l'Antipatico

sabato 9 febbraio 2008

il pensiero (intelligente) di Furio Colombo


Abbiamo letto un bel pezzo giornalistico di Furio Colombo su l'Unità (di cui è stato direttore dal 2001 al 2004) a proprosito di una sua recensione al libro di Sandro Orlando intitolato "la repubblica del ricatto" edito da Chiarelettere. Ve lo proponiamo, come spunto di riflessione, per far capire come il pensiero del senatore del Partito Democratico non sia certo quello di un provocatore o peggio ancora di un vecchio rincoglionito, come ha fatto intendere giovedì sera da Michele Santoro la inquadrata e coperta Prestigiacomo... «Rispetto alla realtà c’è ben poco» perché molte prove non sono raggiungibili e molte connessioni, molte catene causa-effetto (per non parlare degli autori) restano oscure. Tenete presente questa affermazione, ovvero il limite annunciato dallo scrupoloso autore, quando leggerete queste pagine. Aver poco racconta moltissimo. E dovrebbe essere ragione grave di allarme. Racconta un paese spiato dalle sue istituzioni, ascoltato da centri illegali e privati di potentissime imprese, giocato da rivelazioni inventate, mentre avventurieri disposti a tutto preparano e denunciano finti attentati e accuse di portata gravissima.Siamo nell’Italia di Berlusconi, ai tempi del vasto spionaggio telefonico di Telecom, ai tempi dell’ufficio riservato del Sismi (spionaggio militare) che sorveglia e pedina magistrati e giornalisti italiani. Ai tempi della commissione parlamentare Telekom Serbia, creata per mettere sotto accusa personaggi dell’opposizione di allora, come Prodi, Fassino e Dini; ai tempi della commissione Mitrokhin, che aveva come scopo di denunciare Romano Prodi come spia del Kgb. L’accusatore - un certo Scaramella - era un professore senza titolo di studio, un agente segreto senza appartenenza, un esperto senza altra esperienza che la fabbricazione di falsi, eppure consulente di punta del Senato italiano. Ma cos’altro ha inventato e fatto circolare in Italia? Per esempio ha lanciato e accreditato («da esperto») la notizia che la vita di un senatore italiano, presidente della commissione bicamerale detta Mitrokhin, era in imminente pericolo. E ha lasciato intravedere il nome del mandante: l’ex spia del Kgb Romano Prodi. Che poi Romano Prodi - sotto accusa di una commissione parlamentare degli uomini di Berlusconi per tangenti e arricchimento illecito, appunto la Telekom Serbia - perseguito come traditore e mandante di delitti dal gruppo berlusconiano detto «commissione Mitrokhin» fosse anche il capo dell’opposizione italiana e il leader che avrebbe sfidato Berlusconi alla fine del mandato, dà a tutta la vicenda il senso di un tentato «golpe». (...)Quello che c’è in queste pagine - e che è rigorosamente documentato con dettagli, riferimenti, dati, fatti e citazioni verificate - è il panorama di un paese medievalizzato in cui agenzie pubbliche diventano bande (il caso dello spionaggio militare che organizza un ufficio speciale per la sorveglianza di magistrati e giornalisti) e gruppi privati delle dimensioni e del prestigio della Pirelli, impiantano settori di spionaggio privato su vasta scala (vasta come la rete della Telecom-Tim, controllata dalla Pirelli) e tutto ciò in un pauroso vuoto di legalità sia pubblica sia privata.Ma, nel suo attento e meticoloso lavoro, l’autore non si limita a constatare: benché un contributo cruciale di questo libro alla conoscenza dell’Italia contemporanea sia messo in evidenza dalla nervatura di illegalità, di iniziative arbitrarie e abusive che connettono in modo a volte oltraggioso e a volte misterioso punti alti di autorità legittima con il sottofondo di un infimo mondo fuorilegge disposto a tutto. L’importanza di questo lavoro e dell’indagine accurata di Orlando è nel far capire - anzi, nel far vedere subito - che non stiamo parlando di archeologia e neppure della ricostruzione sorprendente di un mondo finito con un regime.(...)Quale interesse sta effettivamente servendo la commissione Telekom Serbia dal Parlamento italiano? Quanto tenta - con prove e con testi falsi - di incriminare il capo dell’opposizione Prodi e il leader del maggior partito dell’opposizione Fassino? Si tenga conto che una commissione parlamentare di inchiesta dispone di piena autorità giudiziaria; è un alto e sensibile organo dello Stato. Si tenga conto che questa commissione ha agito costantemente nel falso: false le premesse, false le accuse, false le notizie date alla stampa, falsi i testi - presentati come coraggiosi - che, in nome della verità, rischiavano la vita e, poi, smascherati, incriminati, arrestati dalla magistratura regolare, in un salvataggio in extremis che ha protetto non solo coloro che li avevano falsamente accusati, ma anche la reputazione del Parlamento, una commissione del quale era stata dirottata per un disegno estraneo al Parlamento stesso e alla legge. Come si dice a volte delle leggi massoniche, deve trattarsi di un disegno protetto. Non solo restano oscuri i mandanti, ma non c’è traccia né di risarcimento legale per accuse gravissime e false - fatte scrupolosamente circolare su tutti i media - né di rappresentazione piena e pubblica del comportamento di una commissione parlamentare costantemente impegnata nel far valere e prevalere il falso. Ci limitiamo a constatare il fallimento del progetto, a opera della magistratura, non della politica. Subito dopo la vita continua. (...) Di nuovo restano sconosciuti l’intero progetto (da dove viene, dove va tanta mobilitazione internazionale?); e i veri mandanti - che sembrano al di sopra di chi ha cavalcato i media, con l’aria di essere san Giorgio sul punto di trafiggere il drago, e persino il boss del finto san Giorgio. Resta sul percorso la carcassa di un clamoroso falso. Resta una «grave minaccia» per la vita dei presunti inquirenti (ma opera, naturalmente, dei criminali inquisiti, leggi «Prodi»), una minaccia scrupolosamente inventata e pubblicamente sbugiardata. Resta sul campo il cadavere vero e crudelmente sacrificato di un alto «autorevole» teste della commissione in questione (il povero Litvinenko, ucciso lentamente e pubblicamente con il polonio). Resta una catasta di falsi annunci e di false notizie, mai davvero cancellate. Di nuovo, non è il Parlamento a rimuovere la sua vergogna, ma la magistratura che arresta il consulente-falsario.Per il resto, come sempre la vita continua. Non segue una denuncia o uno scandalo; non segue nulla: tutti stanno onorevolmente dov’erano come se avere fallito nella costruzione di una vasta, costosa, falsa macchina d’accusa fosse una sorte adeguata, come avere bravamente tentato e fallito un primato sportivo. Ma la vita continua anche dopo la rivelazione di due clamorose reti di spionaggio: una pubblica, dedita a spiare - fuori da ogni legge - magistrati e giornalisti. Il suo capo è stato solo assegnato ad altro rispettabile incarico. L’altra rete (Telecom-Tim) immensa e privata, ha provocato almeno l’arresto dei suoi operatori. Ma i mandanti? E i destinatari? Qualcuno immagina che reti di spionaggio interno così mirate e così estese siano il frutto spontaneo di pochi individui troppo zelanti? E pervasi da quale zelo, al servizio di quale causa? Forse non troverete tutte le risposte, in questo libro, a causa del rigore giornalistico e dello scrupolo legale del suo autore. Ma certo trovate tutte le domande. E la mappa di molti percorsi. Per questo è inevitabile leggerlo.

2 Commenti:

  • Non voglio essere ripetitivo e darti sempre ragione,ma l'articolo di Furio Colombo l'ho stampato e letto.Anzi,appena esce un suo articolo su l'Unita'lo leggo immediatamente.Naturalmente risulta evidente che le due commissioni in oggetto,avevano,principalmente,lo scopo di ricattare lo schieramento avverso al Cavaliere.Poi,le dispute continue e il comportamento di Mastella hanno affossato definitivamente l'Unione.Speriamo che inizi un'altra storia.MAURO

    Di Anonymous Anonimo, Alle 09 febbraio, 2008 19:29  

  • Non sei mai ripetitivo, caro MAURO, anzi. Mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti e, nel contempo, spero che le cose che condividiamo (idee, giudizi, speranze e quant'altro) possano essere condivise anche da altri lettori di questo mio blog. La libertà (quella vera, non quella degli slogan o delle sigle di partito...) della diffusione delle idee, della volontà di cambiamento (di vero cambiamento, non di maquillage o restyling...) e della voglia di un Paese migliore, spero vivamente che si possa auspicare e in qualche modo coadiuvare anche tramite quello che scriviamo su questo blog, per una libera circolazione di pensieri e di proponimenti che uniscono gli uomini (e le donne) di buona volontà, senza quelle odiose divisioni (strumentali) che alcuni esempi negativi di politici cercano di fomentare, soprattutto con le menzogne, loro pane quotidiano.

    Di Blogger nomadus, Alle 09 febbraio, 2008 22:42  

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