l'Antipatico

martedì 23 settembre 2008

in difesa di Guglielmo Epifani


Dopo qualche giorno di volontaria astensione di pensiero e di scrittura, per cercare di capire qualche cosa sul caso Alitalia, oggi abbiamo deciso di dedicare la nostra attenzione (e la nostra solidarietà) al segretario generale della CGIL Guglielmo Epifani, praticamente l'uomo nel mirino della più feroce critica di questi ultimi anni a causa del suo irrigidimento sulla questione della nostra compagnia di bandiera. Il cavaliere, per esempio, non ha perso occasione per attaccare frontalmente il leader sindacale, accusandolo di essere l'unica causa del fallimento del tavolo della trattativa per finalizzare la cordata CAI, mal vista fin dall'inizio da piloti e assistenti di volo (e dallo stesso Epifani). Per fare partecipi i lettori di questo blog delle nostre considerazioni e riflessioni sulla figura del segretario confederale, vi vogliamo sottoporre due elementi: uno televisivo e uno giornalistico. Il primo è la puntata integrale del colloquio svoltosi tra Epifani e Lucia Annunziata nel corso della trasmissione di RaiTre "In 1/2 h" di domenica pomeriggio. Il secondo elemento (una sorta di difesa d'ufficio a favore del leader della CGIL) è dato dall'articolo scritto e pubblicato stamani su il manifesto a firma di Loris Campetti dal titolo "Compagni di merende" che vi riproponiamo integralmente. Buona lettura. E buone riflessioni. Una compagnia di giro incombe sui cieli d'Alitalia. Brandendo un cannone che ha sovrimpressa la parola d'ordine della cordata, "italianità", minaccia di abbattere la nostra flotta. Berlusconi ha arruolato 16 capitani, sottotenenti e marescialli - coraggiosi si fa per dire -, dato che dall'inizio sognano solo di imboscarsi per poi ritirarsi in buon ordine. Ma la delega più importante il Cavaliere l'ha affidata ai giornali e alle tv di complemento. In un mondo dove una notizia esiste solo se lo decidono i media, e se non esiste se la inventano, Berlusconi non si accontenta di dettar legge sulla metà delle reti e dei giornali, di cui è padrone, e a colpi di egemonìa si fa largo fino in via Solferino (patria del Corriere), straborda a Saxa Rubra (la corazzata RAI, non esclusa l'ammiraglia TG1) e arriva fino a piazza Barberini (voi non lo sapete, è qui che viene elaborato il Riformista-pensiero). I compagni di merenda hanno un obiettivo chiaro: colpire a morte la CGIL, causa di tutti i mali. L'arma usata è, per ora, l'Alitalia e i suoi 18.500 ostaggi, usati come proiettili da spedire contro Guglielmo Epifani e il suo quartier generale. E' colpa del segretario della CGIL se il più improbabile e odioso dei piani per liberarsi della compagnia di bandiera è fallito. Domani potrebbe essere ancora Epifani il killer, da mettere alla gogna, di un altrettanto improbabile accordo con la Federmeccanica che pretende dai sindacati subalternità e complicità e dai lavoratori braccia, cervello e sangue: prendi tre e paghi uno. Direttori ed editorialisti non pretendono da Epifani il consenso sull'operazione truffaldina di Berlusconi: si accontentano di una firma, insomma che si adegui. Se poi Epifani risponde: trattiamo ancora, cerchiamo un'intesa condivisa, ma ottiene un secco rifiuto da chi vuole comandare e non trattare, i cannoni si posizionano e sparano ad alzo zero contro di lui. I compagni di merenda sognano un campo di battaglia in cui siano gli stessi lavoratori a colpire a morte la CGIL. A questo scopo intervistano quinte colonne e agitano una seconda "marcia dei 40 mila" arruolando piloti e dissidenti: purtroppo per loro, riescono ad armarne non più di un'ottantina. Quel che non si accetta della "resistenza" di Epifani è l'idea che senza il consenso dei piloti e degli assistenti di volo, cioè di chi consente ai nostri aerei di alzarsi in cielo, qualsiasi accordo sarebbe carta straccia, destinato al fallimento. Ma cosa volete che capisca di queste "sottigliezze" chi ha in testa un modello autoritario e centralista delle relazioni sindacali, ma anche sociali, politiche, umane? Arruolare Epifani nelle fila dell'"estremismo", come fa il vicedirettore del Corriere ed ex sindacalista (della UILM, frazione di sinistra), Dario Di Vico, vuol dire ignorare la sofferenza con cui il segretario della CGIL, a differenza dei suoi colleghi di CISL e UIL, sceglie di non adeguarsi, cioè di non accettare quel che non è accettabile dai lavoratori e dal suo stesso sindacato, e di non firmare a nome di chi non rappresenta. La democrazia non è un fatto di metodo: è sostanza.

2 Commenti:

  • Buonasera carissimo.La vicenda Alitalia è molto delicata,ma,anche io,rifiuto l'atteggiamento di chi vuol fare della CGIL un capro espiatorio per colpire a morte ogni concetto di democrazia sindacale.Ma d'altra parte dai nostalgici del Papa Re e del ventennio mussoliniano che cosa possiamo aspettarci.MAURO

    Di Anonymous Anonimo, Alle 23 settembre, 2008 19:32  

  • Infatti, caro MAURO. Il solito atteggiamento del centrodestra di scaricare sugli altri le proprie certificate colpe nella gestione del pateracchio Alitalia non fa altro che confermare la tua opinione. Ma d'altro canto siamo più che abituati al modus operandi berlusconiano. Ca va sans dire, come direbbe il piccoletto dell'Eliseo...

    Di Blogger nomadus, Alle 24 settembre, 2008 12:49  

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