l'Antipatico

sabato 10 maggio 2008

tintinnìo di manette




Se il buongiorno si vede dal mattino...e, soprattutto, se quello che scrive Francesco Grignetti in prima pagina, oggi su La Stampa, corrisponde a verità, beh cari lettori, siamo messi proprio male! Il cavaliere, a quanto pare, ha intenzione di effettuare un bel giro di vite sulla Giustizia, con l'inasprimento di alcune pene e con la revisione della legge Gozzini (quella degli sconti di pena per buona condotta e misure alternative al carcere). Insomma, si profilano giorni bui per i detenuti che sono dietro le sbarre, ma anche per quelli che ci finiranno. Eccovi comunque l'articolo di Grignetti. Buona lettura.
Altro che indulto. Il Pacchetto Sicurezza che Berlusconi ha sul tavolo e che presenterà il prima possibile, forse già alla riunione dei ministri a Napoli, sarà composto di due capisaldi: inasprimento della normativa sull’immigrazione e riforma radicale della legge Gozzini. Sul primo, è noto che la nuova maggioranza vuole far marciare appieno la Bossi-Fini, moltiplicando le espulsioni degli extracomunitari, e quella Direttiva europea che prevede l’allontanamento dei comunitari indesiderati. L’escamotage, per questi ultimi, specie contro i rom, sarà di fissare la soglia del reddito legale. In mancanza di questo, niente certificato di residenza e poi, dopo novanta giorni, potrebbe scattare l’allontanamento coatto. «Per gli immigrati - conferma Roberto Calderoli - si chiedono abitazioni regolari e soprattutto che dimostrino di avere un reddito. Aggiungerei: un reddito che viene da attività lecite. Bisogna dimostrare che è una persona onesta. Altrimenti scatterà l’espulsione». «Noi - aggiunge Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato - faremo leggi ancora più severe della Fini-Bossi per quanto riguarda l’immigrazione clandestina e solleciteremo un’azione a livello europeo che finora è mancata. Bisogna trovare un sistema per fare le espulsioni. Ma ormai questo è un tema molto sentito in Europa». In nome della sicurezza, però, sarà la Gozzini la prima vittima. «E’ una legge superata», scandisce Nicolò Ghedini, deputato Pdl e avvocato, il consigliere più ascoltato da Berlusconi in tema di giustizia. E’ dunque nelle intenzioni del nuovo governo di trasformare radicalmente il sistema dei premi per buona condotta e delle detenzioni alternative al carcere. Per alcuni reati ad alto impatto sociale (furti, rapine, droga, stupro) i benefici non ci saranno più o comunque saranno fortemente ridimensionati. E sarà molto più complicato ottenere gli arresti domiciliari. Ugualmente ci sarà un intervento drastico sulla sospensione condizionale della pena, ovvero quel meccanismo, abbastanza incomprensibile ai comuni mortali, che permette a chi è stato condannato (in genere fino a tre anni) di non entrare o uscire immediatamente dal carcere. Ciò significa oggi un vorticoso turn-over. Di gente arrestata dalla polizia ce n’è tanta, ma poi esce quasi subito. Uno che ha visto il problema da vicino è stato Giuliano Amato, che proprio ieri, al suo primo giorno da ex, ci ha ironizzato amaramente: «In Italia, c’è più la certezza delle detenzione preventiva che non la certezza della pena. La maggioranza di chi è dentro deve ancora subire un processo; poi, appena processati e condannati, la maggior parte esce». Ma è appunto sulla cosiddetta «certezza della pena» che il governo vuole intervenire. Spiega ancora Ghedini: «La sospensione condizionale ormai si dà con troppa facilità. Senza condizioni, si potrebbe dire. Invece il detenuto deve dimostrare di meritarsela. In certi casi, poi, l’effetto rieducativo della pena deve consistere nello scontarla, questa benedetta pena». Se quindi si ritoccherà la Gozzini, l’effetto sarà di ritardare le semilibertà, ridurre gli affidamenti ai servizi sociali, e anche tagliare gli sconti di pena. Se ci saranno meno automatismi nella sospensione condizionale, di nuovo gente in cella. Risultato: più detenuti resteranno dietro le sbarre, presto le carceri saranno piene come uova. Il che, però, è appunto ciò che l’esecutivo vuole. E lo farà per decreto. Insiste Ghedini: «Mica possiamo aspettare i tempi di un disegno di legge. Ci vorrebbero sei mesi tra Bicameralismo perfetto, commissioni Giustizia, ritocchi, discussioni... Così, come minimo, si arriva a Natale. Il cittadino vuole vedere subito i primi risultati».

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