una scelta (politica e d'amore) coraggiosa
Ha fatto molto discutere e riflettere la notizia riguardante il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati, che ha annunciato di non volersi ricandidare il prossimo anno alla guida della città emiliana. Discutere in primo luogo perchè non è proprio usuale e frequente vedere un politico, un primo cittadino, un ex sindacalista lasciare spontaneamente una poltrona, un posto di comando per dedicarsi alla propria famiglia (ed in particolar modo all'ultimo figlio nato appena un anno fa) che vive a Genova e che quindi risulta giornalmente mancante nella presenza e negli affetti. Molti osservatori (animati da faziosità e pregiudizio) hanno dato una lettura politica e personale dell'evento inficiandola con una buona dose di qualunquismo e di strisciante dietrologismo. Altri, per fortuna, hanno elogiato lo spirito decisionista e la buona dose di coraggio che sono stati alla base della presumibile sofferta scelta (anche di coerenza) fatta da Cofferati. Al riguardo abbiamo apprezzato oltremodo l'editoriale di stamani firmato dal direttore de l'Unità, la sempre brava e inappuntabile Concita De Gregorio. Il titolo la dice lunga, "La scelta di un uomo", sulle considerazioni che l'ex notista di politica de la Repubblica ha dedicato nel suo lungo articolo all'uscita imprevista e rispettabilissima dell'ex segretario generale della CGIL. Avremmo gradito altre espressioni di gratitudine e di rispetto nei confronti di Cofferati da parte di altri giornalisti (o presunti tali) che non hanno perso invece l'occasione per far fuoriuscire dalle loro penne avvelenate le solite stille di curaro e di pregiudiziali politiche (di parte) atte a sminuire (o comunque ad ombrare) la figura, per certi versi scomoda, di Cofferati. Sappiamo comunque che la riconoscenza (e il riconoscimento del valore di un avversario) non è del mondo giornalistico; prendiamo atto che la macchina politica esaspera e tritura senza pietà qualsivoglia aspetto dell'umana comprensione e valutazione dell'opera di un uomo; consideriamo altresì che l'aspetto personale e familiare di un uomo politico il più delle volte viene surclassato dalle dicerie e dalle invidie dei competitori che galleggiano nelle fetide acque dello stagno della cosiddetta arte della politica, ma questa volta il gesto intriso di coraggio, di saggezza e di umana priorità di Cofferati nel preferire la sua famiglia alla cosa pubblica ci ha fatto riflettere sull'ennesima occasione sprecata dal presidente del Consiglio italiano di seguirne l'illuminante esempio: a 72 anni suonati crediamo che fare il nonno (o il padre) sia la migliore espressione di intelligente e non egocentrica modalità di fare del bene agli altri. Non solo a se stessi.
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