l'Antipatico

domenica 12 ottobre 2008

la strategia (da avanspettacolo) del cavaliere


Se la vera statura di uno statista si misura sulla base delle scelte politiche e sociali, degli indirizzi dati per lo sviluppo economico e industriale del proprio Paese, sul coinvolgimento dei partiti dell'opposizione alla gestione degli affari di Stato, bene: allora la misurazione attuale della "statura" del Pifferaio di Arcore (come lo ha magnificamente etichettato Tpi-back, leggasi http://tpi-back.blogspot.com/2008/09/feltri-il-pifferaio-magico-di-arcore.html) è da ritenersi ai livelli minimi di guardia, tenuto conto della tara del rialzo normalmente usato.
Prendete per esempio la comparsata al Bagaglino subito dopo il Consiglio dei Ministri salva depositi dei risparmiatori, salva banche e salva imprese: tutti aspettavano Berlusconi a Porta a Porta, dal fedele scudiero-zerbino con neo incorporato e lui invece è andato a teatro: lo ha fatto perché lì, al Bagaglino e non altrove, sapeva di trovare la sua gente, il suo elettorato, che è composto da persone normali, famiglie della piccola e media borghesia, che si erano prese una serata di divertimento e che il premier in persona ha voluto rassicurare. Vedere il cavaliere all'interno del Bagaglino è come vedere uno squalo nel suo habitat naturale, che si muove felice e sicuro, certo di non incorrere in pericoli di sorta o peggio ancora in qualche treppiedi dietro la nuca. "Non perderete i vostri soldi", ha detto ai signori e alle signore mature mentre sfoggiava il suo classico sorriso da ceramica. E alle ragazzine ha dato il solito consiglio: sposatevi uno ricco! Anche questa è tutto fuorchè una battuta, se l’altra domenica sera in tv una ragazzina lo ha indicato come presidente della Repubblica, e pure come presidente del Consiglio: come dire, è capo del governo perché è il capo di tutti noi. Ovviamente non mancano, nella corte stretta e in quella allargata, nella cosiddetta classe dirigente azzurra che sta negli enti locali e in Parlamento (per non parlare dei direttori e dei manager, si fa per dire, che lavorano in Rai), quelli che sono convinti che il loro chiacchiericcio quotidiano o il loro rumoreggiare di fondo rappresentino e valgano, per il premier, magnifici e onorifici suggerimenti per una linea politica. Infatti Berlusconi li fa chiacchierare e rumoreggiare e poi se li fuma tutti al momento delle scelte che contano. Ed è soprattutto (e non a caso) nel cambiamento del suo rapporto con i sondaggisti che Silvio Berlusconi mostra quanto sia profondamente cambiato: se con Gianni Pilo e poi con Luigi Crespi ammetteva e tollerava (con Crespi soprattutto) invasioni di campo che a nessun’altro erano consentite, con la seria e brava Alessandra Ghisleri, capo di Euromedia Research, il rapporto è radicalmente cambiato. La Ghisleri, che ha mosso i primi passi da ricercatrice proprio con Crespi, rileva e analizza con onestà e serietà l’andamento dell’opinione pubblica e non si impiccia di altro. E' Berlusconi che decide quello che farà, anche sulla base dei sondaggi. Per qualcuno è peronismo televisivo, per qualcun altro è regime catodico e per chi è già sbronzo a mezzogiorno, è peggio ancora, stile Centroamerica. In realtà è solo marketing applicato alla politica: un marketing che permette a Berlusconi di orientare le vendite (il gradimento) del prodotto (il governo di cui è a capo) al meglio: non a caso di nomine alla Rai e alla Corte Costituzionale non si occupa, mentre il suo competitor Veltroni ne fa i due maggiori cavalli di battaglia dell’opposizione. La Rai, cioè la lottizzazione dei posti migliori per gli amici del cuore li lascia agli altri. Lui già ha le sue incombenze catodiche e suadenti nel far credere (tramite le sue tv) al popolo che tutto va bene madama la marchesa: quattro grasse risate al Bagaglino e possiamo tornare ebbri di felicità a casa, ma senza fretta. Stavolta non c'è il Biscione che ci aspetta. C'è il Pifferaio di Arcore.

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