamente ai vociferanti difensori del Nord, nella Lega e nel Popolo delle Libertà, reso impossibile la vendita a Air France e annunciato l’esistenza di una "cordata" italiana, il Presidente del Consiglio deve sentirsi politicamente impegnato affinché la soluzione venga alla luce prestissimo e venga ancora più rapidamente messa in atto anche per evitare ulteriori cospicui esborsi di denaro pubblico. Al momento, questa è, ovvero, più precisamente, non può non essere l’agenda del governo. Deriva, infatti, dalla situazione del paese e dalle promesse fatte dalla destra durante la campagna elettorale. Naturalmente, il governo ombra dell’opposizione ha, a sua volta, il dovere, non di attendere sulla riva del fiume, ma di pungolare, criticare, controproporre. Se il Partito Democratico avesse vinto le elezioni, con ogni probabilità le problematiche dei rifiuti, dell’immigrazione, delle tasse, dell’Alitalia (peraltro già quasi conclusa) si sarebbero inesorabilmente trovate sulla sua agenda. E’ giusto, però, come ha fatto il Primo ministro ombra, sottolineare che sull’agenda dell’opposizione nonché dei lavori parlamentari bisognerà (im)porre anche la questione dei salari e delle pensioni, magari aggiungendovi qualche concreta indicazione di come ridistribuire la ricchezza contribuendo al rilancio della crescita economica. Anche la RAI e più in generale il riordino del sistema televisivo, che incrocia il nient’affatto scomparso conflitto di interessi del Presidente del Consiglio Berlusconi, meritano di trovare spazio nell’agenda dell’opposizione per confluire, naturalmente, in quella dei lavori parlamentari. Non è, infatti, questione di buonismo né di rapporti personali fra i principali esponenti dei due maggiori schieramenti. E’, semplicemente, ma crucialmente, una questione democratica, di pluralismo e imparzialità dell’informazione, che non può essere nascosta dietro nessun sorriso e nessun ammiccamento. Fa piacere che la destra, seppure da posizioni di forza, peraltro conferitele democraticamente dall’elettorato abbia toni concilianti e si esprima con affermazioni dialoganti. Ma, al di là di qualsiasi espressione verbale, adesso il confronto si fa sulla cultura e sull’azione di governo. Senza neppure essere particolarmente esigenti, credo che i primi passi suggeriscano che la destra non ha compiuto molti progressi. A occhio, si direbbe che l’atmosfera nel paese reale sia un misto di attendismo e di rassegnazione, oltre che, fra i suoi elettori, di soddisfazione. Proprio per questo una sana, pacata e intensa discussione sui fatti, sui non fatti e sugli eventuali misfatti risulterà positiva sia per l’opposizione sia per il governo, se la sua disponibilità non è soltanto di facciata, sia per l’opinione pubblica.

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