all'inseguimento dello sterco del diavolo
Comunque la si rigiri, comunque la si guardi, l'attuale situazione congiunturale economica ci porta inevitabilmente a sprofondare in una sensazione avviluppante di depressione, di sfiducia, di continua insicurezza. Non bastano certo le parole fintamente incoraggianti del presidente del Consiglio che invita a comprare le azioni "amiche" a farci sentire più tranquilli; non servono certo le dichiarazioni del ministro delle Finanze che invano cerca di dissuaderci dalla paura della recessione che si sta impadronendo ogni giorno di più della nostra vita. No, tutto ciò non basta. E allora ognuno di noi, chi più chi meno, è alla ricerca spasmodica dello strumento che magicamente potrebbe in un colpo solo liberarci da tutte le nostre fobìe e incubi catastrofici: il denaro, tanto denaro, una valanga infinita di denaro da cui farci sommergere quasi fino ad annegare, per poi riemergere felici e sicuri di non aver più problemi di sorta per tutta la vita. Le code di queste ultime due settimane nelle ricevitorie per tentare la fortuna al Superenalotto (questa sera in palio il jackpot da quasi 92 milioni di euro) ci fanno capire la disperata sensazione di rincorsa al sogno che ogni italiano ha dentro di sè. Una voglia irrefrenabile ed incontrollabile di sfida alla Fortuna, quella fortuna che abbiamo invocato chissà quante volte ma che mai ci ha dato ascolto in precedenza. E così milioni e milioni di italiani si mettono pazientemente in coda per stringere tra le mani quei magici tagliandi pieni di numeri, sperando che tra quelli vi siano i fantastici 6, quelli che ci schiuderebbero le porte del paradiso, dell'Eden della bella vita, fatta di lussuosissime case e di quadri d'autore, di Ferrari e champagne, di belle donne e yacht da sceicco. Ognuno di noi spera in cuor suo che stasera non diventi supermilionario (in euro) il proprio vicino di casa, la propria collega d'ufficio, il vecchio amico d'infanzia: sarebbe uno smacco troppo umiliante vedersi soffiare sotto il naso la fortuna da chi nella vita abbiamo frequentato quotidianamente invidiandogli magari la casetta di campagna o la Punto nuova fiammante mentre noi siamo costretti a girare in metropolitana ed alloggiare in una casa dell'ATER con l'ascensore che non funziona. Ma poi la cronaca ci viene in soccorso, in aiuto, e ci fa leggere la notizia che c'è qualcuno in Italia che non per ritrovarsi plurimilionario, non per pasteggiare a ostriche e Veuve Clicquot, ma semplicemente per poter tornare nella sua casa di campagna e vivere dignitosamente mette in vendita un rene e il midollo osseo (http://www.rainews24.it/Notizia.asp?NewsId=87221) sperando di ricavare quel poco che gli permetta di soddisfare la sua più che umana esigenza. Senza inseguire (come fanno molti altri) disperatamente e affannosamente lo sterco del diavolo.
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